Библиотека / Сказки И Мифы / Каминская Анелия / Легко Читаем По Итальянски : " Приключения Пиноккио Le Avventure Di Pinocchio Storia Di Un Burattino " - читать онлайн

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Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino
        Карло Коллоди
        Анелия Ивановна Каминская
        Легко читаем по-итальянски
        В книгу вошел сокращенный и упрощенный текст знаменитой сказки Карло Коллоди (1826 -1890) «Приключения Пиноккио», повествующей об удивительных приключениях деревянного мальчика. Текст сказки сопровождается комментариями и упражнениями на понимание прочитанного, в конце книги расположен словарь, облегчающий чтение.
        Книга может быть рекомендована всем, кто продолжает изучать итальянский язык (уровень 2 - для продолжающих нижней ступени).

        Карло Коллоди. Приключения Пиноккио/ Carlo Collodi. Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino
        
        © А. И. Каминская, подготовка текста, комментарии, упражнения и словарь
        1.Come ando che Maestro Ciliegia, falegname, trovo un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino
        C’era una volta[1 - C’ERA UNA VOLTA - жил да был] un pezzo di legno.
        Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, che d’inverno si mettono nelle stufe per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.
        Non so come andasse[2 - NON SO COME ANDASSE - не знаю, как так вышло], ma un bel giorno questo pezzo di legno capito nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome Mastr’Antonio, se non che[3 - SE NON CHE = SENNONCHE] tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via[4 - PER VIA - из-за] della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.
        Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegro tutto; eborbotto a mezza voce:
        - Questo legno e capitato a tempo[5 - A TEMPO - вовремя]; voglio fare una gamba di tavolino.
        Detto fatto[6 - DETTO FATTO - сказано - сделано], prese subito l’ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo; ma quando fu li per lasciare andare la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria, perche senti una vocina sottile sottile, che disse raccomandandosi:
        - Non mi picchiar tanto forte!
        Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia!
        Giro gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardo sotto il banco, e nessuno; guardo dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardo nel corbello dei trucioli e della segatura, e nessuno; apri l’uscio di bottega per dare un’occhiata[7 - DARE UN’OCCHIATA - взглянуть / поглядеть] anche sulla strada, e nessuno. O dunque?…
        - Ho capito; - disse allora ridendo e grattandosi la parrucca - si vede che quella vocina me la sono figurata io[8 - SI VEDE CHE QUELLA VOCINA ME LA SONO FIGURATA IO - очевидно, он мне просто показался]. Rimettiamoci a lavorare.
        E ripresa l’ascia in mano, tiro giu un solennissimo colpo sul pezzo di legno.
        - Ohi! tu m’hai fatto male! - grido rammaricandosi la solita vocina.
        Questa volta maestro Ciliegia resto di stucco, con gli occhi fuori del capo per la paura, con la bocca spalancata e con la lingua giu ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana.
        Appena riebbe l’uso della parola, comincio a dire:
        - Ma di dove sara uscita questa vocina che ha detto ohi?… Eppure qui non c’e anima viva. Che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino? Questo legno eccolo qui; eun pezzo di legno come tutti gli altri, e a buttarlo sul fuoco… Se c’e nascosto qualcuno, tanto peggio per lui.
        E cosi dicendo, agguanto con tutte e due le mani quel povero pezzo di legno, e si pose a sbatacchiarlo senza carita contro le pareti della stanza.
        Poi si messe in ascolto[9 - SI MESSE IN ASCOLTO - начал / стал слушать], per sentire se c’era qualche vocina che si lamentasse. Aspetto due minuti, e nulla; cinque minuti, e nulla; dieci minuti, e nulla!
        - Ho capito; - disse allora arruffandosi la parrucca - si vede che quella vocina che ha detto ohi, me la sono figurata io! Rimettiamoci a lavorare.
        E perche gli era entrata addosso una gran paura, si provo a canterellare per farsi un po’ di coraggio.
        Intanto, posata da una parte l’ascia, prese in mano la pialla, per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno; ma nel mentre che lo piallava in su e in giu, senti la solita vocina che gli disse ridendo:
        - Smetti! tu mi fai il pizzicorino sul corpo!
        Questa volta il povero maestro Ciliegia cadde giu come fulminato. Quando riapri gli occhi, si trovo seduto per terra.
        Il suo viso pareva trasfigurito, e perfino la punta del naso, di paonazza come era quasi sempre, gli era diventata turchina dalla gran paura.
        2.Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino meraviglioso, che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali
        In quel punto fu bussato alla porta.
        - Passate pure, - disse il falegname, senza aver la forza di rizzarsi in piedi.
        Allora entro in bottega un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato lo chiamavano col soprannome di Polendina, a motivo della sua parrucca gialla, che somigliava moltissimo alla polendina di granturco.
        Geppetto era bizzosissimo. Guai a chiamarlo Polendina! Diventava subito una bestia, e non c’era piu verso di tenerlo.
        - Buon giorno, mastr’Antonio, - disse Geppetto. - Che cosa fate costi per terra?
        - Insegno l’abbaco alle formicole.
        - Buon pro vi faccia.
        - Chi vi ha portato da me, compare Geppetto?
        - Le gambe. Sappiate, mastr’Antonio, che son venuto da voi, per chiedervi un favore.
        - Eccomi qui, pronto a servirvi, - replico il falegname, rizzandosi su i ginocchi.
        - Stamani m’e piovuta nel cervello un’idea[10 - M’E PIOVUTA NEL CERVELLO UN’IDEA - мне пришла в голову одна мысль].
        - Sentiamola.
        - Ho pensato di fabbricare un bel burattino di legno: ma un burattino meraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino: che ve ne pare?
        - Bravo Polendina! - grido la solita vocina.
        A sentirsi chiamar Polendina, compar Geppetto divento rosso come un peperone dalla bizza, e voltandosi verso il falegname, gli disse imbestialito:
        - Perche mi offendete?
        - Chi vi offende?
        - Mi avete detto Polendina!..
        - Non sono stato io.
        - Sta’ un po’ a vedere che saro stato io! Io dico che siete stato voi.
        - No!
        - Si!
        - No!
        - Si!
        E riscaldandosi sempre piu, vennero dalle parole ai fatti, e acciuffatisi fra di loro, si graffiarono e si morsero.
        Finito il combattimento, mastr’Antonio si trovo fra le mani la parrucca gialla di Geppetto, e Geppetto si accorse di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname.
        - Rendimi la mia parrucca! - grido mastr’Antonio.
        - E tu rendimi la mia, e rifacciamo la pace.
        I due vecchietti strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.
        - Dunque, compar Geppetto, - disse il falegname in segno di pace fatta - qual e il piacere che volete da me?
        - Vorrei un po’ di legno per fabbricare il mio burattino; me lo date?
        Mastr’Antonio, tutto contento, ando subito a prendere sul banco quel pezzo di legno. Ma quando fu li per consegnarlo all’amico, il pezzo di legno dette uno scossone e ando a battere con forza negli stinchi del povero Geppetto.
        - Ah! gli e con questo bel garbo, mastr’Antonio, che voi regalate la vostra roba? M’avete quasi azzoppito!..
        - Vi giuro che non sono stato io!
        - Allora saro stato io!..
        - La colpa e tutta di questo legno…
        - Lo so che e del legno: ma siete voi che me l’avete tirato nelle gambe!
        - Io non ve l’ho tirato!
        - Bugiardo!
        - Geppetto non mi offendete; se no vi chiamo Polendina!..
        - Asino!
        - Polendina!
        - Somaro!
        - Polendina!
        A sentirsi chiamar Polendina, Geppetto si avvento sul falegname.
        A battaglia finita, mastr’Antonio si trovo due graffi di piu sul naso, e quell’altro due bottoni di meno al giubbetto. Pareggiati in questo modo i loro conti, si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.
        Intanto Geppetto prese con se il suo bravo pezzo di legno, e ringraziato mastr’Antonio, se ne torno zoppicando a casa.
        3.Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio. Prime monellerie del burattino
        La casa di Geppetto era una stanzina terrena. La mobilia non poteva essere piu semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e un tavolino tutto rovinato. Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto, e accanto al fuoco c’era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo.
        Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino.
        - Che nome gli mettero? - disse fra se e se[11 - DISSE FRA SE E SE - сказал он сам себе]. - Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli portera fortuna.
        Quando ebbe trovato il nome al suo burattino, allora comincio a lavorare, e gli fece subito i capelli, poi la fronte, poi gli occhi.
        Fatti gli occhi, figuratevi la sua meraviglia quando si accorse che gli occhi si movevano e che lo guardavano.
        Geppetto disse con accento risentito:
        - Occhiacci di legno, perche mi guardate?
        Nessuno rispose.
        Allora, dopo gli occhi, gli fece il naso; ma il naso, appena fatto, comincio a crescere: ecresci, cresci, cresci, divento in pochi minuti un nasone.
        Il povero Geppetto si affaticava a ritagliarlo; ma piu lo ritagliava e lo scorciva, e piu quel naso impertinente diventava lungo.
        Dopo il naso gli fece la bocca.
        La bocca non era ancora finita di fare, che comincio subito a ridere e a canzonarlo.
        - Smetti di ridere! - disse Geppetto impermalito; ma fu come dire al muro.
        - Smetti di ridere, ti ripeto! - urlo con voce minacciosa.
        Allora la bocca smesse di ridere, ma caccio fuori tutta la lingua.
        Geppetto, per non guastare i fatti suoi, finse di non avvedersene, e continuo a lavorare.
        Dopo la bocca, gli fece il mento, poi il collo, poi le spalle, lo stomaco, le braccia e le mani.
        Appena finite le mani, Geppetto senti portarsi via la parrucca dal capo. Si volto in su e che cosa vide? Vide la sua parrucca gialla in mano del burattino.
        - Pinocchio!.. rendimi subito la mia parrucca!
        E Pinocchio, invece di rendergli la parrucca, se la messe in capo per se.
        A quel garbo insolente e derisorio, Geppetto si fece tristo e voltandosi verso Pinocchio, gli disse:
        - Non sei ancora finito di fare, e gia cominci a mancar di rispetto a tuo padre! Male, ragazzo mio, male!
        E si rasciugo una lacrima.
        Quando Geppetto ebbe finito di fargli i piedi, senti arrivarsi un calcio sulla punta del naso.
        - Me lo merito! - disse allora fra se. - Dovevo pensarci prima! Oramai e tardi!
        Poi prese il burattino sotto le braccia e lo poso in terra, per farlo camminare.
        Pinocchio aveva le gambe aggranchite e non sapeva muoversi, e Geppetto lo conduceva per la mano per insegnargli a mettere un passo dietro l’altro.
        Quando le gambe gli si furono sgranchite, Pinocchio comincio a camminare da se e a correre per la stanza; finche, infilata la porta di casa, salto nella strada e si dette a scappare.
        E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere, perche quel birichino di Pinocchio andava a salti, e battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada, faceva un fracasso, come venti paia di zoccoli da contadini.
        - Piglialo! piglialo! - urlava Geppetto; ma la gente che era per la via, vedendo questo burattino di legno, si fermava incantata a guardarlo, e rideva, rideva e rideva.
        Alla fine capito un carabiniere il quale, si pianto coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada, coll’animo risoluto[12 - COLL’ANIMO RISOLUTO - с решительным видом] di fermarlo e d’impedire il caso di maggiori disgrazie.
        Ma Pinocchio, quando si avvide da lontano del carabiniere, che barricava tutta la strada, s’ingegno di passargli, per sorpresa, framezzo alle gambe, e invece fece fiasco.
        Il carabiniere lo acciuffo per il naso e lo riconsegno nelle proprie mani di Geppetto; il quale voleva dargli subito una buona tiratina d’orecchi. Ma figuratevi come rimase quando non gli riusci di poterli trovare: esapete perche? perche si era dimenticato di farglieli.
        Allora lo prese per la collottola, e gli disse tentennando minacciosamente il capo:
        - Andiamo subito a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i nostri conti[13 - FAREMO I NOSTRI CONTI - мы с тобой рассчитаемся / я стобой поквитаюсь]!
        Pinocchio, a questa antifona, si butto per terra, e non volle piu camminare. Intanto i curiosi e i bighelloni principiavano a fermarsi li dintorno e a far capannello[14 - FAR CAPANNELLO - столпиться].
        Chi ne diceva una, chi un’altra[15 - CHI NE DICEVA UNA, CHI UN’ALTRA - кто говорил одно, кто говорил другое].
        - Povero burattino! - dicevano alcuni - ha ragione a non voler tornare a casa! Chi lo sa come lo piccherebbe quell’omaccio di Geppetto!..
        E gli altri soggiungevano:
        - Quel Geppetto pare un galantuomo! ma e un vero tiranno coi ragazzi!
        Insomma, il carabiniere rimesse in liberta Pinocchio, e condusse in prigione quel pover’uomo di Geppetto. Il quale, non avendo parole li per li[16 - LI PER LI - сразу / сейчас же] per difendersi, piangeva come un vitellino, e nell’avviarsi verso il carcere, balbettava:
        - Sciagurato figliolo! E pensare che ho penato tanto a farlo un burattino per bene! Ma mi sta il dovere! Dovevo pensarci prima!..
        Quello che accadde dopo, e una storia cosi strana da non potersi quasi credere, e ve la raccontero in quest’altri capitoli.
        4.La storia di Pinocchio col Grillo-parlante, dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa piu di loro
        Vi diro dunque, ragazzi, che mentre il povero Geppetto era condotto senza sua colpa in prigione, quel monello di Pinocchio se la dava a gambe giu attraverso ai campi, per far piu presto a tornarsene a casa; enella gran furia del correre saltava greppi altissimi, siepi di pruni e fossi pieni d’acqua, tale e quale[17 - TALE E QUALE - ни дать ни взять] come avrebbe potuto fare un capretto inseguito dai cacciatori.


        Giunto dinanzi a casa, trovo l’uscio di strada socchiuso. Lo spinse, entro dentro, e appena ebbe messo tanto di paletto, si getto a sedere per terra, lasciando andare un gran sospirone di contentezza.
        Ma quella contentezza duro poco, perche senti nella stanza qualcuno che fece:
        - Cri-cri-cri!
        - Chi e che mi chiama? - disse Pinocchio tutto impaurito.
        - Sono io!
        Pinocchio si volto, e vide un grosso grillo che saliva lentamente per il muro.
        - Dimmi, Grillo, e tu chi sei?
        - Io sono il Grillo-parlante, e abito in questa stanza da piu di cent’anni.
        - Oggi pero questa stanza e mia, - disse il burattino - e se vuoi farmi un vero piacere, vattene subito.
        - Io non me ne andero di qui, - rispose il Grillo - se prima non ti avro detto una gran verita.
        - Dimmela e spicciati.
        - Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori, e che abbandonano capricciosamente la casa paterna. Non avranno mai bene in questo mondo; eprima o poi dovranno pentirsene amaramente.
        - Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani, all’alba, voglio andarmene di qui, perche se rimango qui, avverra a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi, vale a dire[18 - VALE A DIRE - то есть / значит] mi manderanno a scuola, e per amore o per forza mi tocchera a studiare; eio di studiare non ne ho punto voglia.
        - Povero grullerello! Ma non sai che diventerai da grande un bellissimo somaro?
        - Chetati, Grillaccio del mal’augurio! - grido Pinocchio.
        Ma il Grillo invece di aversi a male di questa impertinenza, continuo con lo stesso tono di voce:
        - E se non ti garba di andare a scuola, perche non impari almeno un mestiere, tanto da guadagnarti onestamente un pezzo di pane?
        - Vuoi che te lo dica? - replico Pinocchio, che cominciava a perdere la pazienza. - Fra i mestieri del mondo non ce n’e che uno solo[19 - CE N’E CHE UNO SOLO - из них только одно] che veramente mi vada a genio[20 - MI VADA A GENIO - мне нравится].
        - E questo mestiere sarebbe?
        - Quello di mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo.
        - Per tua regola - disse il Grillo-parlante con la sua solita calma - tutti quelli che fanno codesto mestiere, finiscono quasi sempre allo spedale o in prigione.
        - Bada, Grillaccio del mal’augurio!..
        - Povero Pinocchio! mi fai proprio compassione!..
        - Perche ti faccio compassione?
        - Perche sei un burattino e, quel che e peggio, perche hai la testa di legno.
        A queste ultime parole, Pinocchio salto su tutt’infuriato e preso di sul banco un martello di legno, lo scaglio contro il Grillo-parlante.
        Forse non credeva nemmeno di colpirlo; ma lo colse per l’appunto nel capo, tanto che il povero Grillo ebbe appena il fiato di fare cri-cri-cri, e poi rimase li stecchito e appiccicato alla parete.
        5.Pinocchio ha fame e cerca un uovo per farsi una frittata; ma sul piu bello, la frittata gli vola via dalla finestra
        Intanto comincio a farsi notte[21 - INTANTO COMINCIO A FARSI NOTTE - тем временем наступила ночь], e Pinocchio, ricordandosi che non aveva mangiato nulla, senti un’uggiolina allo stomaco.
        Ma l’appetito nei ragazzi cammina presto, e dopo pochi minuti, l’appetito divento fame, e la fame si converti in una fame da lupi.
        Il povero Pinocchio corse subito al focolare, dove c’era una pentola che bolliva, e fece l’atto di scoperchiarla, per vedere che cosa ci fosse dentro: ma la pentola era dipinta sul muro. Immaginatevi come resto. Il suo naso, che era gia lungo, gli divento piu lungo almeno quattro dita.
        Allora si dette a correre per la stanza e a frugare per tutte le cassette e per tutti i ripostigli in cerca di un po’ di pane, magari un po’ di pan secco, un crosterello, un po’ di polenta muffita, una lisca di pesce, un nocciolo di ciliegia, insomma qualche cosa da masticare: ma non trovo nulla, proprio nulla.
        E intanto la fame cresceva: eil povero Pinocchio non aveva altro sollievo che quello di sbadigliare, e faceva degli sbadigli cosi lunghi, che qualche volta la bocca gli arrivava fino agli orecchi..
        Allora piangendo, diceva:
        - Il Grillo-parlante aveva ragione. Ho fatto male a rivoltarmi al mio babbo e a fuggire di casa… Oh! che brutta malattia e la fame!
        Quand’ecco che gli parve di vedere nel monte della spazzatura qualche cosa di tondo e di bianco, che somigliava a un uovo di gallina. Era un uovo davvero.
        La gioia del burattino e impossibile descriverla. Si rigirava quest’uovo fra le mani, e lo toccava e lo baciava, e baciandolo diceva:
        - E ora come dovro cuocerlo? Ne faro una frittata!.. No, e meglio cuocerlo nel piatto!.. O non sarebbe piu saporito se lo friggessi in padella? No, la piu lesta di tutte e di cuocerlo nel piatto o nel tegamino: ho troppo voglia di mangiarmelo!
        Detto fatto, pose un tegamino sopra un caldano pieno di brace accesa: messe nel tegamino, invece d’olio o di burro, un po’ d’acqua: equando l’acqua principio a fumare, tac!.. spezzo il guscio dell’uovo.
        Ma invece della chiara e del torlo scappo fuori un pulcino tutto allegro e complimentoso, il quale facendo una bella riverenza disse:
        - Mille grazie, signor Pinocchio, d’avermi risparmiata la fatica di rompere il guscio! Arrivedella, stia bene e tanti saluti a casa!
        Cio detto, distese le ali, e se ne volo via.
        Il povero burattino rimase li, come incantato, cogli occhi fissi, colla bocca aperta e coi gusci dell’uovo in mano. Riavutosi, peraltro, dal primo sbigottimento, comincio a piangere, e piangendo diceva:
        - Eppure il Grillo-parlante aveva ragione! Se non fossi scappato di casa e se il mio babbo fosse qui, ora non mi troverei a morire di fame! Oh! che brutta malattia e la fame!..
        E perche il corpo gli seguitava a brontolare piu che mai[22 - PIU CHE MAI - более чем когда-либо / еще больше], e non sapeva come fare a chetarlo, penso di uscir di casa e di dare una scappata al paesello vicino, nella speranza di trovare qualche persona caritatevole, che gli facesse l’elemosina di un po’ di pane.
        6.Pinocchio si addormenta coi piedi sul caldano, e la mattina dopo si sveglia coi piedi tutti bruciati
        Per l’appunto[23 - PER L’APPUNTO - как раз] era una notte d’inferno. Tonava forte forte, lampeggiava come se il cielo pigliasse fuoco, e un ventaccio freddo e strapazzone, fischiando rabbiosamente e sollevando un immenso nuvolo di polvere, faceva stridere e cigolare tutti gli alberi della campagna.
        Pinocchio aveva una gran paura dei tuoni e dei lampi: se non che la fame era piu forte della paura: motivo per cui accosto l’uscio di casa, e presa la carriera, in un centinaio di salti arrivo fino al paese, con la lingua fuori e con il fiato grosso.
        Ma trovo tutto buio e tutto deserto. Le botteghe erano chiuse; le porte di casa chiuse; le finestre chiuse. Pareva il paese dei morti.
        Allora Pinocchio si attacco al campanello d’una casa, e comincio a sonare a distesa, dicendo dentro di se:
        - Qualcuno si affaccera.
        Difatti si affaccio un vecchino, col berretto da notte in capo, il quale grido tutto stizzito:
        - Che cosa volete a quest’ora?
        - Che mi fareste il piacere di darmi un po’ di pane?
        - Aspettami costi che torno subito, - rispose il vecchino, credendo di avere da fare con qualcuno di quei ragazzacci che si divertono di notte a sonare i campanelli delle case, per molestare la gente per bene[24 - PER BENE - добропорядочный].
        Dopo mezzo minuto la finestra si riapri, e la voce del solito vecchino grido a Pinocchio:
        - Fatti sotto e para il cappello.
        Pinocchio si levo subito il suo cappelluccio; ma mentre faceva l’atto di pararlo, senti pioversi addosso un’enorme catinella d’acqua che lo annaffio tutto dalla testa ai piedi, come se fosse un vaso di geranio appassito.
        Torno a casa bagnato come un pulcino e rifinito dalla stanchezza e dalla fame: eperche non aveva piu forza da reggersi ritto, si pose a sedere, appoggiando i piedi fradici sopra un caldano pieno di brace accesa.
        E li si addormento; enel dormire, i piedi che erano di legno gli presero fuoco, e adagio adagio gli si carbonizzarono e diventarono cenere.
        E Pinocchio seguitava a dormire e a russare, come se i suoi piedi fossero quelli d’un altro. Finalmente sul far del giorno[25 - SUL FAR DEL GIORNO - рано утром] si sveglio, perche qualcuno aveva bussato alla porta.
        - Chi e? - domando sbadigliando e stropicciandosi gli occhi.
        - Sono io! - rispose una voce.
        Quella voce era la voce di Geppetto.
        7.Geppetto torna a casa, e da al burattino la colazione che il pover’uomo aveva portata per se
        Il povero Pinocchio, che aveva sempre gli occhi fra il sonno, non s’era ancora avvisto dei piedi che gli si erano tutti bruciati: per cui appena senti la voce di suo padre, schizzo giu dallo sgabello per correre a tirare il paletto; ma invece, dopo due o tre traballoni, cadde di picchio tutto lungo disteso sul pavimento.
        - Aprimi! - intanto gridava Geppetto.
        - Babbo mio, non posso - rispondeva il burattino piangendo.
        - Perche non puoi?
        - Perche mi hanno mangiato i piedi.
        - E chi te li ha mangiati?
        - Il gatto - disse Pinocchio, vedendo il gatto che colle zampe davanti si divertiva a far ballare alcuni trucioli di legno.
        - Aprimi, ti dico! - ripete Geppetto - se no, quando vengo in casa, il gatto te lo do io!
        - Non posso star ritto, credetelo. Oh! povero me! povero me, che mi tocchera a camminare coi ginocchi per tutta la vita!..
        Geppetto arrampicatosi su per il muro, entro in casa dalla finestra.
        Quando vide il suo Pinocchio sdraiato in terra e rimasto senza piedi davvero, allora senti intenerirsi; epresolo subito in collo, si dette a baciarlo e a fargli mille moine, e gli disse singhiozzando:
        - Pinocchiuccio mio! Com’e che ti sei bruciato i piedi?
        - Non lo so, babbo, ma credetelo che e stata una notte d’inferno. Tonava, e io avevo una gran fame, e allora il Grillo-parlante mi disse: “Ti sta bene: sei stato cattivo, e te lo meriti” e io gli dissi: “Bada, Grillo!..” e lui mi disse: “Tu sei un burattino e hai la testa di legno” e io gli tirai un manico di martello, e lui mori, ma la colpa fu sua, perche io non volevo ammazzarlo, prova ne sia che messi un tegamino sulla brace accesa del caldano, ma il pulcino scappo fuori e disse: “Arrivedella… e tanti saluti a casa.” E la fame cresceva sempre, motivo per cui quel vecchino col berretto da notte, affacciandosi alla finestra mi disse: “Fatti sotto e para il cappello” e io con quella catinellata d’acqua sul capo, perche il chiedere un po’ di pane non e vergogna, non e vero? me ne tornai subito a casa, e perche avevo sempre una gran fame, messi i piedi sul caldano per rasciugarmi, e voi siete tornato, e me li sono trovati bruciati, e intanto la fame l’ho sempre e i piedi non li ho piu!
        E il povero Pinocchio comincio a piangere e a berciare.
        Geppetto tiro fuori di tasca tre pere, e porgendogliele, disse:
        - Queste tre pere erano la mia colazione: ma io te le do volentieri. Mangiale, e buon pro ti faccia[26 - BUON PRO TI FACCIA - на здоровье].
        - Se volete che le mangi, fatemi il piacere di sbucciarle.
        - Sbucciarle? - replico Geppetto meravigliato. - Non avrei mai creduto, ragazzo mio, che tu fossi cosi schizzinoso di palato. Male! In questo mondo, fin da bambini, bisogna avvezzarsi abboccati e a saper mangiar di tutto, perche non si sa mai quel che ci puo capitare. I casi son tanti!..
        - Voi direte bene - soggiunse Pinocchio - ma io non mangero mai una frutta, che non sia sbucciata. Le bucce non le posso soffrire.
        E quel buon uomo di Geppetto, cavato fuori un coltellino, e sbuccio le tre pere, e pose tutte le bucce sopra un angolo della tavola.
        Quando Pinocchio in due bocconi ebbe mangiata la prima pera, fece l’atto di buttar via il torsolo: ma Geppetto gli trattenne il braccio, dicendogli:
        - Non lo buttar via: tutto in questo mondo puo far comodo[27 - PUO FAR COMODO - может пригодиться].
        - Ma io il torsolo non lo mangio davvero!.. - grido il burattino.
        - Chi lo sa! I casi son tanti!.. - ripete Geppetto.
        Fatto sta che i tre torsoli, invece di esser gettati fuori dalla finestra, vennero posati sull’angolo della tavola in compagnia delle bucce.
        Mangiate le tre pere, Pinocchio fece un lunghissimo sbadiglio e disse:
        - Ho dell’altra fame!
        - Ma io, ragazzo mio, non ho piu nulla da darti.
        - Proprio nulla, nulla?
        - Ci avrei soltanto queste bucce e questi torsoli di pera.
        - Pazienza![28 - PAZIENZA! - ничего не поделаешь] - disse Pinocchio, - se non c’e altro, mangero una buccia.
        E comincio a masticare. Da principio storse un po’ la bocca: ma poi una dietro l’altra, spolvero in un soffio[29 - IN UN SOFFIO - в один миг] tutte le bucce: edopo le bucce anche i torsoli, e quand’ebbe finito di mangiare ogni cosa, si batte tutto contento le mani sul corpo, e disse gongolando:
        - Ora si che sto bene!
        - Vedi dunque - osservo Geppetto - che avevo ragione io quando ti dicevo che non bisogna avvezzarsi troppo delicati di palato. Caro mio, non si sa mai quel che ci puo capitare in questo mondo. I casi son tanti!!..
        8.Geppetto rifece i piedi a Pinocchio, e vende la propria casacca per comprargli l’Abbecedario
        Il burattino, appena che si fu levata la fame, comincio subito a piangere, perche voleva un paio di piedi nuovi.
        Ma Geppetto, per punirlo della monelleria fatta, lo lascio piangere e disperarsi per una mezza giornata: poi gli disse:
        - E perche dovrei rifarti i piedi? Forse per vederti scappar di nuovo da casa tua?
        - Vi prometto - disse il burattino - che da oggi in poi[30 - DA OGGI IN POI - с сегодняшнего дня] saro buono…
        - Tutti i ragazzi - replico Geppetto - quando vogliono ottenere qualcosa, dicono cosi.
        - Vi prometto che andero a scuola, studiero e mi faro onore…
        - Tutti i ragazzi, quando vogliono ottenere qualcosa, ripetono la medesima storia.
        - Ma io non sono come gli altri ragazzi! Io sono piu buono di tutti. Vi prometto, babbo, che imparero un’arte, e che saro la consolazione e il bastone della vostra vecchiaia.
        Geppetto che aveva gli occhi pieni di pianto e il cuore grosso dalla passione nel vedere il suo povero Pinocchio in quello stato compassionevole, non rispose altre parole: ma, presi in mano gli arnesi del mestiere e due pezzetti di legno stagionato, si pose a lavorare di grandissimo impegno.
        E in meno d’un’ora, i piedi erano fatti: due piedini svelti e asciutti.
        Allora Geppetto disse al burattino:
        - Chiudi gli occhi e dormi!
        E Pinocchio chiuse gli occhi e fece finta di dormire. Enel tempo che si fingeva addormentato, Geppetto con un po’ di colla sciolta in un guscio d’uovo gli appiccico i due piedi al loro posto, e glieli appiccico cosi bene, che non si vedeva nemmeno il segno dell’attaccatura.
        Appena il burattino si accorse di avere i piedi, salto giu dalla tavola dove stava disteso.
        - Per ricompensarvi di quanto avete fatto per me - disse Pinocchio al suo babbo - voglio subito andare a scuola.
        - Bravo ragazzo.
        - Ma per andare a scuola ho bisogno d’un po’ di vestito.
        Geppetto, che era povero e non aveva in tasca nemmeno un centesimo, gli fece allora un vestito di carta fiorita, un paio di scarpe di scorza d’albero e un berretto di midolla di pane.
        Pinocchio corse subito a specchiarsi in una catinella piena d’acqua e rimase cosi contento di se, che disse:
        - Paio proprio un signore!
        - Davvero, - replico Geppetto - ma non e il vestito bello che fa il signore, ma e piuttosto il vestito pulito.
        - A proposito, - soggiunse il burattino - per andare alla scuola mi manca sempre qualcosa.
        - Cioe?
        - Mi manca l’Abbecedario.
        - Hai ragione: ma come si fa per averlo?
        - E facilissimo: si va da un libraio e si compra.
        - E i quattrini?
        - Io non ce l’ho.
        - Nemmeno io - soggiunse il vecchio, facendosi tristo.
        E Pinocchio si fece tristo anche lui: perche la miseria, la intendono tutti: anche i ragazzi.
        - Pazienza! - grido Geppetto rizzandosi in piedi; einfilatasi la vecchia casacca di frustagno, usci correndo di casa.
        Dopo poco torno: equando torno, aveva in mano l’Abbecedario per il figliolo, ma la casacca non l’aveva piu. Il pover’uomo era in maniche di camicia[31 - IN MANICHE DI CAMICIA - в одной рубашке], e fuori nevicava.
        - E la casacca, babbo?
        - L’ho venduta.
        - Perche l’avete venduta?
        - Perche mi faceva caldo.
        Pinocchio capi questa risposta a volo[32 - A VOLO - с полуслова], e non potendo frenare l’impeto del suo buon cuore, salto al collo di Geppetto e comincio a baciarlo per tutto il viso.
        9.Pinocchio vende l’Abbecedario per andare a vedere il teatrino dei burattini
        Smesso che fu di nevicare, Pinocchio, col suo bravo Abbecedario nuovo sotto il braccio, prese la strada che menava alla scuola: estrada facendo, fantasticava mille ragionamenti e mille castelli in aria uno piu bello dell’altro.
        E discorrendo da se solo, diceva:
        - Oggi, alla scuola, voglio subito imparare a leggere: domani imparero a scrivere, e domani l’altro imparero a fare i numeri. Poi, colla mia abilita, guadagnero molti quattrini e coi primi quattrini che mi verranno in tasca, voglio subito fare al mio babbo una bella casacca di panno. E quel pover’uomo se la merita davvero: perche, insomma, per comprarmi i libri e per farmi istruire, e rimasto in maniche di camicia… a questi freddi!
        Mentre tutto commosso diceva cosi, gli parve di sentire in lontananza una musica di pifferi e di colpi di gran cassa: pi-pi-pi, pi-pi-pi, zum, zum, zum, zum.
        Si fermo e stette in ascolto. Quei suoni venivano di fondo a una lunghissima strada traversa, che conduceva a un piccolo paese fabbricato sulla spiaggia del mare.
        - Che cosa sia questa musica? Peccato che io debba andare a scuola, se no… - E rimase li perplesso. A ogni modo[33 - A OGNI MODO - во всяком случае / так или иначе], bisognava prendere una risoluzione: oa scuola, o a sentire i pifferi.
        - Oggi andero a sentire i pifferi, e domani a scuola: per andare a scuola c’e sempre tempo - disse finalmente quel monello, facendo una spallucciata.
        Detto fatto, infilo giu per la strada traversa e comincio a correre a gambe. Piu correva e piu sentiva distinto il suono dei pifferi e dei tonfi della grancassa: pi-pi-pi, pi-pi-pi, pi-pi-pi, zum, zum, zum, zum.
        Quando si trovo in mezzo a una piazza tutta piena di gente, la quale si affollava intorno a un gran baraccone di legno e di tela dipinta di mille colori.
        - Che cos’e quel baraccone? - domando Pinocchio, voltandosi a un ragazzetto.
        - Leggi il cartello, che c’e scritto, e lo saprai.
        - Lo leggerei volentieri, ma per l’appunto oggi non so leggere.
        - Bravo bue! Allora te lo leggero io. In quel cartello a lettere rosse come il fuoco, c’e scritto: GRAN TEATRO DEI BURATTINI…
        - E molto che[34 - E MOLTO CHE - давно ли] e incominciata la commedia?
        - Comincia ora.
        - E quanto si spende per entrare?
        - Quattro soldi.
        Pinocchio, che aveva addosso la febbre della curiosita, perse ogni ritegno e disse, senza vergognarsi, al ragazzetto:
        - Mi daresti quattro soldi fino a domani?
        - Te li darei volentieri - gli rispose l’altro canzonandolo - ma oggi per l’appunto non te li posso dare.
        - Per quattro soldi, ti vendo la mia giacchetta - gli disse allora il burattino.
        - Che vuoi che mi faccia di una giacchetta di carta fiorita? Se ci piove su, non c’e piu verso di cavarsela da dosso.
        - Vuoi comprare le mie scarpe?
        - Sono buone per accendere il fuoco.
        - Quanto mi dai del berretto?
        - Bell’acquisto davvero! Un berretto di midolla di pane!
        Pinocchio era sulle spine[35 - ERA SULLE SPINE - был как на иголках]. Stava li li[36 - STAVA LI LI - был совсем готов] per fare un’ultima offerta: ma non aveva coraggio. Alla fine disse:
        - Vuoi darmi quattro soldi di quest’Abbecedario nuovo?
        - Io sono un ragazzo, e non compro nulla dai ragazzi - gli rispose il suo piccolo interlocutore, che aveva piu giudizio di lui.
        - Per quattro soldi l’Abbecedario lo prendo io - grido un rivenditore di panni usati, che s’era trovato presente alla conversazione.
        E il libro fu venduto su due piedi[37 - SU DUE PIEDI - мигом / немедленно]. E pensare che quel pover’uomo di Geppetto era rimasto a casa, a tremare dal freddo, per comprare l’Abbecedario al figliolo!
        10.I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio, e gli fanno una grandissima festa; ma sul piu bello, esce fuori il burattinaio Mangiafoco, e Pinocchio corre il pericolo di fare una brutta fine
        Quando Pinocchio entro nel teatrino delle marionette, accadde un fatto che desto una rivoluzione.
        Bisogna sapere che il sipario era tirato su e la commedia era gia incominciata.
        Sulla scena si vedevano Arlecchino e Pulcinella, che bisticciavano fra di loro e minacciavano da un momento all’altro[38 - DA UN MOMENTO ALL’ALTRO - вот-вот / того и гляди] di scambiarsi un carico di schiaffi e di bastonate.
        La platea, tutta attenta, si mandava a male[39 - SI MANDAVA A MALE - разразиться / расточать] dalle grandi risate, nel sentire il battibecco di quei due burattini.
        Quando all’improvviso, Arlecchino smette di recitare, e voltandosi verso il pubblico e accennando colla mano qualcuno in fondo alla platea, comincia a urlare in tono drammatico:
        - Numi del firmamento![40 - NUMI DEL FIRMAMENTO! - о, небеса] sogno o son desto? Eppure quello laggiu e Pinocchio!..
        - E Pinocchio davvero! - grida Pulcinella.
        - E proprio lui! - strilla la signora Rosaura, facendo capolino[41 - FACENDO CAPOLINO - выглядывая] di fondo alla scena.
        - E Pinocchio! ePinocchio! - urlano in coro tutti i burattini, uscendo a salti fuori dalle quinte. - E Pinocchio! E il nostro fratello Pinocchio! Evviva Pinocchio!..
        - Pinocchio, vieni quassu da me! - grida Arlecchino - vieni a gettarti fra le braccia dei tuoi fratelli di legno!
        A questo affettuoso invito, Pinocchio spicca un salto, e di fondo alla platea va nei posti distinti; edi li schizza sul palcoscenico.
        E impossibile figurarsi gli abbracciamenti, i pizzicotti dell’amicizia e le zuccate della vera e sincera fratellanza, che Pinocchio riceve in mezzo a[42 - IN MEZZO A - в окружении] tanto arruffio dagli attori e dalle attrici.


        Questo spettacolo era commovente, ma il pubblico della platea, vedendo che la commedia non andava piu avanti, s’impazienti e prese a gridare:
        - Vogliamo la commedia, vogliamo la commedia!
        Ma i burattini, invece di continuare la recita, raddoppiarono il chiasso e le grida, e, postosi Pinocchio sulle spalle, se lo portarono in trionfo davanti ai lumi della ribalta.
        Allora usci fuori il burattinaio, un omone cosi brutto, che metteva paura soltanto a guardarlo. Aveva una barbaccia nera come uno scarabocchio d’inchiostro, e tanto lunga che gli scendeva dal mento fino a terra. La sua bocca era larga come un forno, i suoi occhi parevano due lanterne di vetro rosso, col lume acceso di dietro; econ le mani schioccava una grossa frusta, fatta di serpenti e di code di volpe attorcigliate insieme.
        All’apparizione inaspettata del burattinaio, ammutolirono tutti: nessuno fiato piu. Si sarebbe sentito volare una mosca. Quei poveri burattini, maschi e femmine, tremavano come tante foglie.
        - Perche sei venuto a mettere lo scompiglio nel mio teatro? - domando il burattinaio a Pinocchio.
        - La creda, illustrissimo, che la colpa non e stata mia!..
        - Basta cosi! Stasera faremo i nostri conti.
        Difatti, finita la recita della commedia, il burattinaio ando in cucina, dov’egli s’era preparato per cena un bel montone, che girava lentamente infilato nello spiede. E perche gli mancavano le legna per finirlo di cuocere e di rosolare, chiamo Arlecchino e Pulcinella e disse loro:
        - Portatemi di qua quel burattino, che troverete attaccato al chiodo. Mi pare un burattino fatto di un legname molto asciutto, e sono sicuro che, a buttarlo sul fuoco, mi dara una bellissima fiammata all’arrosto.
        Arlecchino e Pulcinella da principio esitarono; ma impauriti da un’occhiataccia del loro padrone, obbedirono: edopo poco tornarono in cucina, portando sulle braccia il povero Pinocchio, il quale strillava:
        - Babbo mio, salvatemi! Non voglio morire, no, non voglio morire!..
        Упражнения
        1.?ВЫБЕРИТЕ ПРАВИЛЬНЫЙ ВАРИАНТ:
        Mastr’Antonio fa il mugnaio.
        Mastr’Antonio fa il falegname.
        Mastr’Antonio fa il fornaio.
        Mastr’Antonio fa il pescatore.
        2.?ВСТАВЬТЕ ПРОПУЩЕННОЕ СЛОВО:
        Mastr’Antonio, tutto contento, ando subito a ______ sul banco quel pezzo di legno.
        Il suo viso pareva trasfigurito, e perfino la punta del naso, di paonazza come era quasi sempre, gli era diventata _______ dalla gran paura.
        Finito il combattimento, mastr’Antonio si trovo fra le mani _______ gialla di Geppetto, e Geppetto si accorse di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname.
        Appena finite ________, Geppetto senti portarsi via la parrucca dal capo.
        3.?ВЫБЕРИТЕ НУЖНЫЙ ГЛАГОЛ:
        Dopo la bocca, gli ____ il mento, poi il collo, poi le spalle, lo stomaco, le braccia e le mani.
        disse.
        taglio.
        fece.
        lascio
        4.ВЫБЕРИТЕ НУЖНЫЙ ПРЕДЛОГ:
        in - di - a - da - con
        1.Mentre tutto commosso diceva cosi, gli parve ___ sentire ___ lontananza una musica ___ pifferi e ___ colpi ___ gran cassa.
        2.Torno ___ casa bagnato come un pulcino e rifinito ___ stanchezza e __ fame.
        3.Il povero burattino rimase li, come incantato, ___ occhi fissi, ___ bocca aperta e __ gusci ___uovo ___ mano.
        4.Allora usci fuori il burattinaio, un omone cosi brutto, che metteva paura soltanto __ guardarlo.
        5.ОТВЕТЬТЕ НА ВОПРОСЫ:
        1.Perche Pinocchio e disubbidiente?
        2.Chi ha fatto il burattino?
        3.Perche Pinocchio non ha potuto mangiare l’uovo?
        4.Che cosa ha fatto il burattino con l’Abbecedario?
        5.Raccontare il testo.
        Ответы:
        1.Mastr’Antonio fa il falegname.
        2. 1. prendere. 2. turchina. 3. la parrucca. 4. le mani.
        3.fece.
        4. 1. di, in, di, di, di. 2. a, dalla, dalla. 3. cogli, colla, coi, dell’, in. 4. a.
        11.Mangiafoco starnutisce e perdona a Pinocchio, il quale poi difende dalla morte il suo amico Arlecchino
        Il burattinaio Mangiafoco (che questo era il suo nome) pareva un uomo spaventoso, specie con quella sua barba nera; ma nel fondo poi non era un cattiv’uomo. Quando vide portarsi davanti quel povero Pinocchio, urlando “Non voglio morire, non voglio morire!”, principio subito a commuoversi e a impietosirsi, e lascio andare un sonorissimo starnuto.
        A quello starnuto, Arlecchino, che fin allora era stato afflitto e ripiegato come un salcio piangente, si fece tutto allegro in viso e chinatosi verso Pinocchio, gli bisbiglio sottovoce:
        - Buone nuove, fratello! Il burattinaio ha starnutito, e questo e segno che s’e mosso a compassione per te, e oramai sei salvo.
        Perche bisogna sapere che, mentre tutti gli uomini, quando si sentono impietositi per qualcuno, o piangono, o per lo meno fanno finta[43 - PER LO MENO FANNO FINTA - по крайней мере притворяются] di rasciugarsi gli occhi, Mangiafoco, invece, ogni volta che s’inteneriva davvero aveva il vizio di starnutire. Era un modo come un altro, per dare a conoscere agli altri la sensibilita del suo cuore.
        Dopo avere starnutito, il burattinaio, seguitando a fare il burbero, grido a Pinocchio:
        - Finiscila di piangere! Etci! Etci! - e fece altri due starnuti.
        - Felicita![44 - FELICITA! - будьте здоровы] - disse Pinocchio.
        - Grazie. E il tuo babbo e la tua mamma sono sempre vivi? - gli domando Mangiafoco.
        - Il babbo, si: la mamma non l’ho mai conosciuta.
        - Chi lo sa che dispiacere sarebbe per il tuo vecchio padre, se ora ti facessi gettare fra questi carboni ardenti! Povero vecchio! lo compatisco!.. Etci, etci, etci - e fece altri tre starnuti.
        - Felicita! - disse Pinocchio.
        - Grazie! Del resto[45 - DEL RESTO - впрочем] bisogna compatire anche me, perche, come vedi, non ho piu legna per finire di cuocere quel montone arrosto, e tu, dico la verita, in questo caso mi avresti fatto un gran comodo! Ma ormai mi sono impietosito. Invece di te, mettero a bruciare sotto lo spiede qualche burattino della mia Compagnia. Ola, giandarmi!
        A questo comando comparvero subito due giandarmi di legno, lunghi lunghi, secchi secchi, col cappello a lucerna in testa e colla sciabola sfoderata in mano.
        Allora il burattinaio disse loro con voce rantolosa:
        - Pigliatemi quell’Arlecchino, e poi gettatelo a bruciare sul fuoco. Io voglio che il mio montone sia arrostito bene!
        Figuratevi il povero Arlecchino! Fu tanto il suo spavento, che le gambe gli si ripiegarono e cadde bocconi[46 - CADDE BOCCONI - упал ничком] per terra.
        Pinocchio, alla vista di quello spettacolo straziante, ando a gettarsi ai piedi del burattinaio, e piangendo, comincio a dire con voce supplichevole:
        - Pieta, signor Mangiafoco!..
        - Qui non ci son signori! - replico duramente il burattinaio.
        - Pieta, signor Cavaliere!..
        - Qui non ci sono cavalieri!
        - Pieta, signor Commendatore!..
        - Qui non ci sono commendatori!
        - Pieta, Eccellenza!..
        A sentirsi chiamare Eccellenza, il burattinaio diventato tutt’a un tratto piu umano, disse a Pinocchio:
        - Ebbene, che cosa vuoi da me?
        - Vi domando grazia per il povero Arlecchino!..
        - Qui non c’e grazia che tenga. Se ho risparmiato te, bisogna che faccia mettere sul fuoco lui, perche io voglio che il mio montone sia arrostito bene.
        - In questo caso - grido Pinocchio - in questo caso conosco qual e il mio dovere. Avanti, signori giandarmi! Legatemi e gettatemi fra quelle fiamme. No, non e giusta che il povero Arlecchino debba morire per me!
        Queste parole fecero piangere tutti i burattini che erano presenti a quella scena. Gli stessi giandarmi piangevano come due agnellini di latte.
        Mangiafoco, sul principio, rimase duro e immobile come un pezzo di ghiaccio: ma poi, adagio adagio, comincio anche lui a commuoversi e a starnutire. E fatti quattro o cinque starnuti, apri affettuosamente le braccia e disse a Pinocchio:
        - Tu sei un gran bravo ragazzo! Vieni qua da me e dammi un bacio.
        Pinocchio corse subito, e arrampicandosi come uno scoiattolo su per la barba del burattinaio, ando a posargli un bellissimo bacio sulla punta del naso.
        - Dunque la grazia e fatta? - domando il povero Arlecchino, con un fil di voce[47 - CON UN FIL DI VOCE - еле слышно] che si sentiva appena.
        - La grazia e fatta! - rispose Mangiafoco: poi soggiunse sospirando - Pazienza! Per questa sera mi rassegnero a mangiare il montone mezzo crudo: ma un’altra volta, guai a chi tocchera!..
        Alla notizia della grazia ottenuta, i burattini corsero tutti sul palcoscenico e cominciarono a saltare e a ballare.
        12.Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d’oro a Pinocchio perche le porti al suo babbo Geppetto: ePinocchio, invece, si lascia abbindolare dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro
        Il giorno dipoi Mangiafoco chiamo in disparte[48 - IN DISPARTE - в сторону] Pinocchio e gli domando:
        - Come si chiama tuo padre?
        - Geppetto.
        - E che mestiere fa?
        - Il povero.
        - Guadagna molto?
        - Guadagna tanto quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca. Si figuri che per comprarmi l’Abbecedario della scuola dove vendere l’unica casacca che aveva.
        - Povero diavolo! Mi fa quasi compassione. Ecco qui cinque monete d’oro. Va’ subito a portargliele e salutalo tanto da parte mia.
        Pinocchio ringrazio mille volte il burattinaio: abbraccio, a uno a uno[49 - A UNO A UNO - по одному], tutti i burattini della compagnia, anche i giandarmi; efuori di se[50 - FUORI DI SE - вне себя] dalla contentezza, si mise in viaggio per ritornarsene a casa sua.
        Ma non aveva fatto ancora mezzo chilometro, che incontro per la strada una Volpe zoppa da un piede e un Gatto cieco da tutt’e due gli occhi che se ne andavano la la[51 - LA LA - еле-еле], aiutandosi fra di loro. La Volpe, che era zoppa, camminava appoggiandosi al Gatto: eil Gatto, che era cieco, si lasciava guidare dalla Volpe.
        - Buon giorno, Pinocchio - gli disse la Volpe, salutandolo garbatamente.
        - Com’e che sai il mio nome? - domando il burattino.
        - Conosco bene il tuo babbo.
        - Dove l’hai veduto?
        - L’ho veduto ieri sulla porta di casa sua.
        - E che cosa faceva?
        - Era in maniche di camicia e tremava dal freddo.
        - Povero babbo! Ma, se Dio vuole, da oggi in poi non tremera piu!..
        - Perche?
        - Perche io sono diventato un gran signore.
        - Un gran signore tu? - disse la Volpe, e comincio a ridere di un riso sguaiato: eil Gatto rideva anche lui, ma per non darlo a vedere[52 - MA PER NON DARLO A VEDERE - но чтобы не подать виду], si pettinava i baffi colle zampe davanti.
        - C’e poco da ridere - grido Pinocchio impermalito. - Mi dispiace davvero di farvi venire l’acquolina in bocca[53 - FARVI VENIRE L’ACQUOLINA IN BOCCA - вызвать у вас аппетит], ma queste qui sono cinque bellissime monete d’oro.
        E tiro fuori le monete avute in regalo da Mangiafoco.
        Al simpatico suono di quelle monete, la Volpe per un moto involontario allungo la gamba che pareva rattrappita, e il Gatto spalanco tutt’e due gli occhi che parvero due lanterne verdi: ma poi li richiuse subito, che Pinocchio non si accorse di nulla.
        - E ora - gli domando la Volpe - che cosa vuoi farne di codeste monete?
        - Prima di tutto - rispose il burattino - voglio comprare per il mio babbo una bella casacca nuova, tutta d’oro e d’argento e coi bottoni di brillanti: epoi voglio comprare un Abbecedario per me.
        - Per te?
        - Davvero: perche voglio andare a scuola e mettermi a studiare a buono.
        - Guarda me! - disse la Volpe. - Per la passione sciocca di studiare ho perduto una gamba.
        - Guarda me! - disse il Gatto. - Per la passione sciocca di studiare ho perduto la vista di tutti e due gli occhi.
        In quel mentre[54 - IN QUEL MENTRE - в этот момент] un Merlo bianco, che se ne stava appollaiato sulla siepe della strada, fece il suo solito verso e disse:
        - Pinocchio, non dar retta[55 - DAR RETTA - прислушиваться] ai consigli dei cattivi compagni: se no, te ne pentirai!
        Povero Merlo, non l’avesse mai detto! Il Gatto, spiccando un gran salto, gli si avvento addosso, e senza dargli nemmeno il tempo di dire ohi, se lo mangio in un boccone.
        Mangiato che l’ebbe e ripulitosi la bocca, chiuse gli occhi, e ricomincio a fare il cieco come prima.
        - Povero Merlo! - disse Pinocchio al Gatto - perche l’hai trattato cosi male?
        - Ho fatto per dargli una lezione. Cosi un’altra volta imparera a non metter bocca nei discorsi degli altri.
        Erano giunti piu che a mezza strada quando la Volpe, fermandosi, disse al burattino:
        - Vuoi raddoppiare le tue monete d’oro?
        - Cioe?
        - Vuoi tu, di cinque zecchini, farne cento, mille, duemila?
        - Magari! ela maniera?
        - La maniera e facilissima. Invece di tornartene a casa tua, dovresti venir con noi.
        - E dove mi volete condurre?
        - Nel paese dei Barbagianni.
        Pinocchio ci penso un poco, e poi disse risolutamente:
        - No, non ci voglio venire. Oramai sono vicino a casa, e voglio andarmene a casa, dove c’e il mio babbo che m’aspetta. Chi lo sa, quanto ha sospirato ieri, a non vedermi tornare. Pur troppo io sono stato un figliolo cattivo. E io l’ho provato a mie spese, perche mi sono capitate dimolte disgrazie, e anche ieri sera in casa di Mangiafoco, ho corso pericolo… Brrr! mi viene i bordoni[56 - VIENE I BORDONI - волосы дыбом] soltanto a pensarci!
        - Dunque - disse la Volpe - vuoi proprio andare a casa tua? Allora va’ pure, e tanto peggio per te.
        - Tanto peggio per te! - ripete il Gatto.
        - Pensaci bene, Pinocchio, perche tu dai un calcio alla fortuna[57 - TU DAI UN CALCIO ALLA FORTUNA - ты упускаешь случай / отказываешься от своего счастья].


        - Alla fortuna! - ripete il Gatto.
        - I tuoi cinque zecchini, dall’oggi al domani sarebbero diventati duemila.
        - Duemila! - ripete il Gatto.
        - Ma com’e mai possibile che diventino tanti? - domando Pinocchio, restando a bocca aperta dallo stupore.
        - Te lo spiego subito - disse la Volpe. - Bisogna sapere che nel paese dei Barbagianni c’e un campo benedetto, chiamato da tutti il Campo dei miracoli. Tu fai in questo campo una piccola buca e ci metti dentro, per esempio, uno zecchino d’oro. Poi ricopri la buca con un po’ di terra: l’annaffi con due secchie d’acqua di fontana, ci getti sopra una presa di sale, e la sera te ne vai tranquillamente a letto.
        Intanto, durante la notte, lo zecchino germoglia, e la mattina dopo, ritornando nel campo, che cosa trovi? Trovi un bell’albero carico di tanti zecchini d’oro quanti chicchi di grano puo avere una bella spiga nel mese di giugno.
        - Sicche dunque - disse Pinocchio - se io sotterrassi in quel campo i miei cinque zecchini, la mattina dopo quanti zecchini ci troverei?
        - E un conto facilissimo - rispose la Volpe - un conto che puoi farlo sulla punta delle dita. Poni che ogni zecchino ti faccia un grappolo di cinquecento zecchini: moltiplica il cinquecento per cinque, e la mattina dopo ti trovi in tasca duemilacinquecento zecchini.
        - Oh che bella cosa! - grido Pinocchio, ballando dall’allegrezza. - Appena che questi zecchini li avro raccolti, ne prendero per me duemila e gli altri cinquecento di piu li daro in regalo a voialtri due.
        - Un regalo a noi? - grido la Volpe sdegnandosi e chiamandosi offesa. - Dio te ne liberi!
        - Te ne liberi! - ripete il Gatto.
        - Noi - riprese la Volpe - non lavoriamo per il vile interesse: noi lavoriamo unicamente per arricchire gli altri.
        - Gli altri! - ripete il Gatto.
        - Che brave persone! - penso dentro di se Pinocchio: edimenticandosi del suo babbo, della casacca nuova, dell’Abbecedario, disse alla Volpe e al Gatto:
        - Andiamo subito, io vengo con voi.
        13.L’osteria del “Gambero Rosso”
        Cammina, cammina, alla fine sul far della sera[58 - SUL FAR DELLA SERA - под вечер] arrivarono stanchi morti all’osteria del Gambero Rosso.
        - Fermiamoci un po’ qui - disse la Volpe - tanto per mangiare un boccone e per riposarci qualche ora. A mezzanotte poi ripartiremo per essere domani, all’alba, nel Campo dei miracoli.
        Entrati nell’osteria, si posero tutti e tre a tavola: ma nessuno di loro aveva appetito.
        Il povero Gatto, sentendosi indisposto di stomaco, non pote mangiare altro che[59 - ALTRO CHE - только] trentacinque triglie con salsa di pomodoro e quattro porzioni di trippa alla parmigiana: eperche la trippa non gli pareva condita abbastanza, si rifece tre volte a chiedere il burro e il formaggio grattato!
        La Volpe avrebbe mangiato volentieri qualche cosa anche lei: ma siccome il medico le aveva ordinato una grandissima dieta, cosi dove contentarsi di una semplice lepre dolce e un contorno di pollastre e di galletti di primo canto[60 - GALLETTI DI PRIMO CANTO - молодые петушки]. Aveva tanta nausea per il cibo, diceva lei, che non poteva accostarsi nulla alla bocca.
        Quello che mangio meno di tutti fu Pinocchio. Chiese uno spicchio di noce e un cantuccio di pane, e lascio nel piatto ogni cosa. Il povero figliolo, col pensiero sempre fisso al Campo dei miracoli.
        Quand’ebbero cenato, la Volpe disse all’oste:
        - Datemi due buone camere. Prima di ripartire stiacceremo un sonnellino[61 - STIACCEREMO UN SONNELLINO - вздремнем]. Ricordatevi pero che a mezzanotte vogliamo essere svegliati per continuare il nostro viaggio.
        - Sissignori - rispose l’oste, e strizzo l’occhio[62 - STRIZZO L’OCCHIO - подмигнул] alla Volpe e al Gatto.
        Appena che Pinocchio fu entrato nel letto, si addormento e principio a sognare. E sognando gli pareva di essere in mezzo a un campo, e questo campo era pieno di arboscelli carichi di grappoli, e questi grappoli erano carichi di zecchini d’oro che, dondolandosi mossi dal vento, facevano zin, zin, zin. Ma quando Pinocchio allungo la mano per prendere a manciate tutte quelle belle monete e mettersele in tasca, si trovo svegliato all’improvviso da tre violentissimi colpi dati nella porta di camera.
        Era l’oste che veniva a dirgli che la mezzanotte era sonata.
        - E i miei compagni sono pronti? - gli domando il burattino.
        - Altro che pronti! Sono partiti due ore fa.
        - Perche tanta fretta?
        - Perche il Gatto ha ricevuto un’imbasciata, che il suo gattino maggiore, malato di geloni ai piedi, stava in pericolo di vita.
        - E la cena l’hanno pagata?
        - Che vi pare? Quelle li sono persone troppo educate, perche facciano un affronto simile alla signoria vostra.
        - Peccato! Quest’affronto mi avrebbe fatto tanto piacere! - disse Pinocchio. Poi domando:
        - E dove hanno detto di aspettarmi quei buoni amici?
        - Al Campo dei miracoli, domattina, allo spuntare del giorno[63 - ALLO SPUNTARE DEL GIORNO - на восходе солнца].
        Pinocchio pago uno zecchino per la cena sua e per quella dei suoi compagni, e dopo parti.
        Ma si puo dire che partisse a tastoni, perche fuori dell’osteria c’era un buio cosi buio che non ci si vedeva da qui a li[64 - NON CI SI VEDEVA DA QUI A LI - абсолютно ничего не было видно]. Nella campagna all’intorno non si sentiva alitare una foglia. Solamente alcuni uccelli notturni, traversando la strada da una siepe all’altra, venivano a sbattere le ali sul naso di Pinocchio, il quale gridava: - Chi va la? - e l’eco delle colline circostanti ripeteva in lontananza: - Chi va la? chi va la? chi va la?
        Intanto, mentre camminava, vide sul tronco di un albero un piccolo animaletto.
        - Chi sei? - gli domando Pinocchio.
        - Sono l’ombra del Grillo-parlante - rispose l’animaletto con una vocina fioca fioca.
        - Che vuoi da me? - disse il burattino.
        - Voglio darti un consiglio. Ritorna indietro e porta i quattro zecchini al tuo povero babbo, che piange e si dispera per non averti piu veduto.
        - Domani il mio babbo sara un gran signore, perche questi quattro zecchini diventeranno duemila.
        - Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera. Per il solito, o sono matti o imbroglioni! Dai retta a me[65 - DAI RETTA A ME - прислушайся к моим словам], ritorna indietro.
        - E io invece voglio andare avanti.
        - L’ora e tarda!..
        - Voglio andare avanti.
        - La nottata e scura…
        - Voglio andare avanti.
        - La strada e pericolosa…
        - Voglio andare avanti.
        - Ricordati che i ragazzi che vogliono fare di capriccio, prima o poi se ne pentirono.
        - Le solite storie. Buona notte, Grillo.
        - Buona notte, Pinocchio, e che il cielo ti salvi dalla guazza e dagli assassini.
        Appena dette queste ultime parole, il Grillo-parlante si spense a un tratto e la strada rimase piu buia di prima.
        14.Pinocchio, per non aver dato retta ai buoni consigli del Grillo-parlante, s’imbatte negli assassini
        - Davvero - disse fra se il burattino - come siamo disgraziati noi altri[66 - NOI ALTRI - мы]poveri ragazzi! Tutti ci sgridano, tutti ci ammoniscono, tutti si metterebbero in capo di essere i nostri babbi e i nostri maestri; tutti: anche i Grilli-parlanti. Ecco qui: perche io non ho voluto dar retta a quell’uggioso di Grillo, chi lo sa quante disgrazie, secondo lui, mi dovrebbero accadere! Dovrei incontrare anche gli assassini! Meno male che[67 - MENO MALE CHE - хорошо еще, что] agli assassini io non ci credo. Per me gli assassini sono stati inventati dai babbi, per far paura ai ragazzi che vogliono andar fuori la notte. E poi se anche li trovassi qui sulla strada, mi darebbero forse soggezione? Neanche per sogno[68 - NEANCHE PER SOGNO. - ничего подобного]. Anderei loro sul viso, gridando: “Signori assassini, che cosa vogliono da me? Si rammentino che con me non si scherza!” A questa parlantina fatta sul serio, quei poveri assassini scapperebbero via come il vento. Caso poi fossero tanto ineducati da non volere scappare, allora scapperei io…
        Ma Pinocchio non pote finire il suo ragionamento, perche in quel punto gli parve di sentire dietro di se un leggerissimo fruscio di foglie.
        Si volto a guardare, e vide nel buio due figure nere, tutte imbacuccate in due sacchi da carbone, le quali correvano dietro a lui a salti e in punta di piedi[69 - IN PUNTA DI PIEDI - на цыпочках].
        - Eccoli davvero! - disse dentro di se: enon sapendo dove nascondere i quattro zecchini, se li nascose in bocca sotto la lingua.
        Poi si provo a scappare. Ma non aveva ancora fatto il primo passo, che senti agguantarsi per le braccia e intese due voci orribili, che gli dissero:
        - O la borsa o la vita!
        Pinocchio non potendo rispondere con le parole, a motivo delle monete che aveva in bocca, fece mille pantomime, per dare ad intendere a quei due, di cui si vedevano soltanto gli occhi attraverso i buchi dei sacchi, che lui era un povero burattino e che non aveva in tasca nemmeno un centesimo falso.
        - Via, via! Meno ciarle e fuori i denari! - gridarono i due briganti.
        E il burattino fece col capo e colle mani un segno, come dire: “Non ne ho.”
        - Metti fuori i denari o sei morto - disse l’assassino piu alto di statura.
        - Morto! - ripete l’altro.
        - E dopo ammazzato te, ammazzeremo anche tuo padre!
        - Anche tuo padre!
        - No, no, no, il mio povero babbo no! - grido Pinocchio con accento disperato: ma nel gridare cosi, gli zecchini gli sonarono in bocca.
        - Ah furfante! dunque i danari te li sei nascosti sotto la lingua? Sputali subito!
        E Pinocchio, duro!
        - Ah! tu fai il sordo? Aspetta un po’, che penseremo noi a farteli sputare!
        Difatti uno di loro afferro il burattino per la punta del naso e quell’altro lo prese per la bazza, e li cominciarono a tirare uno per in qua e l’altro per in la, tanto da costringerlo a spalancare la bocca: ma non ci fu verso. La bocca del burattino pareva ribadita.
        Allora l’assassino piu piccolo di statura, cavato fuori un coltellaccio, provo a conficcarglielo a guisa di leva e di scalpello fra le labbra: ma Pinocchio, lesto come un lampo, gli azzanno la mano coi denti, e dopo avergliela con un morso staccata di netto[70 - STACCARE DI NETTO - оттяпать], la sputo; efiguratevi la sua meraviglia quando, invece di una mano, si accorse di avere sputato in terra uno zampetto di gatto.
        Incoraggiato da questa prima vittoria, si libero degli assassini, e comincio a fuggire per la campagna. E gli assassini a correre dietro a lui, come due cani dietro una lepre: equello che aveva perduto uno zampetto correva con una gamba sola.
        Dopo una corsa di quindici chilometri, Pinocchio non ne poteva piu. Allora si arrampico su per il fusto di un altissimo pino e si pose a sedere in vetta ai rami. Gli assassini tentarono di arrampicarsi anche loro, ma giunti a meta del fusto sdrucciolarono e, ricascando a terra, si spellarono le mani e i piedi.
        Non per questo si dettero per vinti[71 - DARSI PER VINTO - сдаваться / пасовать]: anzi, raccolto un fastello di legna secche a pie del pino, vi appiccarono il fuoco. Il pino comincio a bruciare. Pinocchio, vedendo che le fiamme salivano sempre piu e non volendo far la fine del piccione arrosto, spicco un bel salto di vetta all’albero, e via a correre daccapo attraverso ai campi e ai vigneti. E gli assassini dietro, sempre dietro.
        Intanto cominciava a baluginare il giorno e si rincorrevano sempre; quand’ecco che Pinocchio si trovo sbarrato il passo[72 - SBARARE IL PASSO - преградить путь] da un fosso largo e profondissimo, tutto pieno di acqua sudicia, color del caffe e latte. Che fare? “Una, due, tre!” grido il burattino, e salto dall’altra parte. E gli assassini saltarono anche loro, ma non avendo preso bene la misura, patatunfete!.. cascarono giu nel bel mezzo del fosso. Pinocchio che senti il tonfo e gli schizzi dell’acqua, urlo ridendo e seguitando a correre:
        - Buon bagno, signori assassini!
        E gia si figurava che fossero affogati, quando invece, voltandosi a guardare, si accorse che gli correvano dietro tutti e due, sempre imbacuccati nei loro sacchi, e grondanti acqua.
        15.Gli assassini inseguono Pinocchio; edopo averlo raggiunto, lo impiccano a un ramo della Quercia grande
        Allora il burattino fu proprio sul punto di gettarsi in terra, quando vide fra mezzo al verde cupo degli alberi biancheggiare in lontananza una casina candida come la neve.
        - Se io avessi tanto fiato da arrivare fino a quella casa, forse sarei salvo! - disse dentro di se.
        E senza indugiare un minuto, riprese a correre per il bosco a carriera distesa. E gli assassini sempre dietro.
        Dopo una corsa disperata di quasi due ore, finalmente, tutto trafelato, arrivo alla porta di quella casina e busso.
        Nessuno rispose.
        Torno a bussare con maggior violenza, perche sentiva avvicinarsi il rumore dei passi e il respiro affannoso de’ suoi persecutori. Lo stesso silenzio.
        Avvedutosi che il bussare non giovava a nulla, comincio per disperazione a dare calci nella porta. Allora si affaccio alla finestra una bella Bambina, coi capelli turchini, gli occhi chiusi, la quale, senza muover punto le labbra, disse con una vocina che pareva venisse dall’altro mondo:
        - In questa casa non c’e nessuno. Sono tutti morti.
        - Aprimi almeno tu! - grido Pinocchio piangendo.
        - Sono morta anch’io.
        - Morta? eallora che cosa fai alla finestra?
        - Aspetto la bara che venga a portarmi via.
        Appena detto cosi, la Bambina disparve, e la finestra si richiuse senza far rumore.
        - O bella Bambina dai capelli turchini, - gridava Pinocchio - aprimi per carita. Abbi compassione di un povero ragazzo inseguito dagli assass…
        Ma non pote finir la parola, perche senti afferrarsi per il collo, e le solite due vociacce che gli brontolarono:
        - Ora non ci scappi piu!
        Il burattino fu preso da un tremito cosi forte, che nel tremare, gli sonavano le giunture delle sue gambe di legno e i quattro zecchini che teneva nascosti sotto la lingua.
        - Dunque? - gli domandarono gli assassini - vuoi aprirla la bocca, si o no? Ah! non rispondi?… Lascia fare[73 - LASCIA FARE - позволь]: che questa volta te la faremo aprir noi!..
        E cavati fuori due coltellacci lunghi lunghi e affilati come rasoi, zaff e zaff…, gli affibbiarono due colpi nel mezzo alle reni.
        Ma il burattino per sua fortuna era fatto d’un legno durissimo, motivo per cui le lame, spezzandosi, andarono in mille schegge e gli assassini rimasero col manico dei coltelli in mano.
        - Ho capito - disse allora un di loro - bisogna impiccarlo!
        - Impicchiamolo! - ripete l’altro.
        Detto fatto, gli legarono le mani dietro le spalle, e, passatogli un nodo scorsoio intorno alla gola, lo attaccarono penzoloni al ramo di una grossa pianta detta la Quercia grande.
        Poi si posero la, seduti sull’erba, aspettando che il burattino facesse l’ultimo sgambetto: ma il burattino, dopo tre ore, aveva sempre gli occhi aperti e la bocca chiusa.
        Annoiati finalmente di aspettare, si voltarono a Pinocchio e gli dissero:
        - Addio a domani. Quando domani torneremo qui, si spera che ci farai la garbatezza di farti trovare morto e con la bocca spalancata.
        E se ne andarono.
        Intanto s’era levato un vento impetuoso di tramontana, che soffiando e mugghiando con rabbia, sbatacchiava in qua e in la il povero impiccato, facendolo dondolare violentemente. E quel dondolio gli cagionava spasimi, e il nodo scorsoio, stringendosi sempre piu alla gola, gli toglieva il respiro.
        A poco a poco gli occhi gli si appannarono; esebbene sentisse avvicinarsi la morte, pure sperava sempre che da un momento all’altro sarebbe capitata qualche anima pietosa a dargli aiuto. Ma quando vide che non compariva nessuno, proprio nessuno, allora gli torno in mente il suo povero babbo… e balbetto quasi moribondo:
        - Oh babbo mio! se tu fossi qui!..
        E non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhi, apri la bocca, stiro le gambe e, dato un grande scrollone, rimase li come intirizzito.
        16.La bella Bambina dai capelli turchini fa raccogliere il burattino: lo mette a letto, e chiama tre medici per sapere se sia vivo o morto
        In quel mentre[74 - IN QUEL MENTRE - тем временем] che il povero Pinocchio impiccato dagli assassini a un ramo della Quercia grande, pareva oramai piu morto che vivo, la bella Bambina dai capelli turchini si affaccio daccapo alla finestra, e impietositasi alla vista di quell’infelice che, sospeso per il collo, ballava il trescone alle ventate di tramontana, batte per tre volte le mani insieme, e fece tre piccoli colpi.
        A questo segnale si senti un gran rumore di ale che volavano con foga precipitosa, e un grosso Falco venne a posarsi sul davanzale della finestra.
        - Che cosa comandate, mia Fata? - disse il Falco abbassando il becco in atto di riverenza.
        - Vedi tu quel burattino attaccato penzoloni a un ramo della Quercia grande?
        - Lo vedo.
        - Orbene: vola subito laggiu; rompi col tuo fortissimo becco il nodo che lo tiene sospeso in aria, e posalo delicatamente sdraiato sull’erba, a pie della Quercia.
        Il Falco volo via e dopo due minuti torno, dicendo:
        - Quel che mi avete comandato, e fatto.
        - E come l’hai trovato? Vivo o morto?
        - A vederlo pareva morto, ma non dev’essere ancora morto, perche appena gli ho sciolto il nodo scorsoio che lo stringeva intorno alla gola, ha lasciato andare un sospiro, balbettando a mezza voce: “Ora mi sento meglio!..”
        Allora la Fata, battendo le mani insieme, fece due piccoli colpi, e apparve un magnifico Cane-barbone, che camminava ritto sulle gambe di dietro.
        Il Cane-barbone era vestito da cocchiere in livrea di gala. Aveva parrucca bianca coi riccioli che gli scendevano giu per il collo, una giubba color di cioccolata coi bottoni di brillanti e con due grandi tasche per tenervi gli ossi, che gli regalava a pranzo la padrona, un paio di calzoni corti di velluto cremisi, le calze di seta, gli scarpini scollati.
        - Senti, Medoro! - disse la Fata al Cane-barbone. - Fa’ subito attaccare la piu bella carrozza della mia scuderia e prendi la via del bosco. Sotto la Quercia grande, troverai disteso sull’erba un povero burattino mezzo morto. Raccoglilo con garbo, posalo pari pari[75 - PARI PARI - ровнехонько] su i cuscini della carrozza e portamelo qui. Hai capito?
        Il Cane-barbone, per fare intendere che aveva capito, dimeno tre o quattro volte la fodera di raso turchino, che aveva dietro, e parti come un barbero.
        Di li a poco[76 - DI LI A POCO - вскоре], si vide uscire dalla scuderia una bella carrozzina color dell’aria. La carrozzina era tirata da cento pariglie di topini bianchi, e il Cane-barbone, seduto a cassetta, schioccava la frusta a destra e a sinistra, come un vetturino quand’ha paura di aver fatto tardi.
        Non era ancora passato un quarto d’ora, che la carrozzina torno e la Fata, che stava aspettando sull’uscio di casa, prese in collo[77 - PRESE IN COLLO - взяла на руки] il povero burattino, e portatolo in una cameretta che aveva le pareti di madreperla, mando subito a chiamare i medici piu famosi del vicinato.
        E i medici arrivarono subito uno dopo l’altro: arrivo, cioe, un Corvo, una Civetta e un Grillo-parlante.
        - Vorrei sapere da lor signori - disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio - vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia vivo o morto!..
        A quest’invito, il Corvo tasto il polso a Pinocchio, poi gli tasto il naso, poi il dito mignolo dei piedi: equand’ebbe tastato ben bene, pronunzio queste parole:
        - A mio credere[78 - A MIO CREDERE - по моему мнению] il burattino e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che e sempre vivo!
        - Mi dispiace - disse la Civetta - di dover contraddire il Corvo, mio amico e collega: per me, invece, il burattino e sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che e morto davvero.
        - E lei non dice nulla? - domando la Fata al Grillo-parlante.
        - Io dico che il medico prudente, quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, e quella di stare zitto. Del resto quel burattino, non m’e fisonomia nuova: io lo conosco da un pezzo[79 - DA UN PEZZO - давно]!
        Pinocchio, che fin allora era stato immobile come un vero pezzo di legno, ebbe una specie di fremito convulso, che fece scuotere tutto il letto.
        - Quel burattino - seguito a dire il Grillo-parlante - e una birba…
        Pinocchio apri gli occhi e li richiuse subito.
        - E un vagabondo…
        Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli.
        - Quel burattino e un figliolo disubbidiente, che fara morire di crepacuore il suo povero babbo!..
        A questo punto si senti nella camera un suono soffocato di pianti. Figuratevi come rimasero tutti, allorche, sollevati un poco i lenzuoli, si accorsero che quello che piangeva era Pinocchio.
        - Quando il morto piange, e segno che e in via di guarigione - disse il Corvo.
        17.Pinocchio mangia lo zucchero, ma non vuol purgarsi: pero quando vede i becchini che vengono a portarlo via, allora si purga. Poi dice una bugia e per castigo gli cresce il naso
        Appena i tre medici furono usciti di camera, la Fata si accosto a Pinocchio, e, dopo averlo toccato sulla fronte, si accorse che era travagliato da un febbrone.
        Allora sciolse una certa polverina bianca in un mezzo bicchier d’acqua e gli disse amorosamente:
        - Bevila, e in pochi giorni sarai guarito.
        Pinocchio guardo il bicchiere, storse un po’ la bocca, e poi domando con voce di piagnisteo:
        - E dolce o amara?
        - E amara, ma ti fara bene.
        - Se e amara non la voglio.
        - Da’ retta a me[80 - DA’ RETTA A ME - послушай меня]: bevila.
        - A me l’amaro non mi piace.
        - Bevila: equando l’avrai bevuta, ti daro una pallina di zucchero.
        - Dov’e la pallina di zucchero?
        - Eccola qui - disse la Fata, tirandola fuori da una zuccheriera d’oro.
        - Prima voglio la pallina di zucchero, e poi bevero quell’acqua amara…
        - Me lo prometti?
        - Si…
        La Fata gli dette la pallina, e Pinocchio, dopo averla sgranocchiata e ingoiata in un attimo, disse leccandosi i labbri:
        - Bella cosa se anche lo zucchero fosse una medicina!.. Mi purgherei tutti i giorni.
        - Ora mantieni la promessa e bevi queste poche gocciole d’acqua, che ti renderanno la salute.
        Pinocchio prese di mala voglia[81 - DI MALA VOGLIA -неохотно] il bicchiere in mano e vi ficco dentro la punta del naso: poi se l’accosto alla bocca: poi torno a ficcarci la punta del naso: finalmente disse:
        - E troppo amara! troppo amara! Io non la posso bere.
        - Come fai a dirlo se non l’hai nemmeno assaggiata?
        - L’ho sentita all’odore. Voglio prima un’altra pallina di zucchero… e poi la bevero!
        Allora la Fata, con tutta la pazienza di una buona mamma, gli pose in bocca un altro po’ di zucchero; edopo gli presento daccapo il bicchiere.
        - Cosi non la posso bere! - disse il burattino, facendo mille smorfie.
        - Perche?
        - Perche mi da noia[82 - DA NOIA - мешает / надоедает] quel guanciale che ho laggiu su i piedi.
        La Fata gli levo il guanciale.
        - E inutile! Non la posso bere.
        - Che cos’altro ti da noia?
        - Mi da noia l’uscio di camera, che e mezzo aperto.
        La Fata ando, e chiuse l’uscio di camera.
        - Insomma - grido Pinocchio, dando in uno scoppio di pianto[83 - SCOPPIO DI PIANTO - рыдание] - quest’acqua amara, non la voglio bere, no, no, no!..
        - Ragazzo mio, te ne pentirai…
        - Non me n’importa…
        - La tua malattia e grave…
        - Non me n’importa…
        - La febbre ti portera in poche ore all’altro mondo…
        - Non me n’importa…
        - Non hai paura della morte?
        - Nessuna paura!.. Piuttosto morire, che bevere quella medicina cattiva.
        A questo punto, la porta della camera si spalanco, ed entrarono dentro quattro conigli neri, che portavano sulle spalle una piccola bara da morto.
        - Che cosa volete da me? - grido Pinocchio.
        - Siamo venuti a prenderti - rispose il coniglio piu grosso.
        - A prendermi?… Ma io non sono ancora morto!..
        - Ancora no: ma ti restano pochi minuti di vita, avendo tu ricusato di bevere la medicina, che ti avrebbe guarito della febbre!..
        - O Fata mia! - comincio allora a strillare il burattino - datemi subito quel bicchiere… Spicciatevi, per carita, perche non voglio morire, no… non voglio morire.
        E preso il bicchiere con tutte e due le mani, lo vuoto in un fiato.
        - Pazienza! - dissero i conigli. - Per questa volta abbiamo fatto il viaggio a ufo.
        E tiratisi di nuovo la piccola bara sulle spalle, uscirono di camera bofonchiando e mormorando fra i denti.
        Fatto sta che di li a pochi minuti[84 - DI LI A POCHI MINUTI - спустя несколько минут], Pinocchio salto giu dal letto, guarito; perche bisogna sapere che i burattini di legno hanno il privilegio di ammalarsi di rado e di guarire prestissimo.
        E la Fata, vedendolo correre e ruzzare per la camera, vispo e allegro, gli disse:
        - Dunque la mia medicina t’ha fatto bene davvero?
        - Altro che bene! Mi ha rimesso al mondo!..
        - E allora come mai ti sei fatto tanto pregare a beverla?
        - Noi ragazzi siamo tutti cosi! Abbiamo piu paura delle medicine che del male.
        - Vergogna! I ragazzi dovrebbero sapere che un buon medicamento preso a tempo, puo salvarli da una grave malattia e fors’anche dalla morte…
        - Oh! ma un’altra volta non mi faro tanto pregare! Mi rammentero di quei conigli neri, con la bara sulle spalle… e allora pigliero subito il bicchiere in mano, e giu!..
        - Ora vieni un po’ qui da me, e raccontami come ando che ti trovasti fra le mani degli assassini.
        - Gli ando[85 - GLI ANDO - так случилось], che il burattinaio Mangiafoco mi dette cinque monete d’oro, e mi disse: “To’, portale al tuo babbo!”, e io, invece, per la strada trovai una Volpe e un Gatto, due persone molto per bene, che mi dissero: “Vuoi che codeste monete diventino mille e duemila? Vieni con noi, e ti condurremo al Campo dei miracoli.” E io dissi: “Andiamo;” e loro dissero: “Fermiamoci qui all’osteria del Gambero rosso, e dopo la mezzanotte ripartiremo.” E io, quando mi svegliai, loro non c’erano piu, perche erano partiti. Allora io cominciai a camminare di notte, che era un buio che pareva impossibile, per cui trovai per la strada due assassini dentro due sacchi da carbone, che mi dissero: “Metti fuori i quattrini;” e io dissi: “non ce n’ho;” perche le monete d’oro me l’ero nascoste in bocca, e uno degli assassini si provo a mettermi le mani in bocca, e io con un morso gli staccai la mano e poi la sputai, ma invece di una mano sputai uno zampetto di gatto. E gli assassini a corrermi dietro, e io corri, finche mi raggiunsero, e mi legarono per il collo a un albero di questo bosco
col dire: “Domani torneremo qui, e allora sarai morto e colla bocca aperta, e cosi ti porteremo via le monete d’oro che hai nascoste sotto la lingua”.
        - E ora le quattro monete dove le hai messe? - gli domando la Fata.
        - Le ho perdute! - rispose Pinocchio; ma disse una bugia, perche invece le aveva in tasca.
        Appena detta la bugia il suo naso, che era gia lungo, gli crebbe subito due dita di piu.
        - E dove le hai perdute?
        - Nel bosco qui vicino.
        A questa seconda bugia, il naso seguito a crescere.
        - Se le hai perdute nel bosco vicino - disse la Fata - le cercheremo e le ritroveremo: perche tutto quello che si perde nel vicino bosco, si ritrova sempre.
        - Ah! ora che mi rammento bene - replico il burattino imbrogliandosi - le quattro monete non le ho perdute, ma le ho inghiottite mentre bevevo la vostra medicina.
        A questa terza bugia, il naso gli si allungo in un modo cosi straordinario, che il povero Pinocchio non poteva piu girarsi da nessuna parte. Se si voltava di qui, batteva il naso nel letto o nei vetri della finestra, se si voltava di la, lo batteva nelle pareti o nella porta di camera, se alzava un po’ piu il capo, correva il rischio di ficcarlo in un occhio alla Fata.
        E la Fata lo guardava e rideva.
        - Perche ridete? - gli domando il burattino, tutto confuso e impensierito di quel suo naso che cresceva.
        - Rido della bugia che hai detto.
        - Come mai sapete che ho detto una bugia?
        - Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito, perche ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto e di quelle che hanno il naso lungo.
        Pinocchio, non sapendo piu dove nascondersi per la vergogna, si provo a fuggire di camera; ma non gli riusci. Il suo naso era cresciuto tanto, che non passava piu dalla porta.
        18.Pinocchio ritrova la Volpe e il Gatto, e va con loro a seminare le quattro monete nel Campo dei miracoli
        Come potete immaginarvelo, la Fata lascio che il burattino piangesse e urlasse una buona mezz’ora, a motivo di quel suo naso che non passava piu dalla porta di camera; elo fece per dargli una severa lezione e perche si correggesse dal brutto vizio di dire le bugie, il piu brutto vizio che possa avere un ragazzo. Ma quando lo vide trasfigurato e cogli occhi fuori della testa dalla gran disperazione, allora, mossa a pieta, batte le mani insieme, e a quel segnale entrarono in camera dalla finestra un migliaio di grossi uccelli chiamati Picchi, i quali, posatisi tutti sul naso di Pinocchio, cominciarono a beccarglielo, e in pochi minuti quel naso enorme si trovo ridotto alla sua grandezza naturale.
        - Quanto siete buona, Fata mia, - disse il burattino - e quanto bene vi voglio[86 - BENE VI VOGLIO - я вас люблю]!
        - Ti voglio bene anch’io - rispose la Fata - e se tu vuoi rimanere con me, tu sarai il mio fratellino e io la tua buona sorellina…
        - Io resterei volentieri… ma il mio povero babbo?
        - Ho pensato a tutto. Il tuo babbo e stato avvertito: eprima che faccia notte, sara qui.
        - Davvero? - grido Pinocchio, saltando dall’allegrezza. - Allora, Fatina mia, se vi contentate, vorrei andargli incontro! Non vedo l’ora di[87 - NON VEDO L’ORA DI - жду не дождусь] poter dare un bacio a quel povero vecchio, che ha sofferto tanto per me!
        - Va’ pure, ma bada di non ti sperdere. Prendi la via del bosco, e sono sicura che lo incontrerai.
        Pinocchio parti: eappena entrato nel bosco, comincio a correre. Ma quando fu arrivato a un certo punto[88 - A UN CERTO PUNTO - в какой-то миг], quasi in faccia alla Quercia grande, si fermo, perche gli parve di aver sentito gente fra mezzo alle frasche. Difatti vide apparire sulla strada, indovinate chi?… la Volpe e il Gatto.
        - Ecco il nostro caro Pinocchio! - grido la Volpe, abbracciandolo e baciandolo. - Come mai sei qui?
        - Come mai sei qui? - ripete il Gatto.
        - E una storia lunga - disse il burattino - e ve la raccontero. Sappiate pero che l’altra notte, quando mi avete lasciato solo sull’osteria, ho trovato gli assassini per la strada…
        - Gli assassini?… Oh povero amico! E che cosa volevano?
        - Mi volevano rubare le monete d’oro.
        - Infami!.. - disse la Volpe.
        - Infamissimi! - ripete il Gatto.
        - Ma io cominciai a scappare - continuo a dire il burattino - e loro sempre dietro: finche mi raggiunsero e m’impiccarono a un ramo di quella quercia…
        E Pinocchio accenno la Quercia grande, che era li a due passi.
        - Si puo sentir di peggio? - disse la Volpe. - In che mondo siamo condannati a vivere! Dove troveremo un rifugio sicuro?
        Nel tempo che parlavano cosi, Pinocchio si accorse che il Gatto era zoppo dalla gamba destra davanti, perche gli mancava in fondo tutto lo zampetto: per cui gli domando:
        - Che cosa hai fatto del tuo zampetto?
        Il Gatto voleva rispondere qualche cosa, ma s’imbroglio. Allora la Volpe disse subito:
        - Il mio amico e troppo modesto, e per questo non risponde. Rispondero io per lui. Sappi dunque che un’ora fa abbiamo incontrato sulla strada un vecchio lupo, quasi svenuto dalla fame, che ci ha chiesto un po’ d’elemosina. Non avendo noi da dargli nemmeno una lisca di pesce, che cosa ha fatto l’amico mio? Si e staccato coi denti uno zampetto delle sue gambe davanti e l’ha gettato a quella povera bestia.
        E la Volpe, nel dir cosi, si asciugo una lacrima.
        Pinocchio si avvicino al Gatto, sussurrandogli negli orecchi:
        - Se tutti i gatti ti somigliassero, fortunati i topi!..
        - E ora che cosa fai in questi luoghi? - domando la Volpe al burattino.
        - Aspetto il mio babbo, che deve arrivare qui di momento in momento[89 - DI MOMENTO IN MOMENTO - с минуты на минуту].
        - E le tue monete d’oro?
        - Le ho sempre in tasca.
        - E pensare che, invece di quattro monete, potrebbero diventare domani mille e duemila! Perche non dai retta al mio consiglio? Perche non vai a seminarle nel Campo dei miracoli?
        - Oggi e impossibile: vi andero un altro giorno.
        - Un altro giorno sara tardi!.. - disse la Volpe.
        - Perche?
        - Perche quel campo e stato comprato da un gran signore, e da domani in la non sara piu permesso a nessuno di seminarvi i denari.
        - Quant’e distante di qui il Campo dei miracoli?
        - Due chilometri appena. Vuoi venire con noi? Fra mezz’ora sei la: semini subito le quattro monete: dopo pochi minuti ne raccogli duemila, e stasera ritorni qui colle tasche piene. Vuoi venire con noi?
        Pinocchio esito un poco a rispondere, perche gli torno in mente la buona Fata, il vecchio Geppetto e gli avvertimenti del Grillo-parlante; ma poi fini col dare una scrollatina di capo[90 - DARE UNA SCROLLATINA DI CAPO - качать / кивать головой], e disse alla Volpe e al Gatto:
        - Andiamo pure: io vengo con voi.
        E partirono.
        Dopo aver camminato una mezza giornata arrivarono a una citta. Appena entrato in citta, Pinocchio vide tutte le strade popolate di cani spelacchiati, di pecore tosate, che tremavano dal freddo, di galline rimaste senza cresta, che chiedevano l’elemosina d’un chicco di granturco, di grosse farfalle, che non potevano piu volare, perche avevano venduto le loro bellissime ali colorite, e di pavoni tutti scodati.
        In mezzo a questa folla di accattoni e di poveri vergognosi, passavano alcune carrozze signorili con dentro o qualche Volpe, o qualche Gazza ladra.
        - E il Campo dei miracoli dov’e? - domando Pinocchio.
        - E qui a due passi.
        Detto fatto traversarono la citta e, usciti fuori dalle mura, si fermarono in un campo solitario che somigliava a tutti gli altri campi.
        - Eccoci giunti - disse la Volpe al burattino. - Ora chinati giu a terra, scava con le mani una piccola buca nel campo, e mettici dentro le monete d’oro.
        Pinocchio obbedi. Scavo la buca, ci pose le quattro monete d’oro che gli erano rimaste: edopo ricopri la buca con un po’ di terra.
        - Ora - disse la Volpe - va’ alla gora qui vicina, prendi una secchia d’acqua e annaffia il terreno dove hai seminato.
        Pinocchio ando alla gora, e perche non aveva una secchia, si levo di piedi una ciabatta e, riempitala d’acqua, annaffio la terra che copriva la buca. Poi domando:
        - C’e altro da fare?
        - Nient’altro - rispose la Volpe. - Ora possiamo andar via. Tu poi ritorna qui fra una ventina di minuti, e troverai l’arboscello coi rami tutti carichi di monete.
        Il povero burattino ringrazio mille volte la Volpe e il Gatto, e promise loro un bellissimo regalo.
        - Noi non vogliamo regali - risposero questi due malanni. - A noi ci basta di averti insegnato il modo di arricchire, e siamo contenti.
        Cio detto salutarono Pinocchio e se ne andarono per i fatti loro.
        19.Pinocchio e derubato delle sue monete d’oro, e per castigo, si busca quattro mesi di prigione
        Il burattino, ritornato in citta, comincio a contare i minuti; e, quando gli parve che fosse l’ora, riprese subito la strada che menava al Campo dei miracoli.
        E mentre camminava, il cuore gli batteva forte. E intanto pensava dentro di se: “E se invece di mille monete, ne trovassi su i rami dell’albero duemila?… E se invece di duemila, ne trovassi cinquemila? ese invece di cinquemila, ne trovassi centomila? Oh che bel signore diventerei!.. Vorrei avere un bel palazzo, mille cavallini di legno e mille scuderie, una cantina di rosoli, e una libreria tutta piena di canditi, di torte e di mandorlati”.
        Cosi fantasticando, giunse in vicinanza del campo, e li si fermo a guardare se per caso avesse potuto scorgere qualche albero coi rami carichi di monete: ma non vide nulla. Ando proprio su quella piccola buca, dove aveva sotterrato i suoi zecchini, e nulla. Allora divento pensieroso e tiro fuori una mano di tasca e si dette una lunghissima grattata di capo.
        In quel mentre senti una gran risata: voltatosi in su, vide sopra un albero un grosso Pappagallo.
        - Perche ridi? - gli domando Pinocchio.
        - Rido, perche nello spollaiarmi mi sono fatto il solletico sotto le ali.
        Il burattino non rispose. Ando alla gora e riempita d’acqua la solita ciabatta, si pose novamente ad annaffiare la terra, che ricopriva le monete d’oro.
        Quand’ecco un’altra risata.
        - Insomma - grido Pinocchio, arrabbiandosi - si puo sapere di che cosa ridi?
        - Rido di quei barbagianni, che credono a tutte le scioccherie e che si lasciano trappolare da chi e piu furbo di loro.
        - Parli forse di me?
        - Si, parlo di te; di te che sei cosi dolce di sale[91 - SEI COSI DOLCE DI SALE - ты такой глупый] da credere che i denari si possano seminare e raccogliere nei campi, come si seminano le zucche. Anch’io l’ho creduto una volta. Oggi mi son dovuto persuadere che per mettere insieme[92 - METTERE INSIEME - нажить / заработать] onestamente pochi soldi bisogna saperseli guadagnare o col lavoro delle proprie mani o coll’ingegno della propria testa.
        - Non ti capisco - disse il burattino.
        - Pazienza! Mi spieghero meglio - soggiunse il Pappagallo. - Sappi dunque che la Volpe e il Gatto sono tornati in questo campo: hanno preso le monete d’oro sotterrate, e poi sono fuggiti come il vento.
        Pinocchio resto a bocca aperta, e non volendo credere alle parole del Pappagallo, comincio colle mani e colle unghie a scavare il terreno che aveva annaffiato. E scava, scava, fece una buca profonda, ma le monete non c’erano piu.
        Preso allora dalla disperazione[93 - PRESO ALLORA DALLA DISPERAZIONE - в отчаянии / охваченный отчаянием], torno di corsa in citta e ando difilato in tribunale, per denunziare al giudice i due malandrini, che lo avevano derubato.
        Il giudice era una scimmia della razza dei Gorilla: una vecchia scimmia rispettabile per la sua grave eta, per la sua barba bianca e per i suoi occhiali d’oro, senza vetri, che era costretto a portare continuamente, a motivo d’una flussione d’occhi.
        Pinocchio racconto per filo e per segno[94 - PER FILO E PER SEGNO - во всех подробностях] l’iniqua frode, di cui era stato vittima; dette il nome, il cognome dei malandrini, e fini chiedendo giustizia.
        Il giudice lo ascolto con molta benignita; prese vivissima parte al racconto: s’inteneri: equando il burattino non ebbe piu nulla da dire, allungo la mano e suono il campanello.
        A quella scampanellata comparvero subito due cani mastini vestiti da giandarmi.
        Allora il giudice, accennando Pinocchio ai giandarmi, disse loro:
        - Quel povero diavolo e stato derubato di quattro monete d’oro: pigliatelo dunque, e mettetelo subito in prigione.
        Il burattino rimase di princisbecco[95 - RIMASE DI PRINCISBECCO - остолбенел] e voleva protestare: ma i giandarmi, a scanso di[96 - A SCANSO DI - во избежание] perditempi inutili, gli tapparono la bocca e lo condussero in gattabuia.
        E li v’ebbe a rimanere quattro mesi: quattro lunghissimi mesi. Ma il giovane Imperatore che regnava nella citta, avendo riportato una bella vittoria contro i suoi nemici, ordino grandi feste pubbliche, fuochi artificiali, e in segno di maggiore esultanza, volle che fossero aperte anche le carceri e mandati fuori tutti i malandrini.
        - Se escono di prigione gli altri, voglio uscire anch’io - disse Pinocchio al carceriere.
        - Voi no, - rispose il carceriere.
        - Domando scusa; - replico Pinocchio - sono un malandrino anch’io.
        - In questo caso avete mille ragioni - disse il carceriere; gli apri le porte della prigione e lo lascio scappare.
        20.Liberato dalla prigione, si avvia per tornare a casa della Fata; ma lungo la strada trova un serpente, e poi rimane preso alla tagliola
        [97 - LUNGO LA STRADA - по дороге]
        Figuratevi l’allegrezza di Pinocchio quando si senti libero: usci subito fuori della citta e riprese la strada, che doveva ricondurlo alla Casina della Fata.
        A cagione del tempo piovigginoso, la strada era diventata tutta un pantano e ci si andava fino a mezza gamba. Ma il burattino non se ne dava per inteso[98 - NON SE NE DAVA PER INTESO - не обращал внимания]. Correva a salti, e nel correre le pillacchere gli schizzavano fin sopra il berretto. Intanto andava dicendo fra se e se: “Quante disgrazie mi sono accadute… E me le merito! perche io sono un burattino testardo… e voglio far sempre tutte le cose a modo mio, senza dar retta a quelli che mi vogliono bene!.. Ma ora faccio di cambiar vita e di diventare un ragazzo ammodo e ubbidiente… E il mio babbo mi avra aspettato?… Ce lo trovero a casa della Fata? E tanto tempo, pover’uomo, che non lo vedo piu, che mi struggo di fargli mille carezze e di finirlo dai baci! E la Fata mi perdonera la brutta azione che le ho fatta?…”
        Nel tempo che diceva cosi, si fermo spaventato, e fece quattro passi indietro.
        Che cosa aveva veduto?
        Aveva veduto un grosso Serpente, disteso attraverso alla strada, che aveva la pelle verde, gli occhi di fuoco e la coda appuntata.
        Impossibile immaginarsi la paura del burattino: il quale, allontanatosi piu di mezzo chilometro, si mise a sedere, aspettando che il Serpente se ne andasse per i fatti suoi e lasciasse libero il passo della strada.
        Aspetto un’ora; due ore; tre ore: ma il Serpente era sempre la, e, anche di lontano, si vedeva il rosseggiare de’ suoi occhi di fuoco e la colonna di fumo che gli usciva dalla punta della coda.
        Allora Pinocchio si avvicino a pochi passi di distanza, e facendo una vocina dolce disse al Serpente:
        - Scusi, signor Serpente, che mi farebbe il piacere di tirarsi un pochino da una parte, tanto da lasciarmi passare?
        Fu lo stesso che dire al muro. Nessuno si mosse.
        Allora riprese colla solita vocina:
        - Deve sapere, signor Serpente, che io vado a casa, dove c’e il mio babbo che mi aspetta e che e tanto tempo che non lo vedo piu!..
        Aspetto un segno di risposta a quella domanda: ma la risposta non venne: anzi il Serpente, che fin allora pareva arzillo e pieno di vita, divento immobile. Gli occhi gli si chiusero e la coda gli smesse di fumare.
        - Che sia morto davvero?… - disse Pinocchio, e fece l’atto di scavalcarlo, per passare dall’altra parte della strada. Ma non aveva ancora finito di alzare la gamba, che il Serpente si rizzo all’improvviso: eil burattino, nel tirarsi indietro spaventato, inciampo e cadde per terra.
        E per l’appunto cadde cosi male, che resto col capo conficcato nel fango della strada e con le gambe ritte su in aria.
        Alla vista di quel burattino, che sgambettava con una velocita incredibile, il Serpente fu preso da una tal convulsione di risa, che ridi, ridi, ridi, alla fine, dallo sforzo del troppo ridere, gli si strappo una vena sul petto: equella volta mori davvero.
        Allora Pinocchio ricomincio a correre per arrivare a casa della Fata. Ma lungo la strada, non potendo piu reggere ai morsi terribili della fame, salto in un campo coll’intenzione di cogliere poche ciocche d’uva.!
        Appena giunto sotto la vite, crac… senti stringersi le gambe da due ferri taglienti.
        Il povero burattino era rimasto preso a una tagliola appostata da alcuni contadini per beccarvi alcune grosse faine, che erano il flagello di tutti i pollai del vicinato.
        21.Pinocchio e preso da un contadino, il quale lo costringe a far da cane di guardia a un pollaio
        Pinocchio si dette a piangere: ma erano pianti e grida inutili, perche li all’intorno non si vedevano case e dalla strada non passava anima viva.
        Intanto si fece notte.
        Un po’ per lo spasimo della tagliola che gli segava gli stinchi, e un po’ per la paura di trovarsi solo e al buio in mezzo a quei campi, il burattino principiava quasi a svenirsi; quando a un tratto, vedendosi passare una lucciola, la chiamo e le disse:
        - O Lucciolina, mi faresti la carita di liberarmi da questo supplizio?…
        - Povero figliolo! - replico la Lucciola. - Come mai sei rimasto colle gambe fra codesti ferri arrotati?
        - Sono entrato nel campo per cogliere due grappoli di quest’uva, e…
        - Ma l’uva era tua?
        - No…
        - E allora chi t’ha insegnato a portar via la roba degli altri?…
        - Avevo fame…
        - La fame, ragazzo mio, non e una buona ragione per potersi appropriare la roba che non e nostra…
        - E vero, e vero! - grido Pinocchio piangendo - ma un’altra volta non lo faro piu.
        A questo punto il dialogo fu interrotto da un piccolissimo rumore di passi, che si avvicinavano. Era il padrone del campo che veniva in punta di piedi a vedere se qualcuna di quelle faine fosse rimasta presa al trabocchetto della tagliola.
        E la sua meraviglia fu grandissima quando s’accorse che c’era rimasto preso un ragazzo.
        - Ah, ladro! - disse il contadino - dunque sei tu che mi porti via le galline?
        - Io no, io no! - grido Pinocchio. - Io sono entrato nel campo per prendere soltanto due grappoli d’uva!
        - Chi ruba l’uva e capacissimo di rubare anche i polli. Ti daro una lezione da ricordartene per un pezzo[99 - RICORDARTENE PER UN PEZZO - долго будешь его помнить].
        E aperta la tagliola, afferro il burattino per la collottola e lo porto di peso fino a casa, come si porterebbe un agnellino di latte.
        Arrivato che fu sull’aia dinanzi alla casa, lo scaravento in terra: etenendogli un piede sul collo, gli disse:
        - Oramai e tardi e voglio andare a letto. I nostri conti li aggiusteremo domani. Intanto, siccome oggi m’e morto il cane che mi faceva la guardia di notte, tu prenderai subito il suo posto. Tu mi farai da cane di guardia.
        Detto fatto, gl’infilo al collo un grosso collare tutto coperto di spunzoni di ottone. Al collare c’era attaccata una lunga catenella di ferro: ela catenella era fissata nel muro.
        - Se questa notte - disse il contadino - cominciasse a piovere, tu puoi andare a cuccia in quel casotto di legno, dove c’e sempre la paglia che ha servito di letto per quattr’anni al mio povero cane. E se per disgrazia venissero i ladri, ricordati di stare a orecchi ritti e di abbaiare.
        Dopo quest’ultimo avvertimento, il contadino entro in casa chiudendo la porta: eil povero Pinocchio rimase sull’aia piu morto che vivo, a motivo del freddo, della fame e della paura. E diceva piangendo:
        - Mi sta bene!.. Pur troppo mi sta bene! Ho voluto fare lo svogliato, ho voluto dar retta ai cattivi compagni, e per questo la fortuna mi perseguita sempre. Se fossi stato un ragazzino per bene, come ce n’e tanti; se avessi avuto voglia di studiare e di lavorare, se fossi rimasto in casa col mio povero babbo, a quest’ora non mi troverei qui a fare il cane di guardia alla casa di un contadino. Oh se potessi rinascere un’altra volta!..
        Fatto questo piccolo sfogo[100 - FARE UNO SFOGO - излить душу], che gli venne proprio dal cuore, entro dentro il casotto e si addormento.
        Упражнения
        1.ВЫБЕРИТЕ ПРАВИЛЬНЫЙ ВАРИАНТ:
        1.Il burattinaio dette a Pinocchio dieci monete d’oro.
        2.Il burattinaio dette a Pinocchio venti monete d’oro.
        3.Il burattinaio dette a Pinocchio cinque monete d’oro.
        4.Il burattinaio dette a Pinocchio tre monete d’oro.
        2.ВСТАВЬТЕ ПРОПУЩЕННОЕ СЛОВО:
        1.Ma non aveva ancora finito di alzare la ___, che il Serpente si rizzo all’improvviso come una molla scattata.
        2.In quel mentre senti una gran ___: voltatosi in su, vide sopra un albero un grosso Pappagallo.
        3.Nel tempo che parlavano cosi, Pinocchio ___ che il Gatto era zoppo dalla gamba destra davanti.
        4.Allora Pinocchio ___ a correre per arrivare a casa della Fata.
        3.ПОСТАВЬТЕ ГЛАГОЛЫ В НУЖНУЮ ФОРМУ:
        1.E la sua meraviglia (essere) grandissima quando (accorgersi) che ci (rimanere) preso un ragazzo.
        2. (vedere) un grosso Serpente, disteso attraverso alla strada, che (avere) la pelle verde, gli occhi di fuoco e la coda appuntata.
        3.Nel tempo che (dire) cosi, (fermarsi) spaventato, e (fare) quattro passi indietro.
        4.A quella scampanellata (comparire) subito due can mastini vestiti da giandarmi.
        4.ВЫБЕРИТЕ НУЖНЫЙ ГЛАГОЛ:
        Il povero burattino ____ mille volte la Volpe e il Gatto.
        1.aiuto
        2.ringrazio
        3.borboglio
        4.rise
        5.ОТВЕТЬТЕ НА ВОПРОСЫ:
        1.Perche Mangiafoco perdona a Pinocchio?
        2.Dove va Pinocchio con la Volpe e il Gatto?
        3.Che cosa ha mangiato il burattino all’osteria?
        4.Che cosa hanno fatto gli assassini con Pinocchio?
        5.Raccontare il testo.
        Ответы:
        1.Il burattinaio dette Pinocchio a cinque monete d’oro.
        2. 1. gamba. 2. risata. 3. si accorse. 4. ricomincio.
        3. 1. fu, s’accorse, era rimasto. 2. aveva veduto, aveva. 3. diceva, si fermo, fece. 4. comparvero.
        4.ringrazio.
        22.Pinocchio scopre i ladri, e in ricompensa di essere stato fedele vien posto in liberta
        Ed era gia piu di due ore che dormiva; quando verso la mezzanotte fu svegliato da un bisbiglio e da un pissi-pissi di vocine strane. Messa fuori la punta del naso dalla buca del casotto, vide riunite a consiglio quattro bestiole di pelame scuro, che parevano gatti. Ma non erano gatti: erano faine, ghiottissimi d’uova e di pollastrine giovani. Una di queste faine ando alla buca del casotto e disse sottovoce:
        - Buona sera, Melampo.
        - Io non mi chiamo Melampo - rispose il burattino.
        - O dunque chi sei?
        - Io sono Pinocchio.
        - E che cosa fai costi?
        - Faccio il cane di guardia.
        - O Melampo dov’e? dov’e il vecchio cane, che stava in questo casotto?
        - E morto questa mattina.
        - Morto? Povera bestia!.. Era tanto buono!.. Ma anche te mi sembri un cane di garbo.
        - Domando scusa, io non sono un cane!..
        - O chi sei?
        - Io sono un burattino.
        - E fai da cane di guardia?
        - Pur troppo: per mia punizione!..
        - Ebbene, io ti propongo gli stessi patti, che avevo col defunto Melampo: esarai contento. Noi verremo una volta la settimana a visitare di notte questo pollaio, e porteremo via otto galline. Di queste galline, sette le mangeremo noi, e una la daremo a te, a condizione[101 - A CONDIZIONE - при условии / с уговором] che tu faccia finta di dormire e non ti venga mai l’estro di abbaiare e di svegliare il contadino.
        - E Melampo faceva proprio cosi? - domando Pinocchio.
        - Faceva cosi, e fra noi e lui, siamo andati sempre d’accordo. Dormi dunque tranquillamente, e stai sicuro che prima di partire di qui, ti lasceremo sul casotto una gallina pelata per la colazione di domani. Ci siamo intesi bene?
        - Anche troppo bene!.. - rispose Pinocchio: etentenno il capo in un modo minaccioso, come se avesse voluto dire: - Fra poco ci riparleremo!..
        Quando le quattro faine andarono al pollaio, che rimaneva appunto vicinissimo al casotto del cane; eaperta a furia di denti la porticina di legno, che ne chiudeva l’entrata, vi sgusciarono dentro, una dopo l’altra. Ma non erano ancora finite d’entrare, che sentirono la porticina richiudersi.
        Quello che l’aveva richiusa era Pinocchio; il quale, non contento di averla richiusa, vi poso davanti per maggior sicurezza una grossa pietra.
        E poi comincio ad abbaiare: bu-bu-bu-bu.
        A quell’abbaiata, il contadino salto il letto, e preso il fucile e affacciatosi alla finestra, domando:
        - Che c’e di nuovo?
        - Ci sono i ladri! - rispose Pinocchio.
        - Dove sono?
        - Nel pollaio.
        - Ora scendo subito.
        E difatti il contadino scese: entro di corsa nel pollaio, e dopo avere acchiappate e rinchiuse in un sacco le quattro faine, disse loro con accento di vera contentezza:
        - Alla fine siete cascate nelle mie mani! Potrei punirvi, ma no! Mi contentero, invece, di portarvi domani all’oste del vicino paese, il quale vi spellera e vi cucinera a uso lepre dolce e forte.
        Quindi, avvicinatosi a Pinocchio, comincio a fargli molte carezze, e, fra le altre cose, gli domando:
        - Com’hai fatto a scoprire il complotto di queste quattro ladroncelle? E dire che Melampo, il mio fido Melampo, non s’era mai accorto di nulla!..
        Il burattino, allora, avrebbe potuto raccontare quel che sapeva; ma ricordatosi che il cane era morto, penso subito dentro di se: - A che serve accusare i morti?… I morti son morti, e la miglior cosa che si possa fare e quella di lasciarli in pace!..
        - All’arrivo delle faine sull’aia, eri sveglio o dormivi? - continuo a chiedergli il contadino.
        - Dormivo - rispose Pinocchio - ma le faine mi hanno svegliato coi loro chiacchiericci, e una e venuta al casotto per dirmi: “Se prometti di non abbaiare, e di non svegliare il padrone, noi ti regaleremo una pollastra pelata!..” Capite, eh? Perche bisogna sapere che io sono un burattino, che avro tutti i difetti di questo mondo: ma non avro mai quello di star di balla e di reggere il sacco[102 - REGGERE IL SACCO - быть сообщником] alla gente disonesta!
        - Bravo ragazzo! - grido il contadino, battendogli su una spalla. - Cotesti sentimenti ti fanno onore: eper provarti la mia grande soddisfazione, ti lascio libero fin d’ora di tornare a casa.
        23.Pinocchio piange la morte della bella Bambina dai capelli turchini: poi trova un Colombo, che lo porta sulla riva del mare, e li si getta nell’acqua per andare in aiuto del suo babbo Geppetto
        Appena Pinocchio non senti piu il peso durissimo e umiliante di quel collare intorno al collo, si pose a scappare attraverso ai campi, e non si fermo un solo minuto finche non ebbe raggiunta la strada maestra, che doveva ricondurlo alla Casina della Fata.
        Arrivato sulla strada maestra, si volto in giu a guardare nella pianura, e vide benissimo il bosco, dove aveva incontrato la Volpe e il Gatto: vide, fra mezzo agli alberi, la cima di quella Quercia grande, ma, guarda di qui, guarda di la, non gli fu possibile di vedere la piccola casa della bella Bambina dai capelli turchini.
        Allora ebbe una specie di tristo presentimento, e datosi a correre con quanta forza gli rimaneva nelle gambe, si trovo in pochi minuti sul prato, dove era una volta la Casina bianca. Ma c’era, invece, una piccola pietra di marmo, sulla quale si leggevano queste dolorose parole:
        QUI GIACE
        LA BAMBINA DAI CAPELLI TURCHINI
        MORTA DI DOLORE
        PER ESSERE STATA ABBANDONATA DAL SUO
        FRATELLINO PINOCCHIO
        Come rimanesse il burattino, quand’ebbe compitate alla peggio quelle parole, lo lascio pensare a voi. Cadde a terra, e coprendo di mille baci quel marmo, dette in un grande scoppio di pianto. Pianse tutta la notte, e la mattina dopo, sul far del giorno, piangeva sempre.
        E piangendo diceva: “O Fatina mia, perche sei morta?… perche, invece di te, non sono morto io, che sono tanto cattivo, mentre tu eri tanto buona?… E il mio babbo dove sara? O Fatina mia, dimmi dove posso trovarlo, che voglio stare sempre con lui, e non lasciarlo piu! piu! piu!.. O Fatina mia, dimmi che non e vero che sei morta!.. se vuoi bene al tuo fratellino, ritorna viva come prima!.. Non ti dispiace a vedermi solo, abbandonato da tutti?… Ora che ho perduto te e il mio babbo, chi mi dara da mangiare? Dove andero a dormire la notte? Oh! sarebbe meglio, cento volte meglio, che morissi anch’io! Si, voglio morire! ih! ih! ih!..”
        Intanto passo su per aria un grosso Colombo, il quale soffermatosi, a ali distese, gli grido da una grande altezza:
        - Dimmi, bambino, che cosa fai costaggiu?
        - Non lo vedi? piango! - disse Pinocchio alzando il capo verso quella voce.
        - Dimmi - soggiunse allora il Colombo - non conosci per caso fra i tuoi compagni, un burattino, che ha nome Pinocchio?
        - Pinocchio?… Hai detto Pinocchio? - ripete il burattino saltando subito in piedi. - Pinocchio sono io!
        Il Colombo, a questa risposta, si calo velocemente e venne a posarsi a terra. Era piu grosso di un tacchino.
        - Conoscerai dunque anche Geppetto! - domando al burattino.
        - E il mio povero babbo! Ti ha forse parlato di me? Mi conduci da lui? ma e sempre vivo? rispondimi per carita; esempre vivo?
        - L’ho lasciato tre giorni fa sulla spiaggia del mare.
        - Che cosa faceva?
        - Si fabbricava una piccola barchetta, per traversare l’Oceano. Quel pover’uomo sono piu di quattro mesi che gira per il mondo in cerca di te: ora ha voluto cercarti nei paesi lontani del nuovo mondo.
        - Quanto c’e di qui alla spiaggia? - domando Pinocchio.
        - Piu di mille chilometri.
        - Mille chilometri? O Colombo mio, che bella cosa potessi avere le tue ali!..
        - Se vuoi venire, ti ci porto io.
        - Come?
        - A cavallo sulla mia groppa. Sei peso dimolto?
        - Son leggiero come una foglia.
        E li, senza stare a dir altro, Pinocchio salto sulla groppa al Colombo; emessa una gamba di qui e l’altra di la, come fanno i cavallerizzi.
        Il Colombo prese l’aire[103 - PRESE L’AIRE - разбежался] e in pochi minuti arrivo col volo tanto in alto, che toccava quasi le nuvole. Giunto a quell’altezza straordinaria, il burattino ebbe la curiosita di voltarsi in giu a guardare: efu preso da tanta paura che, per evitare il pericolo di venir di sotto, si avviticchio colle braccia al collo della sua piumata cavalcatura.
        Volarono tutto il giorno. Sul far della sera[104 - SUL FAR DELLA SERA - под вечер], il Colombo disse:
        - Ho una gran sete!
        - E io una gran fame! - soggiunse Pinocchio.
        - Fermiamoci a questa colombaia pochi minuti; edopo ci rimetteremo in viaggio, per essere domattina all’alba sulla spiaggia del mare.
        Entrarono in una colombaia deserta, dove c’era soltanto una catinella piena d’acqua e un cestino ricolmo di vecce.
        Il burattino, in tempo di vita sua, non aveva mai potuto patire le vecce, ma quella sera ne mangio a strippapelle[105 - MANGIO A STRIPPAPELLE - наелся до отвала], e quando l’ebbe quasi finite, si volto al Colombo e gli disse:
        - Non avrei mai creduto che le vecce fossero cosi buone!
        - Bisogna persuadersi, ragazzo mio, - replico il Colombo - che quando non c’e altro da mangiare, anche le vecce diventano squisite! La fame non ha capricci ne ghiottonerie!
        Fatto alla svelta[106 - ALLA SVELTA - наскоро] un piccolo spuntino, si riposero in viaggio, e via! La mattina dopo arrivarono sulla spiaggia del mare.
        Il Colombo poso a terra Pinocchio e riprese subito il volo e spari.
        La spiaggia era piena di gente che urlava e gesticolava, guardando verso il mare.
        - Che cos’e accaduto? - domando Pinocchio a una vecchina.
        - Gli e accaduto che un povero babbo, avendo perduto il figliolo, gli e voluto entrare in una barchetta per andare a cercarlo di la dal mare; eil mare oggi e molto cattivo e la barchetta sta per andare sott’acqua…
        - Dov’e la barchetta?
        - Eccola laggiu, diritta al mio dito - disse la vecchia, accennando una piccola barca che, veduta a quella distanza, pareva un guscio di noce con dentro un omino piccino.
        Pinocchio appunto gli occhi da quella parte, e dopo aver guardato attentamente, caccio un urlo[107 - CACCIO UN URLO - испустил вопль] acutissimo gridando:
        - Gli e il mi’ babbo! gli e il mi’ babbo!
        Intanto la barchetta ora spariva fra i grossi cavalloni, ora tornava a galleggiare: ePinocchio, ritto sulla punta di un alto scoglio, non finiva piu dal chiamare il suo babbo per nome, e dal fargli molti segnali colle mani e perfino col berretto che aveva in capo.
        E parve che Geppetto riconoscesse il figliolo, perche si levo il berretto anche lui e lo saluto e, a furia di gesti, gli fece capire che sarebbe tornato volentieri indietro; ma il mare era tanto grosso, che gl’impediva di lavorare col remo e di potersi avvicinare alla terra.
        Tutt’a un tratto venne una terribile ondata, e la barca spari. Aspettarono che la barca tornasse a galla[108 - A GALLA - на поверхности]; ma la barca non si vide piu tornare.
        - Pover’uomo - dissero allora i pescatori, e brontolando sottovoce una preghiera, si mossero per tornarsene alle loro case. Ma udirono un urlo disperato, e voltandosi indietro, videro un ragazzetto che si gettava in mare gridando:
        - Voglio salvare il mio babbo!
        Pinocchio, essendo tutto di legno, galleggiava e nuotava come un pesce. Ora si vedeva sparire sott’acqua, portato dall’impeto dei flutti, ora riappariva fuori a grandissima distanza dalla terra. Alla fine lo persero d’occhio e non lo videro piu.
        - Povero ragazzo! - dissero allora i pescatori, e brontolando sottovoce una preghiera, tornarono alle loro case.
        24.Pinocchio arriva all’isola delle “Api industriose” e ritrova la Fata
        Pinocchio, animato dalla speranza di arrivare in tempo a dare aiuto al suo povero babbo, nuoto tutta la notte.
        E che orribile notte fu quella! Diluvio, grandino, tuono spaventosamente.
        Sul far del mattino, gli riusci di vedere poco distante una lunga striscia di terra. Era un’isola in mezzo al mare.
        Allora fece di tutto per arrivare a quella spiaggia: ma inutilmente. Le onde, rincorrendosi e accavallandosi, se lo abballottavano fra di loro. Alla fine, e per sua buona fortuna, venne un’ondata tanto prepotente, che lo scaravento sulla rena del lido.
        Il colpo fu cosi forte che, battendo in terra, gli crocchiarono tutte le costole e tutte le congiunture: ma si consolo subito col dire:
        - Anche per questa volta l’ho scampata bella!
        Intanto a poco a poco il cielo si rassereno; il sole apparve fuori in tutto il suo splendore, e il mare divento tranquillissimo e buono come un olio.
        Allora il burattino distese i suoi panni al sole per rasciugarli, e si pose a guardare di qua e di la se per caso avesse potuto scorgere su quella immensa spianata d’acqua una piccola barchetta con un omino dentro. Ma dopo aver guardato ben bene, non vide altro dinanzi a se che cielo, mare e qualche vela di bastimento, ma cosi lontana lontana, che pareva una mosca.
        - Sapessi almeno come si chiama quest’isola! - andava dicendo. - Sapessi almeno se quest’isola e abitata da gente che non abbia il vizio di attaccare i ragazzi ai rami degli alberi! ma a chi mai posso domandarlo? achi, se non c’e nessuno?…
        Quest’idea di trovarsi solo, solo, in mezzo a quel gran paese disabitato, gli messe addosso tanta malinconia, che stava li li per piangere; quando tutt’a un tratto vide passare, a poca distanza dalla riva, un grosso pesce, che se ne andava per i fatti suoi, con tutta la testa fuori dell’acqua.
        Non sapendo come chiamarlo per nome, il burattino gli grido a voce alta, per farsi sentire:
        - Ehi, signor pesce, che mi permetterebbe una parola?
        - Anche due - rispose il pesce, il quale era un Delfino cosi garbato, come se ne trovano pochi in tutti i mari del mondo.
        - Mi farebbe il piacere di dirmi se in quest’isola vi sono dei paesi dove si possa mangiare, senza pericolo d’esser mangiati?
        - Ve ne sono sicuro - rispose il Delfino. - Anzi, ne troverai uno poco lontano di qui.
        - E che strada si fa per andarvi?
        - Devi prendere quella viottola la, a mancina[109 - A MANCINA - слева], e camminare sempre diritto. Non puoi sbagliare.
        - Mi dica un’altra cosa. Lei che passeggia tutto il giorno e tutta la notte per il mare, non avrebbe incontrato per caso una piccola barchettina con dentro il mi’ babbo?
        - E chi e il tuo babbo?
        - Lui e il piu babbo buono del mondo, come io sono il figliolo piu cattivo che si possa dare.
        - Colla burrasca che ha fatto questa notte - rispose il Delfino - la barchetta sara andata sott’acqua.
        - E il mio babbo?
        - A quest’ora l’avra inghiottito il terribile pescecane.
        - Che e grosso dimolto questo pescecane? - domando Pinocchio, che di gia cominciava a tremare dalla paura.
        - Se gli e grosso!.. - replico il Delfino. - Ti diro che e piu grosso di un casamento di cinque piani, ed ha una bocca cosi larga e profonda, che ci passerebbe tutto il treno della strada ferrata.
        - Mamma mia! - grido spaventato il burattino; erivestitosi in fretta, si volto al Delfino e gli disse:
        - Arrivedella, signor pesce: scusi tanto l’incomodo e mille grazie della sua garbatezza.
        Detto cio, prese subito la viottola e comincio a camminare di un passo svelto. E a ogni piu piccolo rumore che sentiva, si voltava subito a guardare indietro, per la paura di vedersi inseguire da quel terribile pescecane.
        Dopo aver camminato piu di mezz’ora, arrivo a un piccolo paese detto “il paese delle Api industriose”. Le strade formicolavano di persone che correvano di qua e di la per le loro faccende: tutti lavoravano, tutti avevano qualche cosa da fare.
        - Ho capito; - disse subito quello svogliato di Pinocchio - questo paese non e fatto per me! Io non son nato per lavorare!
        Intanto la fame lo tormentava; perche erano oramai passate ventiquattr’ore che non aveva mangiato piu nulla.
        Che fare?
        Non gli restavano che due modi per potersi sdigiunare: ochiedere un po’ di lavoro, o chiedere in elemosina un soldo o un boccon di pane.
        A chiedere l’elemosina si vergognava: perche il suo babbo gli aveva predicato sempre che l’elemosina hanno il diritto di chiederla solamente i vecchi e gl’infermi. Tutti gli altri hanno l’obbligo di lavorare: ese non lavorano e patiscono la fame, tanto peggio per loro.
        In quel frattempo, passo per la strada un uomo tutto sudato, il quale da se solo tirava con gran fatica due carretti carichi di carbone.
        Pinocchio gli si accosto e gli disse sottovoce:
        - Mi fareste la carita di darmi un soldo, perche mi sento morir dalla fame?
        - Non un soldo solo - rispose il carbonaio - ma te ne do quattro, a patto che[110 - A PATTO CHE - с условием, чтобы] tu m’aiuti a tirare fino a casa questi due carretti di carbone.
        - Mi meraviglio! - rispose il burattino quasi offeso; —io non ho mai tirato il carretto!
        - Meglio per te! - rispose il carbonaio. - Allora, ragazzo mio, se ti senti davvero morir dalla fame, mangia due belle fette della tua superbia.
        Dopo pochi minuti passo per la via un muratore, che portava sulle spalle un corbello di calcina.
        - Fareste, galantuomo, la carita d’un soldo a un povero ragazzo?
        - Volentieri; vieni con me a portar calcina - rispose il muratore - e invece d’un soldo, te ne daro cinque.
        - Ma la calcina e pesa - replico Pinocchio - e io non voglio durar fatica.
        - Se non vuoi durar fatica, allora, ragazzo mio, divertiti a sbadigliare.
        In men di mezz’ora passarono altre venti persone: ea tutte Pinocchio chiese un po’ d’elemosina, ma tutte gli risposero:
        - Non ti vergogni? Invece di fare il bighellone per la strada, va’ piuttosto a cercarti un po’ di lavoro, e impara a guadagnarti il pane!
        Finalmente passo una buona donna che portava due brocche d’acqua.
        - Vi contentate, buona donna, che io beva una sorsata d’acqua dalla vostra brocca? - disse Pinocchio.
        - Bevi pure, ragazzo mio! - disse la donna, posando le due brocche in terra.
        Quando Pinocchio ebbe bevuto, borbotto a mezza voce:
        - La sete me la son levata! Cosi mi potessi levar la fame!..
        La buona donna soggiunse subito:
        - Se mi aiuti a portare a casa una di queste brocche d’acqua, ti daro un pezzo di pane.
        Pinocchio guardo la brocca e non rispose ne si ne no.
        - E insieme col pane ti daro un bel piatto di cavolfiore condito coll’olio e coll’aceto - soggiunse la buona donna.
        Pinocchio non rispose ne si ne no.
        - E dopo il cavolfiore ti daro un bel confetto ripieno di rosolio.
        Alle seduzioni di quest’ultima ghiottoneria, Pinocchio non seppe piu resistere e disse:
        - Pazienza! vi portero la brocca fino a casa!
        La brocca era molto pesa, e il burattino si rassegno a portarla in capo.
        Arrivati a casa, la buona donna fece sedere Pinocchio a una piccola tavola, e gli pose davanti il pane, il cavolfiore condito e il confetto.
        Pinocchio non mangio, ma diluvio.
        Calmati i morsi rabbiosi della fame, allora alzo il capo per ringraziare la sua benefattrice: ma caccio un lunghissimo ohhh! di meraviglia, e rimase la incantato, cogli occhi spalancati.
        - Che cos’e mai tutta questa meraviglia? - disse ridendo la buona donna.
        - Egli e… - rispose balbettando Pinocchio - egli e…, che voi mi somigliate… voi mi rammentate… si, si, si, la stessa voce… gli stessi occhi… gli stessi capelli… anche voi avete i capelli turchini… come lei!.. O Fatina mia!.. oFatina mia!.. ditemi che siete voi, proprio voi!.. Non mi fate piu piangere!
        E nel dir cosi, Pinocchio piangeva, e gettatosi ginocchioni per terra, abbracciava i ginocchi di quella donna.
        25.Pinocchio promette alla Fata di esser buono e di studiare, perche e stufo di fare il burattino e vuol diventare un bravo ragazzo
        [111 - E STUFO - ему надоело]
        In sulle prime, la buona donnina comincio col dire che lei non era la piccola Fata dai capelli turchini: ma poi, vedendosi oramai scoperta, disse a Pinocchio:
        - Birba d’un burattino! Come mai ti sei accorto che ero io?
        - Gli e il gran bene che vi voglio, quello che me l’ha detto.
        - Ti ricordi, eh? Mi lasciasti bambina, e ora mi ritrovi donna; tanto donna, che potrei quasi farti da mamma.
        - E io vi chiamero la mia mamma. Gli e tanto tempo che mi struggo di avere una mamma come tutti gli altri ragazzi!.. Ma come avete fatto a crescere cosi presto?
        - E un segreto.
        - Insegnatemelo: vorrei crescere un poco anch’io.
        - Ma tu non puoi crescere - replico la Fata.
        - Perche?
        - Perche i burattini non crescono mai. Nascono burattini, vivono burattini e muoiono burattini.
        - Oh! sono stufo di far sempre il burattino! - grido Pinocchio, dandosi uno scappellotto. - Sarebbe ora che diventassi anch’io un uomo…
        - E lo diventerai, se saprai meritarlo…
        - Davvero? E che posso fare per meritarmelo?
        - Una cosa facilissima: avvezzarti a essere un ragazzino perbene.
        - O che forse non sono?
        - Tutt’altro! I ragazzi perbene sono ubbidienti, e tu invece…
        - E io non ubbidisco mai.
        - I ragazzi perbene prendono amore allo studio e al lavoro, e tu…
        - E io, invece, faccio il vagabondo tutto l’anno.
        - I ragazzi perbene dicono sempre la verita…
        - E io sempre le bugie.
        - I ragazzi perbene vanno volentieri alla scuola…
        - E a me la scuola mi fa venire i dolori di corpo. Ma da oggi in poi voglio mutar vita.
        - Me lo prometti?
        - Lo prometto. Voglio diventare un ragazzino perbene, e voglio essere la consolazione del mio babbo… Dove sara il mio povero babbo a quest’ora?
        - Non lo so.
        - Avro mai la fortuna di poterlo rivedere e abbracciare?
        - Credo di si: anzi ne sono sicura.
        A questa risposta fu tale e tanta la contentezza di Pinocchio, che prese le mani alla Fata e comincio a baciargliele. Poi le domando:
        - Dimmi, mammina: dunque non e vero che tu sia morta?
        - Par di no - rispose sorridendo la Fata.
        - Se tu sapessi che dolore che provai, quando lessi qui giace…
        - Lo so: ed e per questo che ti ho perdonato. La sincerita del tuo dolore mi fece conoscere che tu avevi il cuore buono. Ecco perche son venuta a cercarti fin qui. Io saro la tua mamma…
        - Oh! che bella cosa! - grido Pinocchio saltando dall’allegrezza.
        - Tu mi ubbidirai e farai sempre quello che ti diro io.
        - Volentieri, volentieri, volentieri!
        - Fino da domani - soggiunse la Fata - tu comincerai coll’andare a scuola.
        Pinocchio divento subito un po’ meno allegro.
        - Poi sceglierai a tuo piacere un’arte o un mestiere…
        Pinocchio divento serio.
        - Che cosa brontoli fra i denti? - domando la Fata con accento risentito.
        - Dicevo… - mugolo il burattino a mezza voce - che oramai per andare a scuola mi pare un po’ tardi…
        - No. Tieni a mente che per istruirsi e per imparare non e mai tardi.
        - Ma io non voglio fare ne arti ne mestieri…
        - Perche?
        - Perche a lavorare mi par fatica.
        - Ragazzo mio, - disse la Fata - quelli che dicono cosi, finiscono quasi sempre o in carcere o allo spedale. L’uomo nasca ricco o povero, e obbligato in questo mondo a far qualcosa, a occuparsi, a lavorare. Guai a lasciarsi prendere dall’ozio! L’ozio e una bruttissima malattia e bisogna guarirla subito, fin da bambini: se no, quando siamo grandi, non si guarisce piu.
        Queste parole toccarono l’animo di Pinocchio, il quale rialzando vivacemente la testa, disse alla Fata:
        - Io studiero, io lavorero, io faro tutto quello che mi dirai, perche, insomma, la vita del burattino mi e venuta a noia, e voglio diventare un ragazzo. Me l’hai promesso, non e vero?
        - Te l’ho promesso, e ora dipende da te.
        26.Pinocchio va co’ suoi compagni di scuola in riva al mare, per vedere il terribile Pescecane
        Il giorno dopo Pinocchio ando alla Scuola comunale.
        Figuratevi quelle birbe di ragazzi, quando videro entrare nella loro scuola un burattino! Fu una risata, che non finiva piu. Chi gli faceva uno scherzo, chi un altro: chi gli levava il berretto di mano: chi gli tirava il giubbettino di dietro; chi si provava a fargli coll’inchiostro due grandi baffi sotto il naso, e chi si attentava perfino a legargli dei fili ai piedi e alle mani, per farlo ballare.
        Per un poco Pinocchio uso disinvoltura e tiro via; ma finalmente, sentendosi scappar la pazienza, si rivolse a quelli che piu lo tafanavano e si pigliavano gioco di lui, e disse loro a muso duro[112 - A MUSO DURO - решительно]:
        - Badate, ragazzi: io non son venuto qui per essere il vostro buffone. Io rispetto gli altri e voglio esser rispettato.
        - Bravo berlicche! Hai parlato come un libro stampato! - urlarono quei monelli: euno di loro allungo la mano coll’idea di prendere il burattino per la punta del naso.
        Ma non fece a tempo: perche Pinocchio stese la gamba sotto la tavola e gli consegno una pedata negli stinchi.
        - Ohi! che piedi duri! - urlo il ragazzo stropicciandosi il livido che gli aveva fatto il burattino.
        - E che gomiti!.. anche piu duri dei piedi! - disse un altro che, per i suoi scherzi sguaiati, s’era beccata una gomitata nello stomaco.
        Fatto sta che dopo quel calcio e quella gomitata, Pinocchio acquisto subito la stima e la simpatia di tutti i ragazzi di scuola: etutti gli facevano mille carezze e tutti gli volevano un ben dell’anima[113 - VOLEVANO UN BEN DELL’ANIMA - полюбили].
        E anche il maestro se ne lodava, perche lo vedeva attento, studioso, intelligente, sempre il primo a entrare nella scuola, sempre l’ultimo a rizzarsi in piedi, a scuola finita.
        Il solo difetto che avesse era quello di bazzicare troppi compagni: efra questi, c’erano molti monelli conosciutissimi per la loro poca voglia di studiare.
        Il maestro lo avvertiva tutti i giorni, e anche la buona Fata non mancava di dirgli e di ripetergli piu volte:
        - Bada, Pinocchio! Quei tuoi compagni di scuola finiranno prima o poi col farti perdere l’amore allo studio e col tirarti addosso qualche grossa disgrazia.
        - Non c’e pericolo! - rispondeva il burattino, e toccandosi coll’indice in mezzo alla fronte, come per dire: “C’e tanto giudizio qui dentro!”
        Ora avvenne che un bel giorno, mentre camminava verso la scuola, incontro un branco dei soliti compagni, che, andandogli incontro, gli dissero:
        - Sai la gran notizia?
        - No.
        - Qui nel mare vicino e arrivato un Pescecane.
        - Davvero?… Che sia quel medesimo Pescecane di quando affogo il mio povero babbo?
        - Noi andiamo alla spiaggia per vederlo. Vuoi venire anche tu?
        - Io no: io voglio andare a scuola.
        - Che t’importa della scuola? Alla scuola ci anderemo domani. Con una lezione di piu o con una di meno, si rimane sempre gli stessi somari.
        - E il maestro che dira?
        - Il maestro si lascia dire. E pagato apposta per brontolare tutti i giorni.
        - E la mia mamma?
        - Le mamme non sanno mai nulla - risposero quei malanni.
        - Sapete che cosa faro? - disse Pinocchio. - Il Pescecane voglio vederlo per certe mie ragioni… ma andero a vederlo dopo la scuola.
        - Povero giucco! - ribatte uno del branco. - Che credi che un pesce di quella grossezza voglia star li a fare il comodo tuo? Appena s’e annoiato, piglia il dirizzone per un’altra parte.
        - Quanto tempo ci vuole di qui alla spiaggia? - domando il burattino.
        - Fra un’ora, siamo andati e tornati.
        - Dunque, via! echi piu corre, e piu bravo! - grido Pinocchio.
        Dato cosi il segnale della partenza, quel branco di modelli, coi loro libri e i loro quaderni sotto il braccio, si messero a correre attraverso ai campi: ePinocchio era sempre avanti a tutti: pareva che avesse le ali ai piedi.
        Di tanto in tanto[114 - DI TANTO IN TANTO - иногда], voltandosi indietro, canzonava i suoi compagni rimasti a una bella distanza, e nel vederli ansanti, trafelati, polverosi e con tanto di lingua fuori, se la rideva proprio di cuore. Lo sciagurato non sapeva a quali paure e a quali orribili disgrazie andava incontro!..
        27.Gran combattimento fra Pinocchio e i suoi compagni: uno de’ quali essendo rimasto ferito, Pinocchio viene arrestato dai carabinieri
        Giunto che fu sulla spiaggia, Pinocchio dette subito una grande occhiata sul mare; ma non vide nessun Pescecane. Il mare era tutto liscio.
        - O il Pescecane dov’e? - domando, voltandosi ai compagni.
        - Sara andato a far colazione - rispose uno di loro, ridendo.
        - O si sara buttato sul letto per fare un sonnellino - aggiunse un altro, ridendo piu forte che mai.
        Da quelle risposte sconclusionate, Pinocchio capi che i suoi compagni gli avevano fatto una brutta celia, disse loro con voce di bizza:
        - E ora? che sugo ci avete trovato a darmi ad intendere la storiella del Pescecane?
        - Il sugo c’e sicuro!.. - risposero in coro quei monelli.
        - E sarebbe?
        - Quello di farti perdere la scuola e di farti venire con noi. Non ti vergogni a mostrarti tutti i giorni cosi preciso alla lezione? Non ti vergogni a studiar tanto, come fai?
        - E se io studio, che cosa ve ne importa?
        - A noi ce ne importa moltissimo, perche ci costringi a fare una brutta figura[115 - FARE UNA BRUTTA FIGURA - опозорить / произвести плохое впечатление] col maestro…
        - Perche?
        - Perche gli scolari che studiano, fanno sempre scomparire quelli, come noi, che non hanno voglia di studiare. E noi non vogliamo scomparire!
        - E allora che cosa devo fare per contentarvi?
        - Devi prendere a noia, anche tu, la scuola, la lezione e il maestro, che sono i nostri tre grandi nemici.
        - E se io volessi seguitare a studiare?
        - Noi non ti guarderemo piu in faccia, e alla prima occasione ce la pagherai!..
        - In verita mi fate quasi ridere - disse il burattino.
        - Ehi, Pinocchio! - grido allora il piu grande di quei ragazzi. - Non venir qui a fare lo smargiasso: non venir qui a far tanto il galletto[116 - FAR IL GALLETTO - петушиться]! Ricordati che tu sei solo e noi siamo sette.
        - Sette come i peccati mortali - disse Pinocchio con una gran risata.
        - Pinocchio! chiedici scusa dell’offesa… o se no, guai a te!..
        - Cucu! - fece il burattino, in segno di canzonatura.
        - Pinocchio! la finisce male!..
        - Cucu!
        - Ora il cucu te lo daro io! - grido il piu ardito di quei monelli.
        E nel dir cosi gli appiccico un pugno nel capo.
        Ma fu botta e risposta; perche il burattino rispose subito con un altro pugno: eli, da un momento all’altro, il combattimento divento generale.
        Pinocchio, sebbene fosse solo, si difendeva come un eroe. Dove i suoi piedi potevano arrivare e toccare, ci lasciavano sempre un livido per ricordo.
        Allora i ragazzi pensarono bene di metter mano ai proiettili; esciolti i fagotti de’ loro libri di scuola, cominciarono a scagliare contro di lui i Sillabari, le Grammatiche, i Racconti del Thouar, il Pulcino della Baccini e altri libri scolastici: ma il burattino, che era d’occhio svelto, faceva sempre civetta[117 - FAR CIVETTA - пригнуться] a tempo, sicche i volumi andavano tutti a cascare nel mare.
        I pesci, credendo che quei libri fossero roba da mangiare, correvano a frotte a fior d’acqua[118 - A FIOR DI - на поверхность]; ma dopo avere abboccata qualche pagina o qualche frontespizio, la risputavano subito.
        Intanto il combattimento s’inferociva sempre piu, quand’ecco che un grosso Granchio, che era uscito fuori dall’acqua e s’era adagio adagio arrampicato fin sulla spiaggia, grido:
        - Smettetela, birichini che non siete altro! Queste guerre manesche raramente vanno a finir bene. Qualche disgrazia accade sempre!..
        Povero Granchio! Fu lo stesso che avesse predicato al vento[119 - AVESSE PREDICATO AL VENTO - говорил впустую.]. Anzi quella birba di Pinocchio gli disse:
        - Chetati, Granchio dell’uggia! Va’ piuttosto a letto!..
        In quel frattempo i ragazzi occhiarono li a poca distanza il fagotto dei libri del burattino, e se ne impadronirono.
        Fra questi libri, v’era un volume rilegato in cartoncino grosso, colla costola e colle punte di cartapecora. Era un Trattato di Aritmetica.
        Uno di quei monelli agguanto quel volume, e lo scaglio con quanta forza aveva nel braccio: ma invece di cogliere il burattino, colse nella testa uno dei compagni; il quale divento bianco, e non disse altro che queste parole:
        - O mamma mia, aiutatemi… perche muoio!..
        Poi cadde disteso sulla rena del lido.
        Alla vista di quel morticino, i ragazzi spaventati si dettero a scappare.
        Ma Pinocchio rimase li; esebbene per il dolore e per lo spavento, anche lui fosse piu morto che vivo, nondimeno corse a inzuppare il suo fazzoletto nell’acqua del mare e si pose a bagnare la tempia del suo povero compagno di scuola. E lo chiamava per nome e gli diceva:
        - Eugenio!.. povero Eugenio mio!.. apri gli occhi, e guardami!.. Perche non mi rispondi? Apri gli occhi, Eugenio… Se tieni gli occhi chiusi, mi farai morire anche me… O Dio mio! come faro ora a tornare a casa?… Con che coraggio potro presentarmi alla mia buona mamma? Che sara di me?… Oh! quant’era meglio, mille volte meglio che fossi andato a scuola!.. Perche ho dato retta a questi compagni?… E il maestro me l’aveva detto!.. ela mia mamma me l’aveva ripetuto: - Guardati dai cattivi compagni! - Ma io sono un testardo! E dopo mi tocca a scontarle… Dio mio! Che sara di me?
        E Pinocchio continuava a piangere, quando senti a un tratto un rumore sordo di passi che si avvicinavano.
        Si volto: erano due carabinieri.
        - Che cosa fai costi sdraiato per terra? - domandarono a Pinocchio.
        - Assisto questo mio compagno di scuola.
        - Che gli e venuto male?
        - Par di si!..
        - Altro che male! - disse uno dei carabinieri, chinandosi e osservando Eugenio da vicino. - Questo ragazzo e stato ferito in una tempia: chi e che l’ha ferito?
        - Io no! - balbetto il burattino.
        - Se non sei stato tu, chi e stato dunque che l’ha ferito?
        - Io no! - ripete Pinocchio.
        - E con che cosa e stato ferito?
        - Con questo libro. - E il burattino raccatto di terra il Trattato di Aritmetica per mostrarlo al carabiniere.
        - E questo libro di chi e?
        - Mio.
        - Basta cosi: non occorre altro. Rizzati subito, e vien via con noi.
        - Ma io…
        - Via con noi!..
        - Ma io sono innocente…
        - Via con noi!
        Prima di partire, i carabinieri chiamarono alcuni pescatori e dissero loro:
        - Vi affidiamo questo ragazzetto ferito nel capo. Portatelo a casa vostra e assistetelo. Domani torneremo a vederlo.
        Quindi si volsero a Pinocchio e dopo averlo messo in mezzo a loro due, gl’intimarono:
        - Avanti! ecammina spedito!
        Senza farselo ripetere, il burattino comincio a camminare per quella viottola, che conduceva al paese.
        Ma il povero diavolo[120 - POVERO DIAVOLO - горемыка] non sapeva piu nemmeno lui in che mondo si fosse. Gli pareva di sognare, e che brutto sogno! Era fuori di se. I suoi occhi vedevano tutto doppio: le gambe gli tremavano. Eppure una spina acutissima gli bucava il cuore: il pensiero, cioe, di dover passare sotto le finestre di casa della sua buona Fata. Avrebbe preferito piuttosto di morire.
        Erano gia arrivati e stavano per entrare in paese, quando una folata di vento levo di testa a Pinocchio il berretto, portandoglielo lontano una diecina di passi.
        - Si contentano - disse il burattino ai carabinieri - che vada a riprendere il mio berretto?
        - Vai pure.
        Il burattino ando, raccatto il berretto… ma invece di metterselo in capo, se lo mise in bocca fra i denti, e poi comincio a correre verso la spiaggia del mare. Andava via come una palla di fucile.
        I carabinieri aizzarono dietro un grosso cane mastino, che aveva guadagnato il primo premio a tutte le corse dei cani. Pinocchio correva, e il cane correva piu di lui: per cui tutta la gente si affacciava alle finestre e si affollava in mezzo alla strada, ansiosa di veder la fine di un palio cosi inferocito. Ma non pote levarsi questa voglia, perche fra il can mastino e Pinocchio sollevarono lungo la strada un tal polverone, che dopo pochi minuti non era possibile di veder piu nulla.
        28.Pinocchio corre pericolo di esser fritto in padella, come un pesce
        Durante quella corsa disperata, vi fu un momento terribile, in cui Pinocchio si crede perduto: perche bisogna sapere che Alidoro (era questo il nome del can mastino) a furia di correre, l’aveva quasi raggiunto.
        Basti dire che il burattino sentiva dietro di se l’ansare affannoso di quella bestia.
        Per buona fortuna la spiaggia era oramai vicina e il mare si vedeva li a pochi passi.
        Appena fu sulla spiaggia, il burattino spicco un bellissimo salto e ando a cascare in mezzo all’acqua. Alidoro invece voleva fermarsi; ma trasportato dall’impeto della corsa, entro nell’acqua anche lui. E quel disgraziato non sapeva nuotare; per cui comincio subito ad annaspare colle zampe per reggersi a galla[121 - REGGERSI A GALLA - держаться на плаву / на поверхности]: ma piu annaspava e piu andava col capo sott’acqua.
        Quando torno a rimettere il capo fuori, il povero cane aveva gli occhi impauriti, e, abbaiando, gridava:
        - Affogo! Aiutami, Pinocchio mio!.. salvami dalla morte!..
        A quelle grida il burattino si mosse a compassione, e voltosi al cane gli disse:
        - Ma se io ti aiuto a salvarti, mi prometti di non darmi piu noia e di non corrermi dietro?
        - Te lo prometto!
        Pinocchio esito un poco: ma poi ricordandosi che il suo babbo gli aveva detto tante volte che a fare una buona azione non ci si scapita mai, ando nuotando a raggiungere Alidoro, e, presolo per la coda con tutte e due le mani, lo porto sano e salvo sulla rena del lido.
        Il povero cane non si reggeva piu in piedi. Aveva bevuto, senza volerlo, tant’acqua salata, che era gonfiato come un pallone. E il burattino, non volendo fare a fidarsi troppo, stimo cosa prudente di gettarsi novamente in mare; eallontanandosi dalla spiaggia, grido all’amico salvato:
        - Addio, Alidoro; fa’ buon viaggio e tanti saluti a casa.
        - Addio, Pinocchio - rispose il cane; - mille grazie di avermi liberato dalla morte. Tu m’hai fatto un gran servizio. Se capita l’occasione, ci riparleremo…
        Pinocchio seguito a nuotare, tenendosi sempre vicino alla terra. Finalmente gli parve di esser giunto in un luogo sicuro; vide sugli scogli una specie di grotta, dalla quale usciva un lunghissimo pennacchio di fumo.
        - In quella grotta - disse allora fra se - ci deve essere del fuoco. Tanto meglio! Andero a rasciugarmi e a riscaldarmi, e poi?… e poi sara quel che sara.
        Presa questa risoluzione, si avvicino alla scogliera; ma quando fu li per arrampicarsi, senti qualche cosa sotto l’acqua che saliva, saliva e lo portava per aria. Tento subito di fuggire, ma ormai era tardi, perche con sua grandissima meraviglia si trovo rinchiuso dentro una grossa rete in mezzo a un brulichio di pesci.
        E nel tempo stesso vide uscire dalla grotta un pescatore cosi brutto, che pareva un mostro marino. Invece di capelli aveva sulla testa un cespuglio foltissimo di erba verde; verde era la pelle del suo corpo, verdi gli occhi, verde la barba lunghissima. Pareva un grosso ramarro.
        Quando il pescatore ebbe tirata fuori la rete dal mare, grido tutto contento:
        - Provvidenza benedetta! Anch’oggi potro fare una bella scorpacciata di pesce!
        - Manco male, che[122 - MANCO MALE, CHE - к счастью / хорошо еще, что] io non sono un pesce! - disse Pinocchio dentro di se.
        La rete piena di pesci fu portata dentro la grotta, una grotta buia, in mezzo alla quale friggeva una gran padella d’olio, che mandava un odorino di moccolaia.
        - Ora vediamo un po’ che pesci abbiamo presi! - disse il pescatore verde; etiro fuori una manciata di triglie.
        - Buone queste triglie! - disse, guardandole con compiacenza. E dopo le scaravento in una conca senz’acqua.
        Poi ripete piu volte la solita operazione; evia via che cavava fuori gli altri pesci, sentiva venirsi l’acquolina in bocca e gongolando diceva:
        - Buoni questi naselli!..
        - Squisiti questi muggini!..
        - Deliziose queste sogliole!..
        - Carine queste acciughe col capo!..
        Come potete immaginarvelo, i naselli, i muggini, le sogliole e l’acciughe, andarono tutti alla rinfusa[123 - ALLA RINFUSA - беспорядочно / навалом / вперемешку] nella conca.
        L’ultimo che resto nella rete fu Pinocchio.
        Appena il pescatore l’ebbe cavato fuori, sgrano dalla meraviglia i suoi occhioni verdi, gridando quasi impaurito:
        - Che razza di pesce e questo? Dei pesci fatti a questo modo non mi ricordo di averne mangiati mai!
        E torno a guardarlo attentamente, e dopo averlo guardato ben bene per ogni verso, fini col dire:
        - Ho capito: dev’essere un granchio di mare.
        Allora Pinocchio disse con accento risentito:
        - Ma che granchio e non granchio? Guardi come lei mi tratta! Io per sua regola sono un burattino.
        - Un burattino? - replico il pescatore. - Dico la verita, il pesce burattino e per me un pesce nuovo! Meglio cosi! ti mangero piu volentieri.
        - Mangiarmi? ma la vuol capire che io non sono un pesce? O non sente che parlo, e ragiono come lei?
        - E verissimo - soggiunse il pescatore - e siccome vedo che sei un pesce, che hai la fortuna di parlare e di ragionare, come me, cosi voglio usarti anch’io i dovuti riguardi.
        - E questi riguardi sarebbero?…
        - In segno di amicizia, lascero a te la scelta del come vuoi esser cucinato. Desideri esser fritto in padella, oppure preferisci di esser cotto nel tegame?
        - A dir la verita - rispose Pinocchio - se io debbo scegliere, preferisco piuttosto di esser lasciato libero.
        - Tu scherzi! Ti pare che io voglia perdere l’occasione di assaggiare un pesce cosi raro? Ti friggero in padella assieme a tutti gli altri pesci, e te ne troverai contento.
        L’infelice Pinocchio comincio a piangere: epiangendo diceva: - Quant’era meglio, che fossi andato a scuola!.. Ho voluto dar retta ai compagni, e ora la pago!
        E perche si divincolava come un’anguilla e faceva sforzi incredibili, per sgusciare dalle grinfie del pescatore verde, questi prese una bella buccia di giunco, e dopo averlo legato per le mani e per i piedi, lo getto in fondo alla conca cogli altri.
        Poi, tirato fuori un vassoio di legno, pieno di farina, si dette a infarinare tutti quei pesci: eman mano che gli aveva infarinati, li buttava a friggere dentro la padella.
        I primi a ballare nell’olio bollente furono i poveri naselli: poi ai muggini, poi alle sogliole e alle acciughe, e poi venne la volta di Pinocchio. Il quale, a vedersi cosi vicino alla morte fu preso da tanto tremito e da tanto spavento, che non aveva piu ne voce ne fiato per raccomandarsi.
        Il povero figliolo si raccomandava cogli occhi! Ma il pescatore verde lo avvoltolo cinque o sei volte nella farina, che pareva diventato un burattino di gesso.
        Poi lo prese per il capo, e…
        29.Ritorna a casa della Fata, la quale gli promette che il giorno dopo non sara piu un burattino, ma diventera un ragazzo. Gran colazione di caffe-e-latte per festeggiare questo grande avvenimento
        Mentre il pescatore era proprio sul punto di buttar Pinocchio nella padella, entro nella grotta un grosso cane condotto la dall’odore acutissimo e ghiotto della frittura.
        - Passa via![124 - PASSA VIA! - кыш!] - gli grido il pescatore.
        Ma il povero cane aveva una fame per quattro, e mugolando e dimenando la coda, pareva che dicesse:
        - Dammi un boccone di frittura e ti lascio in pace.
        - Passa via, ti dico! - gli ripete il pescatore; eallungo la gamba per tirargli una pedata.
        Allora il cane si rivolto ringhioso al pescatore, mostrandogli le sue terribili zanne.
        In quel mentre si udi nella grotta una vocina fioca fioca che disse:
        - Salvami, Alidoro! Se non mi salvi, son fritto!..
        Il cane riconobbe subito la voce di Pinocchio, e si accorse con sua grandissima meraviglia che la vocina era uscita da quel fagotto infarinato che il pescatore teneva in mano.
        Allora che cosa fa? Spicca un gran lancio da terra, abbocca quel fagotto infarinato e tenendolo leggermente coi denti, esce correndo dalla grotta.
        Il pescatore, arrabbiatissimo di vedersi strappar di mano un pesce, che egli avrebbe mangiato tanto volentieri, si provo a rincorrere il cane; ma fatti pochi passi, gli venne un nodo di tosse e dove tornarsene indietro.
        Intanto Alidoro si fermo e poso delicatamente in terra l’amico Pinocchio.
        - Quanto ti debbo ringraziare! - disse il burattino.
        - Non c’e bisogno - replico il cane - tu salvasti me, e quel che e fatto e reso. Si sa: in questo mondo bisogna tutti aiutarsi l’uno coll’altro.
        - Ma come mai sei capitato in quella grotta?
        - Ero sempre qui disteso sulla spiaggia piu morto che vivo, quando il vento mi ha portato da lontano un odorino di frittura. Quell’odorino mi ha stuzzicato l’appetito, e io gli sono andato dietro.
        - Non me lo dire! - urlo Pinocchio che tremava ancora dalla paura - Non me lo dire! Se tu arrivavi un minuto piu tardi, a quest’ora io ero fritto, mangiato e digerito. Brrr!
        Alidoro, ridendo, stese la zampa destra verso il burattino, il quale gliela strinse forte forte in segno di grande amicizia: edopo si lasciarono.
        Il cane riprese la strada di casa: ePinocchio, rimasto solo, ando a una capanna li poco distante, e domando a un vecchietto che stava sulla porta a scaldarsi al sole:
        - Dite, galantuomo, sapete nulla di un povero ragazzo ferito nel capo e che si chiamava Eugenio?
        - Il ragazzo e stato portato da alcuni pescatori in questa capanna, e ora…
        - Ora sara morto!.. - interruppe Pinocchio, con gran dolore.
        - No: ora e vivo, ed e gia ritornato a casa sua.
        - Davvero?… - grido il burattino, saltando dall’allegrezza - Dunque la ferita non era grave?…
        - Ma poteva riuscire gravissima e anche mortale, - rispose il vecchietto - perche gli tirarono nel capo un grosso libro rilegato in cartone.
        - E chi glielo tiro?
        - Un suo compagno di scuola: un certo Pinocchio…
        - E chi e questo Pinocchio? - domando il burattino facendo lo gnorri[125 - FACENDO LO GNORRI - прикидываясь дурачком].
        - Dicono che sia un ragazzaccio, un vagabondo…
        - Calunnie! Tutte calunnie!
        - Lo conosci tu questo Pinocchio?
        - Di vista! - rispose il burattino.
        - E tu che concetto ne hai? - gli chiese il vecchietto.
        - A me mi pare un gran buon figliuolo, pieno di voglia di studiare, ubbidiente…
        Mentre il burattino diceva queste bugie, si tocco il naso e si accorse che il naso gli era allungato piu d’un palmo. Allora tutto impaurito comincio a gridare:
        - Non date retta, galantuomo, a tutto il bene che ve ne ho detto; perche conosco benissimo Pinocchio e posso assicurarvi anch’io che e davvero un ragazzaccio, un disubbidiente!
        Appena ebbe pronunciate queste parole, il suo naso raccorcio e torno della grandezza naturale.
        - E perche sei tutto bianco a codesto modo? - gli domando il vecchietto.
        - Vi diro… mi sono strofinato a un muro, che era imbiancato di fresco - rispose il burattino, vergognandosi a raccontare che lo avevano infarinato come un pesce.
        - O della tua giacchetta, de’ tuoi calzoncini e del tuo berretto, che cosa ne hai fatto?
        - Ho incontrato i ladri e mi hanno spogliato. Dite, buon vecchio, non avreste per caso da darmi un po’ di vestito?
        - Ragazzo mio; in quanto a vestiti, io non ho che un piccolo sacchetto. Se lo vuoi, piglialo: eccolo la.
        E Pinocchio prese subito il sacchetto che era vuoto, e dopo averci fatto colle forbici una piccola buca nel fondo e due buche dalle parti, se lo infilo a uso camicia. E vestito a quel modo, si avvio verso il paese.
        Ma, lungo la strada, non si sentiva punto tranquillo; eandava dicendo:
        - Come faro a presentarmi alla mia buona Fatina? Che dira quando mi vedra?… Vorra perdonarmi questa seconda birichinata?… oh! non me la perdona di certo…
        Arrivo al paese che era gia notte buia; eperche faceva tempaccio, ando diritto diritto alla casa della Fata coll’animo risoluto di bussare alla porta e di farsi aprire.
        Ma, quando fu li, senti mancarsi il coraggio, e invece di bussare, si allontano, correndo, una ventina di passi. Poi torno una seconda volta alla porta, e non concluse nulla: poi si avvicino una terza volta, e nulla: la quarta volta prese, tremando, il battente di ferro in mano e busso.
        Aspetta, aspetta, finalmente dopo mezz’ora si apri una finestra dell’ultimo piano e Pinocchio vide affacciarsi una grossa lumaca, che aveva un lumicino acceso sul capo, la quale disse:
        - Chi e a quest’ora?
        - La Fata e in casa? - domando il burattino.
        - La Fata dorme e non vuol essere svegliata: ma tu chi sei?
        - Sono io!
        - Chi io?
        - Pinocchio.
        - Chi Pinocchio?
        - Il burattino, quello che sta in casa colla Fata.
        - Ah! ho capito; - disse la Lumaca - aspettami costi, che ora scendo giu e ti apro subito.
        - Spicciatevi, per carita, perche io muoio dal freddo.
        - Ragazzo mio, le lumache non hanno mai fretta.
        Intanto passo un’ora, ne passarono due, e la porta non si apriva: per cui Pinocchio, che tremava dal freddo, dalla paura, busso una seconda volta, e busso piu forte.
        A quel secondo colpo si apri una finestra del piano di sotto e si affaccio la solita lumaca.
        - Lumachina bella - grido Pinocchio dalla strada - sono due ore che aspetto! E due ore, a questa serata, diventano piu lunghe di due anni. Spicciatevi, per carita.
        - Ragazzo mio, - gli rispose dalla finestra tutta pace e tutta flemma - ragazzo mio, le lumache non hanno mai fretta.
        E la finestra si richiuse.
        Di li a poco sono la mezzanotte: poi le due dopo mezzanotte, e la porta era sempre chiusa.
        Allora Pinocchio, perduta la pazienza, afferro con rabbia il battente della porta per bussare un colpo da far rintronare tutto il casamento: ma il battente che era di ferro, divento a un tratto un’anguilla viva, che spari in un rigagnolo d’acqua che scorreva in mezzo alla strada.
        - Ah! si? - grido Pinocchio sempre piu accecato dalla collera. - Se il battente e sparito, io seguitero a bussare a furia di[126 - A FURIA DI - с помощью] calci.
        E tiratosi un poco indietro, lascio andare una solennissima pedata nell’uscio della casa. Il colpo fu cosi forte, che il piede penetro nel legno fino a mezzo: equando il burattino si provo a ricavarlo fuori, fu tutta fatica inutile: perche il piede c’era rimasto conficcato dentro, come un chiodo ribadito.
        Figuratevi il povero Pinocchio! Dove passare tutto il resto della notte con un piede in terra e con quell’altro per aria.
        La mattina, sul far del giorno, finalmente la porta si apri. Quella brava Lumaca, a scendere dal quarto piano fino all’uscio di strada, ci aveva messo solamente nove ore. Bisogna proprio dire che avesse fatto una sudata.
        - Che cosa fate con codesto piede conficcato nell’uscio? - domando ridendo al burattino.
        - E stata una disgrazia. Vedete un po’, Lumachina bella, se vi riesce di liberarmi da questo supplizio.
        - Ragazzo mio, costi ci vuole un legnaiolo.
        - Pregate la Fata da parte mia!..
        - La Fata dorme e non vuol essere svegliata.
        - Ma che cosa volete che io faccia inchiodato tutto il giorno a questa porta?
        - Divertiti a contare le formicole che passano per la strada.
        - Portatemi almeno qualche cosa da mangiare.
        - Subito! - disse la Lumaca.
        Difatti dopo tre ore e mezzo, Pinocchio la vide tornare con un vassoio d’argento in capo. Nel vassoio c’era un pane, un pollastro arrosto e quattro albicocche mature.
        - Ecco la colazione che vi manda la Fata - disse la Lumaca.
        Il burattino senti consolarsi tutto. Ma quale fu il suo disinganno, quando incominciando a mangiare, si dove accorgere che il pane era di gesso, il pollastro di cartone e le quattro albicocche di alabastro, colorite, come se fossero vere.
        Voleva piangere, voleva buttar via il vassoio e quel che c’era dentro; ma invece, o fosse il gran dolore o la gran languidezza di stomaco, fatto sta che cadde svenuto.
        Quando si riebbe, si trovo disteso sopra un sofa, e la Fata era accanto a lui.
        - Anche per questa volta ti perdono - gli disse la Fata - ma guai a te, se me ne fai un’altra delle tue!..
        Pinocchio promise e giuro che avrebbe studiato, e che si sarebbe condotto sempre bene. E mantenne la parola per tutto il resto dell’anno. Difatti agli esami delle vacanze, ebbe l’onore di essere il piu bravo della scuola; ei suoi portamenti, in generale, furono giudicati cosi lodevoli e soddisfacenti, che la Fata, tutta contenta, gli disse:
        - Domani finalmente il tuo desiderio sara appagato!
        - Cioe?
        - Domani finirai di essere un burattino di legno, e diventerai un ragazzo perbene.
        Tutti i suoi amici e compagni di scuola dovevano essere invitati per il giorno dopo a una gran colazione in casa della Fata, per festeggiare insieme il grande avvenimento: ela Fata aveva fatto preparare duecento tazze di caffe-e-latte e quattrocento panini imburrati di dentro e di fuori. Quella giornata prometteva di riuscire molto bella e molto allegra: ma…
        Disgraziatamente, nella vita dei burattini, c’e sempre un ma, che sciupa ogni cosa.
        30.Pinocchio, invece di diventare un ragazzo, parte di nascosto col suo amico Lucignolo per il “Paese dei balocchi”
        Com’e naturale, Pinocchio chiese subito alla Fata il permesso di andare in giro per la citta a fare gl’inviti: ela Fata gli disse:
        - Va’ pure a invitare i tuoi compagni per la colazione di domani: ma ricordati di tornare a casa prima che faccia notte. Hai capito?
        - Fra un’ora prometto di esser ritornato - replico il burattino.
        - Bada, Pinocchio! I ragazzi fanno presto a promettere, ma il piu delle volte, fanno tardi a mantenere.
        - Ma io non sono come gli altri: io, quando dico una cosa, la mantengo.
        - Vedremo. Caso poi tu disubbidissi, tanto peggio per te.
        - Perche?
        - Perche i ragazzi che non danno retta ai consigli di chi ne sa piu di loro, vanno sempre incontro a qualche disgrazia.
        - E io l’ho provato! - disse Pinocchio. - Ma ora non ci ricasco piu!
        - Vedremo se dici il vero.
        Senza aggiungere altre parole, il burattino saluto la sua buona Fata, e cantando e usci fuori dalla porta di casa.
        In poco piu d’un’ora, tutti i suoi amici furono invitati. Alcuni accettarono subito e di gran cuore: altri si fecero un po’ pregare: ma quando seppero che i panini da inzuppare nel caffe-e-latte sarebbero stati imburrati anche dalla parte di fuori, finirono tutti col dire: - “Verremo anche noi, per farti piacere”.
        Ora bisogna sapere che Pinocchio, fra i suoi amici e compagni di scuola, ne aveva uno prediletto e carissimo, il quale si chiamava di nome Romeo: ma tutti lo chiamavano col soprannome di Lucignolo, per via del suo personale asciutto, secco e allampanato.
        Lucignolo era il ragazzo piu svogliato e piu birichino di tutta la scuola: ma Pinocchio gli voleva bene. Difatti ando subito a cercarlo a casa, per invitarlo alla colazione, e non lo trovo.
        Dove poterlo ripescare? Cerca di qua, cerca di la, finalmente lo vide nascosto sotto il portico di una casa di contadini.
        - Che cosa fai costi? - gli domando Pinocchio.
        - Aspetto di partire…
        - Dove vai?
        - Lontano, lontano, lontano!
        - E io che son venuto a cercarti a casa tre volte!..
        - Che cosa volevi da me?
        - Non sai il grande avvenimento? Non sai la fortuna che mi e toccata?
        - Quale?
        - Domani finisco di essere un burattino e divento un ragazzo come te, e come tutti gli altri. Domani ti aspetto a colazione a casa mia.
        - Ma se ti dico che parto questa sera.
        - A che ora?
        - Fra poco.
        - E dove vai?
        - Vado ad abitare in un paese… che e il piu bel paese di questo mondo: una vera cuccagna!..
        - E come si chiama?
        - Si chiama il “Paese dei balocchi”. Perche non vieni anche tu?
        - Io? no davvero!
        - Credilo a me che, se non vieni, te ne pentirai. Dove vuoi trovare un paese piu sano per ragazzi? Li non vi sono scuole: li non vi sono maestri. In quel paese benedetto non si studia mai. Il giovedi non si fa scuola: eogni settimana e composta di sei giovedi e di una domenica. Figurati che le vacanze dell’autunno cominciano col primo di gennaio e finiscono coll’ultimo di dicembre. Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili!..
        - Ma come si passano le giornate nel “Paese dei balocchi”?
        - Si passano divertendosi dalla mattina alla sera. La sera poi si va a letto, e la mattina dopo si ricomincia daccapo.
        - Uhm!.. - fece Pinocchio.
        - Dunque, vuoi partire con me? Si o no?
        - No, no e poi no. Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo per bene, e voglio mantenere la promessa. Dunque addio, e buon viaggio.
        - Dove corri con tanta furia?
        - A casa. La mia buona Fata vuole che ritorni prima di notte.
        - Aspetta altri due minuti.
        - E se poi la Fata mi grida?
        - Lasciala gridare. Quando avra gridato ben bene, si chetera - disse quella birba di Lucignolo.
        - E come fai? Parti solo o in compagnia?
        - Solo? Saremo piu di cento ragazzi.
        - E il viaggio lo fate a piedi?
        - Fra poco passera di qui il carro che mi deve prendere e condurre fin dentro ai confini di quel fortunatissimo paese.
        - Che cosa pagherei che il carro passasse ora!..
        - Perche?
        - Per vedervi partire tutti insieme.
        - Rimani qui e ci vedrai.
        - No, no: voglio ritornare a casa.
        - Aspetta altri due minuti.
        - Ho indugiato anche troppo. La Fata stara in pensiero per me.
        - Povera Fata! Che ha paura forse che ti mangino i pipistrelli?
        - Ma dunque - soggiunse Pinocchio - tu sei veramente sicuro che in quel paese non ci sono scuole?…
        - Neanche l’ombra.
        - E nemmeno i maestri?
        - Nemmen uno.
        - Che bel paese! - disse Pinocchio. - Io non ci sono stato mai, ma me lo figuro!..
        - Perche non vieni anche tu?
        - E inutile che tu mi tenti! Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo di giudizio, e non voglio mancare alla parola.
        - Dunque addio, e salutami tanto le scuole!
        - Addio, Lucignolo: fa’ buon viaggio, divertiti e rammentati qualche volta degli amici. - Cio detto, il burattino fece due passi in atto di andarsene: ma poi, fermandosi e voltandosi all’amico, gli domando:
        - Ma lo sai di certo che le vacanze abbiano principio col primo di gennaio e finiscano coll’ultimo di dicembre?
        - Di certissimo!
        - Che bel paese! - ripete Pinocchio. Poi soggiunse in fretta e furia:
        - Dunque, addio davvero: ebuon viaggio.
        - Addio.
        - Fra quanto partirete?
        - Fra poco!
        - Sarei quasi quasi capace di aspettare.
        Intanto si era gia fatta notte e notte buia: quando a un tratto videro muoversi in lontananza un lumicino… e sentirono un suono di bubboli.
        - Eccolo! - grido Lucignolo, rizzandosi in piedi.
        - Chi e? - domando sottovoce Pinocchio.
        - E il carro che viene a prendermi. Dunque, vuoi venire, si o no?
        - Ma e proprio vero - domando il burattino - che in quel paese i ragazzi non hanno mai l’obbligo di studiare?
        - Mai, mai, mai!
        - Che bel paese!.. che bel paese!..
        31.Dopo cinque mesi di cuccagna, Pinocchio con sua gran meraviglia, sente spuntarsi un bel paio d’orecchie asinine, e diventa un ciuchino, con la coda e tutto
        Finalmente il carro arrivo.
        Lo tiravano dodici pariglie di ciuchini, tutti della medesima grandezza, ma di diverso pelame.
        Alcuni erano bigi, altri bianchi, altri brizzolati, e altri rigati da grandi strisce gialle e turchine.
        Ma la cosa piu singolare era questa: che quelle dodici pariglie, invece di esser ferrati, avevano in piedi degli stivaletti da uomo fatti di pelle bianca.
        E il conduttore del carro?…
        Figuratevi un omino piu largo che lungo, untuoso come una palla di burro, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole.
        Tutti i ragazzi, appena lo vedevano, ne restavano innamorati e facevano a gara nel montare sul suo carro, per esser condotti da lui in quella vera cuccagna.
        Difatti il carro era gia tutto pieno di ragazzetti fra gli otto e i dodici anni. Stavano pigiati, non potevano quasi respirare: ma nessuno diceva ohi! nessuno si lamentava. La consolazione di sapere che fra poche ore sarebbero giunti in un paese, dove non c’erano ne libri, ne scuola, ne maestri, li rendeva cosi contenti, che non sentivano ne i disagi, ne la fame, ne la sete, ne il sonno.
        Appena che il carro si fu fermato, l’Omino si volse a Lucignolo, e gli domando sorridendo:
        - Dimmi, mio bel ragazzo, vuoi venire anche tu in quel fortunato paese?
        - Sicuro che ci voglio venire.
        - Ma ti avverto, carino mio, che nel carro non c’e piu posto.
        - Pazienza! - replico Lucignolo - se non c’e posto dentro, mi adattero a star seduto sulle stanghe del carro.
        E spiccato un salto, monto a cavalcioni[127 - A CAVALCIONI - верхом] sulle stanghe.
        - E tu, amor mio - disse l’Omino volgendosi a Pinocchio - che intendi fare? Vieni con noi?
        - Io rimango - rispose Pinocchio. - Io voglio tornarmene a casa mia: voglio studiare e voglio farmi onore alla scuola.
        - Pinocchio! - disse allora Lucignolo. - Da’ retta a me: vieni con noi, e staremo allegri.
        - No!
        - Vieni con noi e staremo allegri - gridarono altre quattro voci di dentro al carro.
        - Vieni con noi e staremo allegri - urlarono tutte insieme un centinaio di voci.
        - E se vengo con voi, che cosa dira la mia buona Fata? - disse il burattino che cominciava a intenerirsi.
        - Pensa che andiamo in un paese dove saremo padroni di fare il chiasso dalla mattina alla sera!
        Pinocchio non rispose, ma fece un sospiro: poi fece un altro sospiro: poi un terzo sospiro: finalmente disse:
        - Fatemi un po’ di posto: voglio venire anch’io!..
        - I posti son tutti pieni - replico l’Omino - ma per mostrarti quanto sei gradito, posso cederti il mio posto a cassetta…
        - E voi?…
        - E io faro la strada a piedi.
        - No davvero, che non lo permetto. Preferisco piuttosto di salire in groppa a qualcuno di questi ciuchini! - grido Pinocchio.
        Detto fatto, si avvicino al ciuchino della prima pariglia, e fece l’atto di volerlo cavalcare: ma la bestiola, voltandosi a secco[128 - A SECCO - неожиданно / внезапно], gli dette una gran musata nello stomaco e lo getto a gambe all’aria.
        Figuratevi la risata impertinente e sgangherata di tutti quei ragazzi presenti alla scena.
        Ma l’Omino non rise. Si accosto pieno di amore al ciuchino ribelle, e, facendo finta di dargli un bacio, gli stacco con un morso la meta dell’orecchio destro.
        Intanto Pinocchio schizzo con un salto sulla groppa di quel povero animale. E il salto fu cosi bello, che i ragazzi, smesso di ridere, cominciarono a urlare: viva Pinocchio!
        Quand’ecco che all’improvviso il ciuchino alzo tutte e due le gambe di dietro, scaravento il povero burattino in mezzo alla strada, sopra un monte di ghiaia.
        Allora grandi risate daccapo: ma l’Omino, invece di ridere, si senti preso da tanto amore per quell’irrequieto asinello che, con un bacio, gli porto via di netto[129 - DI NETTO - полностью / целиком] la meta di quell’altro orecchio. Poi disse al burattino:
        - Rimonta pure a cavallo, e non aver paura. Quel ciuchino aveva qualche grillo per il capo: ma io gli ho detto due paroline negli orecchi.
        Pinocchio monto: eil carro comincio a muoversi: ma nel tempo che i ciuchini galoppavano e che il carro correva sui ciottoli della via maestra, gli parve al burattino di sentire una voce sommessa, che gli disse:
        - Povero gonzo! Hai voluto fare a modo tuo, ma te ne pentirai!
        Pinocchio guardo di qua e di la, per conoscere da qual parte venissero queste parole; ma non vide nessuno.
        Fatto un altro mezzo chilometro, Pinocchio senti la solita vocina fioca che gli disse:
        - Tienilo a mente[130 - TIENILO A MENTE - запомни это], grullo! I ragazzi che smettono di studiare e voltano le spalle ai libri, alle scuole, per darsi interamente ai divertimenti, non possono far altro che una fine disgraziata!.. Io lo so!.. Verra un giorno che piangerai anche tu, come oggi piango io… ma allora sara tardi!..
        A queste parole bisbigliate, il burattino, spaventato piu che mai, salto giu dalla groppa della cavalcatura, e ando a prendere il suo ciuchino per il muso.
        E immaginatevi come resto, quando s’accorse che il suo ciuchino piangeva proprio come un ragazzo!
        - Ehi, signor Omino, - grido allora Pinocchio al padrone del carro - sapete che cosa c’e di nuovo? Questo ciuchino piange.
        - Lascialo piangere: ridera quando sara sposo.
        - Ma che forse gli avete insegnato anche a parlare?
        - No: ha imparato da se a borbottare qualche parola.
        - Povera bestia!..
        - Non perdiamo il nostro tempo a veder piangere un ciuco. Rimonta a cavallo, e andiamo.
        Pinocchio obbedi senza rifiatare. Il carro riprese la sua corsa: ela mattina, sul far dell’alba, arrivarono felicemente nel “Paese dei balocchi”.
        Questo paese non somigliava a nessun altro paese del mondo. La sua popolazione era tutta composta di ragazzi. I piu vecchi avevano 14 anni: ipiu giovani ne avevano 8 appena. Nelle strade, un’allegria, un chiasso! Branchi di monelli dappertutto: chi giocava alle noci, chi alla palla, chi andava in velocipede: altri, vestiti da pagliacci, mangiavano la stoppa accesa: chi recitava, chi cantava, chi faceva i salti mortali, chi si divertiva a camminare colle mani in terra e colle gambe in aria: chi rideva, chi urlava, chi chiamava, chi fischiava. Su tutte le piazze si vedevano teatrini di tela, affollati di ragazzi dalla mattina alla sera, e su tutti i muri delle case si leggevano scritte col carbone delle bellissime cose come queste: viva i balocci! (invece di balocchi): non vogliamo piu schole (invece di non vogliamo piu scuole): abbasso Larin Metica (invece di l’aritmetica).
        Pinocchio, Lucignolo e tutti gli altri ragazzi, che avevano fatto il viaggio coll’Omino, appena ebbero messo il piede dentro la citta, si ficcarono subito in mezzo alla gran baraonda, e in pochi minuti diventarono gli amici di tutti. Chi piu felice, chi piu contento di loro?
        - Oh! che bella vita! - diceva Pinocchio tutte le volte che per caso s’imbatteva in Lucignolo.
        - Vedi, dunque, se avevo ragione? E dire che tu non volevi partire! Se oggi ti sei liberato dalla noia dei libri e delle scuole, lo devi a me, ai miei consigli, alle mie premure?
        - E vero, Lucignolo! Se oggi io sono un ragazzo veramente contento, e tutto merito tuo.
        Intanto era gia da cinque mesi che durava questa bella cuccagna di baloccarsi e di divertirsi le giornate intere, senza mai vedere in faccia ne un libro, ne una scuola; quando una mattina Pinocchio, svegliandosi, ebbe una gran brutta sorpresa.
        Упражнения
        1.ВЫБЕРИТЕ ПРАВИЛЬНЫЙ ВАРИАНТ:
        1.Pinocchio e andato a cavallo del Nibbio.
        2.Pinocchio e andato a cavallo del Colombo.
        3.Pinocchio e andato a cavallo della Rondine.
        4.Pinocchio e andato a cavallo della Farfalla.
        2.ПОДБЕРИТЕ СИНОНИМЫ:
        dorso __
        garbatezza __
        costa __
        vergogna __
        babbo __
        brocca __
        elemosina __
        ciuco __
        3.ВЫБЕРИТЕ НУЖНЫЙ ГЛАГОЛ:
        Non ____ il nostro tempo a veder piangere un ciuco.
        1.troviamo
        2.cerchiamo.
        3.perdiamo
        4.diamo
        4.ВЫБЕРИТЕ НУЖНЫЙ ПРЕДЛОГ:
        per - a - di - in - da
        1.Difatti ando subito __ cercarlo __ casa, __ invitarlo __ colazione, e non lo trovo.
        2.Tutti i suoi amici e compagni __ scuola dovevano essere invitati __ il giorno dopo __ una gran colazione __ casa __ Fata.
        3.Intanto era gia __ cinque mesi che durava questa bella cuccagna __ baloccarsi e __ divertirsi le giornate intere.
        4.__ queste parole bisbigliate, il burattino, spaventato piu che mai, salto giu __ groppa __ cavalcatura, e ando __ prendere il suo ciuchino __ il muso.
        5.ОТВЕТЬТЕ НА ВОПРОСЫ:
        1.Perche Pinocchio non ha dato una mano al carbonaio?
        2.Perche il burattino ha prestato aiuto a Alidoro?
        3.Perche Pinocchio ha diventato ciuchino?
        4.Dove sono andati Pinocchio e Lucignolo?
        5.Raccontare il testo.
        Ответы:
        1.Pinocchio e andato a cavallo del Colombo.
        3.perdiamo
        4. 1. a, a, per, alla. 2. di, per, a, in, della. 3. da, di, di. 4. a, dalla, della, a, per.
        32.A Pinocchio gli vengono gli orecchi di ciuco, e poi diventa un ciuchino vero e comincia a ragliare
        E questa sorpresa quale fu?
        Ve lo diro io, miei cari e piccoli lettori: la sorpresa fu che a Pinocchio, svegliandosi, gli venne fatto di grattarsi il capo; enel grattarsi il capo si accorse…
        Si accorse con suo stupore, che gli orecchi gli erano cresciuti piu d’un palmo.
        Voi sapete che il burattino aveva gli orecchi piccini. Immaginatevi dunque come resto, quando dove toccar con mano che i suoi orecchi, durante la notte, erano allungati.
        Ando subito in cerca di uno specchio, per potersi vedere: ma non trovando uno specchio, empi d’acqua la catinella del lavamano e vide quel che non avrebbe mai voluto vedere: vide, cioe, la sua immagine abbellita di un magnifico paio di orecchi asinini.
        Comincio a piangere, a battere la testa nel muro: ma quanto piu si disperava, e piu i suoi orecchi crescevano, crescevano e diventavano pelosi verso la cima.
        Al rumore di quelle grida, entro nella stanza una bella Marmotta, che abitava al piano di sopra: la quale gli domando:
        - Che cos’hai, mio caro casigliano?
        - Sono malato, Marmotta mia, molto malato… e malato d’una malattia che mi fa paura! Te ne intendi tu del polso?
        - Un pochino.
        - Senti dunque se per caso avessi la febbre.
        La Marmotta alzo la zampa destra davanti: edopo aver tastato il polso a Pinocchio, gli disse sospirando:
        - Amico mio, mi dispiace doverti dare una cattiva notizia!..
        - Cioe?
        - Tu hai una gran brutta febbre!
        - E che febbre sarebbe?
        - E la febbre del somaro.
        - Non la capisco questa febbre! - rispose il burattino.
        - Allora te la spieghero io - soggiunse la Marmotta. - Sappi dunque che fra due o tre ore tu non sarai piu ne un burattino, ne un ragazzo…
        - E che cosa saro?
        - Fra due o tre ore, tu diventerai un ciuchino, come quelli che tirano il carretto e che portano i cavoli e l’insalata al mercato.
        - Oh! povero me! - grido Pinocchio pigliandosi con le mani tutt’e due gli orecchi, e tirandoli e strapazzandoli rabbiosamente.
        - Caro mio, - replico la Marmotta per consolarlo - che cosa ci vuoi tu fare? Oramai e destino. Oramai e scritto nei decreti della sapienza, che tutti quei ragazzi svogliati che, pigliando a noia i libri, le scuole e i maestri, passano le loro giornate in balocchi, in giochi e in divertimenti, debbano finire prima o poi col trasformarsi in tanti piccoli somari.
        - Ma davvero e proprio cosi? - domando il burattino.
        - Pur troppo e cosi! E ora i pianti sono inutili. Bisognava pensarci prima!
        - Ma la colpa non e mia: la colpa e tutta di Lucignolo!..
        - E chi e questo Lucignolo?
        - Un mio compagno di scuola. Io volevo tornare a casa: io volevo essere ubbidiente: io volevo seguitare a studiare e a farmi onore… ma Lucignolo mi disse: - “Perche vuoi tu annoiarti a studiare? perche vuoi andare alla scuola?… Vieni con me, nel Paese dei balocchi: li ci divertiremo dalla mattina alla sera e staremo sempre allegri”.
        - E perche seguisti il consiglio di quel falso amico? di quel cattivo compagno?
        - Perche?… perche io sono un burattino senza giudizio… e senza cuore. Oh! Se avessi avuto un zinzino di cuore, non avrei mai abbandonata quella buona Fata, che mi voleva bene come una mamma e che aveva fatto tanto per me!.. ea quest’ora non sarei piu un burattino… ma sarei invece un ragazzino ammodo, come ce n’e tanti! Oh!.. ma se incontro Lucignolo, guai a lui!
        E fece l’atto di volere uscire. Ma quando fu sulla porta, si ricordo che aveva gli orecchi d’asino. Prese un gran berretto di cotone, e, ficcatoselo in testa.
        Poi usci: esi dette a cercare Lucignolo. Lo cerco nelle strade, nelle piazze, in ogni luogo: ma non lo trovo. Ne chiese notizia a quanti incontro per la via, ma nessuno l’aveva veduto.
        Allora ando a cercarlo a casa: earrivato alla porta, busso.
        - Chi e? - domando Lucignolo di dentro.
        - Sono io! - rispose il burattino.
        - Aspetta un poco, e ti apriro.
        Dopo mezz’ora la porta si apri: efiguratevi come resto Pinocchio quando, entrando nella stanza, vide il suo amico Lucignolo con un gran berretto di cotone in testa, che gli scendeva fin sotto il naso.
        Alla vista di quel berretto, Pinocchio senti quasi consolarsi e penso subito dentro di se:
        - Che l’amico sia malato della mia medesima malattia? Che abbia anche lui la febbre del ciuchino?…
        E facendo finta di non essersi accorto di nulla, gli domando sorridendo:
        - Come stai, mio caro Lucignolo?
        - Benissimo: come un topo in una forma di cacio parmigiano.
        - Lo dici proprio sul serio?
        - E perche dovrei dirti una bugia?
        - Scusami, amico: eallora perche tieni in capo codesto berretto di cotone che ti copre tutti gli orecchi?
        - Me l’ha ordinato il medico, perche mi son fatto male a un ginocchio. E tu, caro Pinocchio, perche porti codesto berretto di cotone?
        - Me l’ha ordinato il medico, perche mi sono sbucciato un piede.
        - Oh! povero Pinocchio!..
        - Oh! povero Lucignolo!..
        A queste parole tenne dietro un lunghissimo silenzio, durante il quale i due amici non fecero altro che guardarsi fra loro in atto di canzonatura.
        Finalmente il burattino, con una vocina melliflua, disse al suo compagno:
        - Mio caro Lucignolo: hai mai sofferto di malattia agli orecchi?
        - Mai!.. E tu?
        - Mai! Per altro da questa mattina in poi ho un orecchio che mi fa spasimare.
        - Ho lo stesso male anch’io.
        - Anche tu?… E qual e l’orecchio che ti duole?
        - Tutti e due. E tu?
        - Tutti e due. Che sia la medesima malattia?
        - Ho paura di si.
        - Vuoi farmi un piacere, Lucignolo?
        - Volentieri! Con tutto il cuore.
        - Mi fai vedere i tuoi orecchi?
        - Perche no? Ma prima voglio vedere i tuoi, caro Pinocchio.
        - No: il primo devi essere tu.
        - No, carino! Prima tu, e dopo io!
        - Ebbene, - disse allora il burattino - facciamo un patto da buoni amici.
        - Sentiamo il patto.
        - Leviamoci tutti e due il berretto nello stesso tempo: accetti?
        - Accetto.
        - Dunque attenti!
        E Pinocchio comincio a contare a voce alta:
        - Uno! Due! Tre!
        Alla parola tre! i due ragazzi presero i loro berretti di capo e li gettarono in aria.
        E allora avvenne una scena, che parrebbe incredibile, se non fosse vera. Avvenne, cioe, che Pinocchio e Lucignolo, quando si videro colpiti tutti e due dalla medesima disgrazia cominciarono ad ammiccarsi i loro orecchi cresciuti, e dopo mille sguaiataggini finirono col dare in una bella risata.
        E risero, risero, risero, poi Lucignolo tutt’a un tratto si cheto, e barcollando e cambiando di colore, disse all’amico:
        - Aiuto, aiuto, Pinocchio!
        - Che cos’hai?
        - Ohime! non mi riesce piu di star ritto sulle gambe.
        - Non mi riesce piu neanche a me - grido Pinocchio, piangendo.
        E mentre dicevano cosi, si piegarono tutti e due carponi a terra e, camminando con le mani e coi piedi, cominciarono a girare e a correre per la stanza. E intanto che correvano, i loro bracci diventarono zampe, i loro visi si allungarono e diventarono musi, e le loro schiene si coprirono di un pelame.
        Ma il momento piu brutto e piu umiliante fu quello quando sentirono spuntarsi di dietro la coda. Vinti allora dalla vergogna e dal dolore, si provarono a piangere e a lamentarsi del loro destino.


        Non l’avessero mai fatto! Invece di lamenti, mandavano fuori dei ragli asinini, facevano tutti e due in coro: j-a, j-a, j-a.
        In quel frattempo fu bussato alla porta, e una voce di fuori disse:
        - Aprite! Sono l’Omino, sono il conduttore del carro che vi porto in questo paese. Aprite subito, o guai a voi!
        33.Diventato un ciuchino vero, e portato a vendere, e lo compra il Direttore di una compagnia di pagliacci, per insegnargli a ballare e a saltare i cerchi: ma una sera azzoppisce e allora lo ricompra un altro, per far con la sua pelle un tamburo
        Vedendo che la porta non si apriva, l’Omino la spalanco con un violentissimo calcio: ed entrato nella stanza, disse col suo solito risolino a Pinocchio e a Lucignolo:
        - Bravi ragazzi! Avete ragliato bene, e io vi ho subito riconosciuti alla voce. E per questo eccomi qui.
        A tali parole, i due ciuchini rimasero mogi mogi[131 - MOGI MOGI - унылые], colla testa giu, con gli orecchi bassi e con la coda fra le gambe.
        Da principio l’Omino li liscio, li accarezzo, li palpeggio: poi, tirata fuori la striglia, comincio a strigliarli per bene. E quando a furia di strigliarli, li ebbe fatti lustri come due specchi, allora messe loro la cavezza e li condusse sulla piazza del mercato, con la speranza di venderli e di beccarsi un discreto guadagno.
        E i compratori, difatti, non si fecero aspettare.
        Lucignolo fu comprato da un contadino, e Pinocchio fu venduto al Direttore di una compagnia di pagliacci e di saltatori di corda, il quale lo compro per ammaestrarlo e per farlo poi saltare e ballare insieme con le altre bestie della compagnia.
        E ora avete capito qual era il bel mestiere che faceva l’Omino? Questo brutto mostriciattolo andava con un carro a girare per il mondo: strada facendo raccoglieva con promesse e con moine tutti i ragazzi, che avevano a noia i libri e le scuole: edopo averli caricati sul suo carro, li conduceva nel “Paese dei balocchi” perche passassero tutto il loro tempo in giochi, in divertimenti. Quando poi quei poveri ragazzi diventavano tanti ciuchini, allora tutto allegro e contento s’impadroniva di loro e li portava a vendere sulle fiere e su i mercati. E cosi in pochi anni era diventato milionario.
        Quel che accadesse di Lucignolo, non lo so: so, per altro, che Pinocchio ando incontro a una vita durissima.
        Quando fu condotto nella stalla, il nuovo padrone gli empi la greppia di paglia: ma Pinocchio, dopo averne assaggiata, la risputo.
        Allora il padrone, brontolando, gli empi la greppia di fieno: ma neppure il fieno gli piacque.
        - Ah! non ti piace neppure il fieno? - grido il padrone. - Lascia fare, ciuchino bello, che se hai dei capricci, pensero io a levarteli!..
        E a titolo di correzione, gli affibbio subito una frustata nelle gambe.
        Pinocchio, dal gran dolore, comincio a piangere e a ragliare, e ragliando disse:
        - J-a, j-a, la paglia non la posso digerire!..
        - Allora mangia il fieno! - replico il padrone, che intendeva benissimo il dialetto asinino.
        - J-a, j-a, il fieno mi fa dolere il corpo!..
        - Pretenderesti, dunque, che un somaro, lo dovessi mantenere a petti di pollo? - soggiunse il padrone arrabbiandosi sempre piu, e affibbiandogli una seconda frustata.
        A quella seconda frustata Pinocchio si cheto subito e non disse altro.
        Intanto la stalla fu chiusa e Pinocchio rimase solo: eperche erano molte ore che non aveva mangiato, comincio a sbadigliare dal grande appetito.
        Alla fine, non trovando altro nella greppia, si rassegno a masticare un po’ di fieno: edopo averlo masticato ben bene, chiuse gli occhi e lo tiro giu.
        - Questo fieno non e cattivo - poi disse dentro di se - ma quanto sarebbe stato meglio che avessi continuato a studiare!.. A quest’ora, invece di fieno, potrei mangiare un cantuccio di pan fresco e una bella fetta di salame! Pazienza!..
        La mattina dopo, svegliandosi, cerco subito nella greppia un altro po’ di fieno; ma non lo trovo, perche l’aveva mangiato tutto nella notte.
        Allora prese una boccata di paglia tritata; ein quel mentre che la stava masticando, si dove persuadere che il sapore della paglia tritata non somigliava punto ne al risotto alla milanese ne ai maccheroni alla napoletana.
        - Pazienza! - ripete. - Che almeno la mia disgrazia possa servire di lezione a tutti i ragazzi che non hanno voglia di studiare. Pazienza!.. pazienza!..
        - Pazienza un corno! - urlo il padrone, entrando in quel momento nella stalla. - Credi forse, mio bel ciuchino, ch’io ti abbia comprato per darti da bere e da mangiare? Io ti ho comprato perche tu lavori e perche tu mi faccia guadagnare molti quattrini. Vieni con me nel Circo e la ti insegnero a saltare i cerchi, a rompere col capo le botti di foglio e a ballare il valzer e la polca.
        Il povero Pinocchio dove imparare tutte queste bellissime cose; ma, per impararle, gli ci vollero tre mesi di lezioni, e molte frustate da levare il pelo.
        Venne finalmente il giorno, in cui il suo padrone pote annunciare uno spettacolo veramente straordinario. I cartelloni di vario coloredicevano cosi:
        GRANDE SPETTACOLO DI GALA
        Per questa sera
        Sara presentato per la prima volta Il famoso
        CIUCHINO PINOCCHIO
        Detto
        LA STELLA DELLA DANZA
        Il teatro sara illuminato a giorno
        Quella sera, come potete figurarvelo, un’ora prima che cominciasse lo spettacolo, il teatro era pieno stipato[132 - PIENO STIPATO - битком набитый].
        Non si trovava piu ne una poltrona, ne un palco.
        Le gradinate del Circo formicolavano di bambini, di bambine e di ragazzi di tutte le eta, che avevano la febbre addosso per la smania di veder ballare il famoso ciuchino Pinocchio.
        Finita la prima parte dello spettacolo, il Direttore vestito in giubba nera, calzoni bianchi e stivaloni di pelle fin sopra ai ginocchi, si presento al pubblico e recito con molta solennita il seguente spropositato discorso: “Rispettabile pubblico, cavalieri e dame! L’umile sottoscritto essendo di passaggio per questa illustre metropolitana, ho voluto procrearmi l’onore nonche il piacere di presentare a questo intelligente e cospicuo uditorio un celebre ciuchino. E col ringraziandoli, aiutateci della vostra animatrice presenza e compatiteci!”
        Questo discorso fu accolto da molti applausi; ma gli applausi raddoppiarono alla comparsa del ciuchino Pinocchio in mezzo al Circo. Egli era tutto agghindato a festa. Aveva una briglia nuova di pelle lustra, con fibbie d’ottone; due camelie bianche agli orecchi, e la coda tutta intrecciata con nastri di velluto paonazzo e celeste.
        E qui il Direttore fece una profondissima riverenza: quindi volgendosi a Pinocchio, gli disse:
        - Animo, Pinocchio! Avanti di dar principio ai vostri esercizi, salutate questo rispettabile pubblico, cavalieri, dame e ragazzi!
        Pinocchio, ubbidiente, piego subito i due ginocchi davanti, e rimase inginocchiato fino a tanto che il Direttore, schioccando la frusta, non gli grido:
        - Al passo!
        Allora il ciuchino si rizzo sulle quattro gambe, e comincio a girare intorno al Circo, camminando sempre di passo.
        Dopo un poco il Direttore grido:
        - Al trotto! - e Pinocchio, ubbidiente al comando, cambio il passo in trotto.
        - Al galoppo! - e Pinocchio stacco il galoppo.
        - Alla carriera! - e Pinocchio si dette a correre di gran carriera. Ma in quella che correva come un barbero, il Direttore, alzando il braccio in aria, scarico un colpo di pistola.
        A quel colpo il ciuchino, fingendosi ferito, cadde disteso nel Circo, come se fosse moribondo davvero.
        Rizzatosi da terra in mezzo a uno scoppio di applausi, d’urli, gli venne fatto naturalmente di alzare la testa e di guardare in su… e guardando, vide in un palco una bella signora, che aveva al collo una grossa collana d’oro dalla quale pendeva un medaglione. Nel medaglione c’era dipinto il ritratto d’un burattino.
        - Quel ritratto e il mio!.. quella signora e la Fata! - disse dentro di se Pinocchio: elasciandosi vincere dalla gran contentezza, si provo a gridare:
        - Oh Fatina mia! oh Fatina mia!..
        Ma invece di queste parole, gli usci dalla gola un raglio cosi sonoro e prolungato, che fece ridere tutti gli spettatori.
        Allora il Direttore, per insegnargli e per fargli intendere che non e buona creanza di mettersi a ragliare in faccia al pubblico, gli dette col manico della frusta una bacchettata sul naso.
        Il povero ciuchino, tirato fuori un palmo di lingua, duro a leccarsi il naso almeno cinque minuti, credendo forse cosi di rasciugarsi il dolore che aveva sentito.
        Ma quale fu la sua disperazione quando, voltandosi in su una seconda volta, vide che il palco era vuoto e che la Fata era sparita!..
        Si senti come morire: comincio a piangere. Nessuno pero se ne accorse, e, meno degli altri, il Direttore, il quale, anzi, schioccando la frusta, grido:
        - Da bravo, Pinocchio! Ora farete vedere a questi signori con quanta grazia sapete saltare i cerchi.
        Pinocchio si provo due o tre volte: ma ogni volta che arrivava davanti al cerchio, invece di attraversarlo, ci passava di sotto. Alla fine spicco un salto e l’attraverso: ma le gambe di dietro gli rimasero disgraziatamente impigliate nel cerchio: motivo per cui ricadde in terra dall’altra parte.
        Quando si rizzo, era azzoppito, e a malapena[133 - A MALAPENA - с трудом, едва] pote ritornare alla scuderia.
        - Fuori Pinocchio! Vogliamo il ciuchino! Fuori il ciuchino! - gridavano i ragazzi dalla platea, impietositi e commossi al tristissimo caso.
        Ma il ciuchino per quella sera non si fece piu rivedere.
        La mattina dopo il veterinario, quando l’ebbe visitato, dichiaro che sarebbe rimasto zoppo per tutta la vita.
        Allora il Direttore disse al suo garzone di stalla:
        - Che vuoi tu che mi faccia d’un somaro zoppo? Sarebbe un mangiapane. Portalo dunque in piazza e rivendilo.
        Arrivati in piazza, trovarono subito il compratore, il quale domando al garzone di stalla:
        - Quanto vuoi di codesto ciuchino zoppo?
        - Venti lire.
        - Io ti do venti soldi. Non credere che io lo compri per servirmene: lo compro unicamente per la sua pelle. Vedo che ha la pelle molto dura, e con la sua pelle voglio fare un tamburo.
        Fatto sta che il compratore, appena pagati i venti soldi, condusse il ciuchino sulla riva del mare; emessogli un sasso al collo e legatolo per una zampa con una fune che teneva in mano, gli dette improvvisamente uno spintone e lo getto nell’acqua.
        Pinocchio ando subito a fondo: eil compratore, tenendo sempre stretta in mano la fune, si pose a sedere sopra uno scoglio, aspettando che il ciuchino avesse tutto il tempo di morire affogato, per poi scorticarlo e levargli la pelle.
        34.Pinocchio, gettato in mare, e mangiato dai pesci e ritorna ad essere un burattino come prima: ma mentre nuota per salvarsi, e ingoiato dal terribile Pescecane
        Dopo cinquanta minuti che il ciuchino era sott’acqua, il compratore disse, discorrendo da se solo:
        - A quest’ora il mio povero ciuchino zoppo deve essere affogato. Ritiriamolo dunque su, e facciamo con la sua pelle questo bel tamburo.
        E comincio a tirare la fune, con la quale lo aveva legato per una gamba: etira, tira, alla fine vide apparire a fior d’acqua… indovinate? Invece di un ciuchino morto, vide apparire a fior d’acqua un burattino vivo.
        Vedendo quel burattino di legno, il pover’uomo crede di sognare e rimase intontito, a bocca aperta e con gli occhi fuori della testa.
        Riavutosi un poco dal suo primo stupore, disse piangendo:
        - E il ciuchino che ho gettato in mare dov’e?…
        - Quel ciuchino son io! - rispose il burattino, ridendo.
        - Tu?
        - Io.
        - Ah! mariuolo! Pretenderesti forse di burlarti di me?
        - Burlarmi di voi? Tutt’altro, caro padrone: io vi parlo sul serio.
        - Ma come mai tu, che poco fa eri un ciuchino, ora stando nell’acqua, sei diventato un burattino di legno?…
        - Sara effetto dell’acqua del mare. Il mare ne fa di questi scherzi.
        - Bada burattino, bada!.. Non credere di divertirti alle mie spalle! Guai a te, se mi scappa la pazienza!
        - Ebbene, padrone; volete sapere tutta la vera storia? Scioglietemi questa gamba e io ve la raccontero.
        Quel compratore, curioso di conoscere la vera storia, gli sciolse subito il nodo della fune, che lo teneva legato: eallora Pinocchio, trovandosi libero come un uccello nell’aria, prese a dirgli cosi:
        - Sappiate dunque che io ero un burattino di legno, come sono oggi: ma mi trovavo a tocco e non tocco di diventare un ragazzo, come in questo mondo ce n’e tanti: se non che per la mia poca voglia di studiare e per dar retta ai cattivi compagni, scappai di casa… e un bel giorno, svegliandomi, mi trovai cambiato in un somaro!.. Che vergogna fu quella per me!.. Portato a vendere sul mercato degli asini, fui comprato dal Direttore di una compagnia equestre, il quale si messe in capo di far di me un gran ballerino e un gran saltatore di cerchi: ma una sera, durante lo spettacolo, feci in teatro una brutta cascata e rimasi zoppo da tutt’e due le gambe. Allora il Direttore, non sapendo che cosa farsi d’un asino zoppo, mi mando a rivendere, e voi mi avete comprato!..
        - Pur troppo! E ti ho pagato venti soldi. E ora chi mi rende i miei poveri venti soldi?
        - E perche mi avete comprato? Voi mi avete comprato per fare con la mia pelle un tamburo!..
        - Pur troppo! E ora dove trovero un’altra pelle?…
        - Non vi date alla disperazione, padrone. Dei ciuchini ce n’e tanti in questo mondo!
        - Dimmi, monello; ela tua storia finisce qui?
        - No - rispose il burattino - ci sono altre due parole, e poi e finita. Dopo avermi comprato, mi avete condotto in questo luogo per uccidermi, ma poi, cedendo a un sentimento pietoso d’umanita, avete preferito di legarmi un sasso al collo e di gettarmi in fondo al mare. Questo sentimento di delicatezza vi onora moltissimo e io ve ne serbero eterna riconoscenza. Per altro, caro padrone, questa volta avete fatto i vostri conti senza la Fata…
        - E chi e questa Fata?
        - E la mia mamma, la quale somiglia a tutte quelle buone mamme, che vogliono un gran bene ai loro ragazzi, e non li perdono mai d’occhio, e li assistono in ogni disgrazia, anche quando questi ragazzi meriterebbero di esser abbandonati e lasciati in balia a se stessi. Dicevo, dunque, che la buona Fata, appena mi vide in pericolo di affogare, mando subito intorno a me un branco infinito di pesci, i quali credendomi davvero un ciuchino morto, cominciarono a mangiarmi! E che bocconi che facevano! Non avrei mai creduto che i pesci fossero piu ghiotti anche dei ragazzi!.. Chi mi mangio gli orecchi, chi mi mangio il muso, chi il collo e la criniera, chi la pelle delle zampe, chi la pelliccia della schiena… e, fra gli altri, vi fu un pesciolino cosi garbato, che si degno perfino di mangiarmi la coda.
        - Da oggi in poi - disse il compratore - faccio giuro di non assaggiar piu carne di pesce. Mi dispiacerebbe troppo di aprire una triglia o un nasello fritto e di trovargli in corpo una coda di ciuco!
        - Io la penso come voi - replico il burattino, ridendo. - Del resto, dovete sapere che quando i pesci ebbero finito di mangiarmi tutta quella buccia asinina, che mi copriva dalla testa ai piedi, arrivarono, com’e naturale, all’osso… o per dir meglio, arrivarono al legno. Ma dopo dati i primi morsi, quei pesci si accorsero subito che il legno non era ciccia per i loro denti, e se ne andarono chi in qua, chi in la. Ed eccovi raccontato come voi, tirando su la fune, avete trovato un burattino vivo, invece d’un ciuchino morto.
        - Io mi rido della tua storia - grido il compratore imbestialito. - Io so che ho speso venti soldi per comprarti, e rivoglio i miei quattrini. Sai che cosa faro? Ti portero al mercato, e ti rivendero a peso di legno per accendere il fuoco nel caminetto.
        - Rivendetemi pure: io sono contento - disse Pinocchio.
        Ma nel dir cosi, fece un bel salto e schizzo in mezzo all’acqua. E nuotando allegramente e allontanandosi dalla spiaggia, gridava al povero compratore:
        - Addio, padrone; se avete bisogno di una pelle per fare un tamburo, ricordatevi di me.
        E poi rideva e seguitava a nuotare: edopo un poco, rivoltandosi indietro, urlava piu forte:
        - Addio, padrone; se avete bisogno di un po’ di legno per accendere il caminetto, ricordatevi di me.
        Si era tanto allontanato, che non si vedeva quasi piu.
        Intanto che Pinocchio nuotava alla ventura, vide in mezzo al mare uno scoglio che pareva di marmo bianco, e su in cima allo scoglio, una bella capretta che belava e gli faceva segno di avvicinarsi.
        La cosa piu singolare era questa: che la lana della capretta era tutta turchina, ma d’un turchino cosi sfolgorante, che rammentava moltissimo i capelli della bella Bambina.
        Lascio pensare a voi se il cuore del povero Pinocchio comincio a battere piu forte! Raddoppiando di forza e di energia si dette a nuotare verso lo scoglio bianco: ed era gia a mezza strada, quand’ecco uscir fuori dell’acqua e venirgli incontro un’orribile testa di mostro marino, con la bocca spalancata, e tre filari di zanne.
        Quel mostro marino era ne piu ne meno quel Pescecane ricordato piu volte in questa storia.
        Immaginatevi lo spavento del povero Pinocchio, alla vista del mostro. Cerco di scansarlo, di cambiare strada: cerco di fuggire: ma quella immensa bocca spalancata gli veniva sempre incontro con la velocita di una saetta.
        - Affrettati, Pinocchio! - gridava belando la bella capretta.
        E Pinocchio nuotava disperatamente con le braccia, col petto, con le gambe e coi piedi.
        - Corri, Pinocchio, perche il mostro si avvicina!..
        E Pinocchio, raccogliendo tutte le sue forze, raddoppiava di lena nella corsa.
        - Bada, Pinocchio!.. il mostro ti raggiunge!.. Eccolo!.. Eccolo!.. Affrettati per carita, o sei perduto!..
        E Pinocchio a nuotare piu lesto che mai, e via, e via, e via, come anderebbe una palla di fucile. E gia si accostava allo scoglio, e gia la capretta gli porgeva le sue zampine davanti per aiutarlo a uscir fuori dell’acqua… Ma!..
        Ma oramai era tardi! Il mostro lo aveva raggiunto. Il mostro si bevve il povero burattino, e lo inghiotti con tanta violenza, che Pinocchio, cascando giu in corpo al Pescecane, batte un colpo da restarne sbalordito per un quarto d’ora.
        Quando ritorno in se, non sapeva raccapezzarsi, nemmeno lui, in che mondo si fosse. Intorno a se c’era da ogni parte un gran buio: ma un buio cosi nero e profondo, che gli pareva di essere entrato col capo in un calamaio pieno d’inchiostro.
        Stette in ascolto e non senti nessun rumore: solamente di tanto in tanto sentiva battersi nel viso alcune grandi buffate di vento. Da principio non sapeva intendere da dove quel vento uscisse: ma poi capi che usciva dai polmoni del mostro. Perche bisogna sapere che il Pescecane soffriva moltissimo d’asma.
        Pinocchio, sulle prime, s’ingegno di farsi un po’ di coraggio: ma quand’ebbe la prova e la riprova di trovarsi chiuso in corpo al mostro marino, allora comincio a piangere; epiangendo diceva:
        - Aiuto! aiuto! Oh povero me! Non c’e nessuno che venga a salvarmi?
        - Chi vuoi che ti salvi, disgraziato?… - disse in quel buio una voce fessa di chitarra scordata.
        - Chi e che parla cosi? - domando Pinocchio.
        - Sono io! sono un povero Tonno, inghiottito dal Pescecane insieme con te. E tu che pesce sei?
        - Io sono un burattino.
        - E allora, se non sei un pesce, perche ti sei fatto inghiottire dal mostro?
        - Non son io, che mi son fatto inghiottire: gli e lui che mi ha inghiottito! Ed ora che cosa dobbiamo fare qui al buio?…
        - Rassegnarsi e aspettare che il Pescecane ci abbia digeriti tutti e due!..
        - Ma io non voglio esser digerito! - urlo Pinocchio, ricominciando a piangere.
        - Neppure io vorrei esser digerito! - soggiunse il Tonno - ma io sono abbastanza filosofo e mi consolo pensando che, quando si nasce Tonni, c’e piu dignita a morir sott’acqua che sott’olio!..
        - Scioccherie! - grido Pinocchio.
        - La mia e un’opinione - replico il Tonno - e le opinioni, come dicono i Tonni politici, vanno rispettate!
        - Insomma… io voglio andarmene di qui… io voglio fuggire…
        - Fuggi, se ti riesce!..
        - E molto grosso questo Pescecane che ci ha inghiottiti? - domando il burattino.
        - Figurati che il suo corpo e piu lungo di un chilometro senza contare la coda.
        Nel tempo che facevano questa conversazione al buio, parve a Pinocchio di veder lontan lontano una specie di chiarore.
        - Che cosa sara mai quel lumicino lontano lontano? - disse Pinocchio.
        - Sara qualche nostro compagno di sventura, che aspettera come noi il momento di esser digerito!..
        - Voglio andare a trovarlo. Non potrebbe darsi il caso che fosse qualche vecchio pesce capace d’insegnarmi la strada per fuggire?
        - Io te l’auguro di cuore, caro burattino.
        - Addio, Tonno.
        - Addio, burattino: ebuona fortuna.
        - Dove ci rivedremo?…
        - Chi lo sa?… E meglio non pensarci neppure!
        35.Pinocchio ritrova in corpo al Pescecane… chi ritrova? Leggete questo capitolo e lo saprete
        Pinocchio, appena che ebbe detto addio al suo buon amico Tonno, si mosse brancolando in mezzo a quel buio, e camminando a tastoni dentro il corpo del Pescecane, si avvio un passo dietro l’altro verso quel piccolo chiarore che vedeva baluginare lontano.
        E nel camminare senti che i suoi piedi sguazzavano in una pozzanghera d’acqua grassa.
        E piu andava avanti, e piu il chiarore si faceva rilucente e distinto: finche, cammina cammina, alla fine arrivo: equando fu arrivato… trovo una piccola tavola, con sopra una candela accesa infilata in una bottiglia di cristallo verde, e seduto a tavola un vecchiettino tutto bianco, il quale se ne stava li biascicando alcuni pesciolini vivi, ma tanto vivi, che alle volte mentre li mangiava, gli scappavano perfino di bocca.
        A quella vista il povero Pinocchio ebbe un’allegrezza grande e inaspettata. Voleva ridere, voleva piangere; einvece mugolava e balbettava delle parole sconclusionate. Finalmente gli riusci di cacciar fuori un grido di gioia, e spalancando le braccia e gettandosi al collo del vecchietto, comincio a urlare:
        - Oh! babbino mio! finalmente vi ho ritrovato! Ora poi non vi lascio piu, mai piu, mai piu!
        - Dunque gli occhi mi dicono il vero? - replico il vecchietto - Dunque tu se’ proprio il mi’ caro Pinocchio?
        - Si, si, sono io, proprio io! E voi mi avete gia perdonato, non e vero? Oh! babbino mio, come siete buono!.. epensare che io, invece… Oh! ma se sapeste quante disgrazie mi son piovute sul capo e quante cose mi sono andate a traverso! Figuratevi che il giorno che voi, povero babbino, col vendere la vostra casacca, mi compraste l’Abbecedario per andare a scuola, io scappai a vedere i burattini, e il burattinaio mi voleva mettere sul fuoco perche gli cocessi il montone arrosto, che fu quello poi che mi dette cinque monete d’oro, perche le portassi a voi, ma io trovai la Volpe e il Gatto, che mi condussero all’Osteria del Gambero Rosso, dove mangiarono come lupi, e partito solo di notte incontrai gli assassini che si messero a corrermi dietro, e io via, e loro dietro, e io via, finche m’impiccarono a un ramo della Quercia Grande, dovecche la bella Bambina dai capelli turchini mi mando a prendere con una carrozzina, e i medici, quando m’ebbero visitato, dissero subito: - “Se non e morto, e segno che e sempre vivo” - e allora mi scappo detta una bugia, e il naso comincio a crescermi e non mi passava
piu dalla porta di camera, motivo per cui andai con la Volpe e col Gatto a sotterrare le quattro monete d’oro, che una l’avevo spesa all’Osteria, e il pappagallo si messe a ridere, e viceversa di duemila monete non trovai piu nulla, la quale il Giudice quando seppe che ero stato derubato, mi fece subito mettere in prigione, per dare una soddisfazione ai ladri, di dove, col venir via, vidi un bel grappolo d’uva in un campo, che rimasi preso alla tagliola e il contadino di santa ragione mi messe il collare da cane perche facessi la guardia al pollaio, che riconobbe la mia innocenza e mi lascio andare, e il Serpente, colla coda che gli fumava, comincio a ridere e gli si strappo una vena sul petto, e cosi ritornai alla casa della bella Bambina, che era morta, e il Colombo vedendo che piangevo mi disse: “Ho visto il tu’ babbo che si fabbricava una barchettina per venirti a cercare”, e io gli dissi: “Oh! se avessi l’ali anch’io”, e lui mi disse: “Vuoi venire dal tuo babbo?”, e io gli dissi: “Magari! ma chi mi ci porta?”, e lui mi disse: “Ti ci porto io”, e io gli dissi: “Come?”, e lui mi disse: “Montami
sulla groppa”, e cosi abbiamo volato tutta la notte, poi la mattina tutti i pescatori che guardavano verso il mare mi dissero: “C’e un pover’uomo in una barchetta che sta per affogare”, e io da lontano vi riconobbi subito, perche me lo diceva il cuore, e vi feci segno di tornare alla spiaggia…
        - Ti riconobbi anch’io - disse Geppetto - e sarei volentieri tornato alla spiaggia: ma come fare? Il mare era grosso e un cavallone rovescio la barchetta. Allora un orribile Pescecane che era li vicino, appena che m’ebbe visto nell’acqua corse subito verso di me, e tirata fuori la lingua e m’inghiotti.
        - E quant’e che siete chiuso qui dentro? - domando Pinocchio.
        - Da quel giorno in poi, saranno oramai due anni: due anni, Pinocchio mio, che mi son parsi due secoli!
        - E come avete fatto a campare? E dove avete trovata la candela?
        - Ora ti raccontero tutto. Devi dunque sapere che quella medesima burrasca, che rovescio la mia barchetta, fece anche affondare un bastimento mercantile. I marinai si salvarono tutti, ma il bastimento calo a fondo e il solito Pescecane che quel giorno aveva un appetito eccellente, dopo avere inghiottito me, inghiotti anche il bastimento…
        - Come? Lo inghiotti tutto in un boccone?… - domando Pinocchio.
        - Tutto in un boccone: erisputo solamente l’albero maestro[134 - L’ALBERO MAESTRO - грот-мачта], perche gli era rimasto fra i denti come una lisca. Per mia gran fortuna, quel bastimento era carico non solo di carne conservata in cassette di stagno, ma di biscotto, di bottiglie di vino, d’uva secca, di caffe, di zucchero, di candele e di scatole di fiammiferi di cera. Con tutta questa grazia di Dio ho potuto campare due anni: ma oggi sono agli ultimi sgoccioli: oggi non c’e piu nulla, e questa candela, che vedi accesa, e l’ultima candela che mi sia rimasta…
        - E dopo?…
        - E dopo, caro mio, rimarremo tutt’e due al buio.
        - Allora, babbino mio - disse Pinocchio - non c’e tempo da perdere. Bisogna pensar subito a fuggire…
        - A fuggire?… e come?
        - Scappando dalla bocca del Pesccane e gettandosi a nuoto in mare.
        - Tu parli bene: ma io non so nuotare.
        - E che importa?… Voi mi monterete a cavalluccio sulle spalle e io, che sono un buon nuotatore, vi portero sano e salvo fino alla spiaggia.
        - Illusioni, ragazzo mio! - replico Geppetto. - Ti par egli possibile che un burattino, alto appena un metro, come sei tu, possa aver tanta forza da portarmi a nuoto sulle spalle?
        - Provatevi e vedrete!
        E senza dir altro, Pinocchio prese in mano la candela, e andando avanti per far lume, disse al suo babbo:
        - Venite dietro a me, e non abbiate paura.
        E cosi camminarono, e traversarono tutto il corpo e tutto lo stomaco del Pescecane. Ma giunti al punto dove cominciava la spaziosa gola del mostro, pensarono bene di fermarsi per dare un’occhiata e cogliere il momento opportuno alla fuga.
        Ora bisogna sapere che il Pescecane, essendo molto vecchio e soffrendo d’asma e di palpitazione di cuore, era costretto a dormire a bocca aperta: per cui Pinocchio, affacciandosi al principio della gola e guardando in su, pote vedere al di fuori di quell’enorme bocca spalancata un bel pezzo di cielo stellato e un bellissimo lume di luna.
        - Questo e il vero momento di scappare - bisbiglio allora voltandosi al suo babbo. - Il Pescecane dorme come un ghiro: il mare e tranquillo. Venite dunque, babbino, dietro a me, e fra poco saremo salvi.
        Detto fatto, salirono su per la gola del mostro marino, e arrivati in quell’immensa bocca, cominciarono a camminare in punta di piedi sulla lingua. E gia stavano per fare il gran salto e per gettarsi a nuoto nel mare, quando il Pescecane starnuti, e nello starnutire, dette uno scossone cosi violento, che Pinocchio e Geppetto si trovarono rimbalzati all’indietro e scaraventati novamente in fondo allo stomaco del mostro.
        Nel grand’urto della caduta la candela si spense, e padre e figliolo rimasero al buio.
        - E ora?… - domando Pinocchio facendosi serio.
        - Ora, ragazzo mio, siamo perduti.
        - Perche perduti? Datemi la mano, babbino!
        - Dove mi conduci?
        - Dobbiamo ritentare la fuga.
        Cio detto, Pinocchio prese il suo babbo per la mano: ecamminando sempre in punta di piedi, risalirono insieme su per la gola del mostro: poi traversarono tutta la lingua e scavalcarono i tre filari di denti.
        Prima pero di fare il gran salto, il burattino disse al suo babbo:
        - Montatemi a cavalluccio sulle spalle e abbracciatemi forte forte. Al resto ci penso io.
        Appena Geppetto si fu accomodato sulle spalle del figliolo, il bravo Pinocchio si getto nell’acqua e comincio a nuotare. Il mare era tranquillo come un olio: la luna splendeva in tutto il suo chiarore e il Pescecane seguitava a dormire di un sonno cosi profondo, che non l’avrebbe svegliato nemmeno una cannonata.
        36.Finalmente Pinocchio cessa d’essere un burattino e diventa un ragazzo
        Mentre Pinocchio nuotava per raggiungere la spiaggia, si accorse che il suo babbo tremava fitto fitto, come se al pover’uomo gli battesse la febbre.
        Tremava di freddo o di paura? Chi lo sa?… Forse un po’ dell’uno e un po’ dell’altra. Ma Pinocchio, credendo che quel tremito fosse di paura, gli disse per confortarlo:
        - Coraggio, babbo! Fra pochi minuti arriveremo a terra e saremo salvi.
        - Ma dov’e questa spiaggia benedetta? - domando il vecchietto. - Eccomi qui, che guardo da tutte le parti e non vedo altro che cielo e mare.
        - Ma io vedo anche la spiaggia - disse il burattino. - Per vostra regola io sono come i gatti: ci vedo meglio di notte che di giorno.
        Il povero Pinocchio faceva finta di esser di buon umore: ma invece… invece cominciava a scoraggiarsi: le forze gli scemavano, il suo respiro diventava grosso e affannoso… insomma non ne poteva piu, e la spiaggia era sempre lontana.
        Nuoto finche ebbe fiato: poi si volto col capo verso Geppetto, e disse con parole interrotte:
        - Babbo mio… aiutatevi… perche io muoio!..
        E padre e figliolo erano oramai sul punto di affogare, quando udirono una voce di chitarra scordata che disse:
        - Chi e che muore?
        - Sono io e il mio povero babbo!
        - Questa voce la riconosco! Tu sei Pinocchio!..
        - Preciso: etu?
        - Io sono il Tonno, il tuo compagno di prigionia in corpo al Pescecane.
        - E come hai fatto a scappare?
        - Ho imitato il tuo esempio. Tu sei quello che mi hai insegnato la strada, e dopo te, sono fuggito anch’io.
        - Tonno mio, tu capiti proprio a tempo! Ti prego per l’amore che porti ai Tonnini tuoi figlioli: aiutaci, o siamo perduti.
        - Volentieri e con tutto il cuore. Attaccatevi tutti e due alla mia coda, e lasciatevi guidare. In quattro minuti vi condurro alla riva.
        Geppetto e Pinocchio accettarono subito l’invito: ma invece di attaccarsi alla coda, giudicarono piu comodo di mettersi addirittura a sedere sulla groppa del Tonno.
        - Siamo troppo pesi? - gli domando Pinocchio.
        - Pesi? Neanche per ombra. - rispose il Tonno.
        Giunti alla riva, Pinocchio salto a terra il primo, per aiutare il suo babbo a fare altrettanto: poi si volto al Tonno, e con voce commossa gli disse:
        - Amico mio, tu hai salvato il mio babbo! Dunque non ho parole per ringraziarti abbastanza! Permetti almeno che ti dia un bacio, in segno di riconoscenza eterna!..
        Il Tonno caccio il muso fuori dell’acqua, e Pinocchio gli poso un bacio sulla bocca. A questo tratto di spontanea e vivissima tenerezza, il povero Tonno, che non c’era avvezzo, si senti talmente commosso, che vergognandosi a farsi veder piangere come un bambino, ricaccio il capo sott’acqua e spari.
        Allora Pinocchio, offrendo il suo braccio a Geppetto, che aveva appena il fiato di reggersi in piedi, gli disse:
        - Appoggiatevi pure al mio braccio, caro babbino, e andiamo. Cammineremo pian pianino come le formicole, e quando saremo stanchi, ci riposeremo lungo la via.
        - E dove dobbiamo andare? - domando Geppetto.
        - In cerca di una casa, dove ci diano per carita un boccon di pane e un po’ di paglia che ci serva da letto.
        Non avevano ancora fatti cento passi, che videro seduti sul ciglione della strada due brutti ceffi, i quali stavano li in atto di chiedere l’elemosina.
        Erano il Gatto e la Volpe: ma non si riconoscevano piu da quelli d’una volta. Figuratevi che il Gatto, a furia di fingersi cieco, aveva finito coll’accecare davvero: ela Volpe invecchiata, non aveva piu nemmeno la coda. Quella trista ladracchiola, caduta nella piu squallida miseria, si trovo costretta un bel giorno a vendere perfino la sua bellissima coda a un merciaio ambulante.
        - O Pinocchio - grido la Volpe - fai un po’ di carita a questi due poveri infermi.
        - Infermi! - ripete il Gatto.
        - Addio, mascherine! - rispose il burattino. - Mi avete ingannato una volta, e ora non mi ripigliate piu.
        - Credilo, Pinocchio, che oggi siamo poveri e disgraziati davvero!
        - Davvero! - ripete il Gatto.
        - Se siete poveri, ve lo meritate. Ricordatevi del proverbio che dice: “I quattrini rubati non fanno mai frutto”. Addio, mascherine!
        - Abbi compassione di noi!..
        - Di noi!
        - Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: “La farina del diavolo va tutta in crusca”.
        - Non ci abbandonare!
        - …are! - ripete il Gatto.
        - Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: “Chi ruba il mantello al suo prossimo, per il solito muore senza camicia”.
        E cosi dicendo, Pinocchio e Geppetto seguitarono per la loro strada: finche, fatti altri cento passi, videro in fondo a una viottola, in mezzo ai campi, una bella capanna tutta di paglia, e col tetto coperto d’embrici e di mattoni.
        - Quella capanna dev’essere abitata da qualcuno - disse Pinocchio. - Andiamo la, e bussiamo.
        Difatti andarono, e bussarono alla porta.
        - Chi e? - disse una vocina di dentro.
        - Siamo un povero babbo e un povero figliolo, senza pane e senza tetto - rispose il burattino.
        - Girate la chiave, e la porta si aprira - disse la solita vocina.
        Pinocchio giro la chiave, e la porta si apri. Appena entrati dentro, guardarono di qua, guardarono di la, e non videro nessuno.
        - O il padrone della capanna dov’e? - disse Pinocchio meravigliato.
        - Eccomi quassu!
        Babbo e figliolo si voltarono subito verso il soffitto, e videro sopra un travicello il Grillo-parlante.
        - Oh! mio caro Grillino - disse Pinocchio salutandolo garbatamente.
        - Ora mi chiami il “Tuo caro Grillino”, non e vero? Ma ti rammenti di quando, per cacciarmi di casa tua, mi tirasti un manico di martello?…
        - Hai ragione, Grillino! Scaccia anche me… tira anche a me un manico di martello: ma abbi pieta del mio povero babbo…
        - Io avro pieta del babbo e anche del figliolo: ma ho voluto rammentarti il brutto garbo ricevuto, per insegnarti che in questo mondo, quando si puo, bisogna mostrarsi cortesi con tutti, se vogliamo esser ricambiati con pari cortesia nei giorni del bisogno.
        - Hai ragione, Grillino, e io terro a mente la lezione che mi hai data. Ma mi dici come hai fatto a comprarti questa bella capanna?
        - Questa capanna mi e stata regalata ieri da una graziosa capra, che aveva la lana d’un bellissimo colore turchino.
        - E la capra dov’e andata? - domando Pinocchio, con vivissima curiosita.
        - Non lo so.
        - E quando ritornera?…
        - Non ritornera mai. Ieri e partita tutta afflitta, e, belando, pareva che dicesse: “Povero Pinocchio… oramai non lo rivedro piu… il Pescecane a quest’ora l’avra divorato!..”
        - Ha detto proprio cosi?… Dunque era lei!.. era lei!.. era la mia cara Fatina!.. - comincio a urlare Pinocchio, piangendo.
        Quand’ebbe pianto ben bene, si rasciugo gli occhi e, preparato un buon lettino di paglia, vi distese sopra il vecchio Geppetto. Poi domando al Grillo-parlante:
        - Dimmi, Grillino: dove potrei trovare un bicchiere di latte per il mio povero babbo?
        - Tre campi distante di qui c’e l’ortolano Giangio, che tiene le mucche. Va’ da lui e troverai il latte che cerchi.
        Pinocchio ando di corsa a casa dell’ortolano Giangio: ma l’ortolano gli disse:
        - Quanto ne vuoi del latte?
        - Ne voglio un bicchiere pieno.
        - Un bicchiere di latte costa un soldo.
        - Non ho nemmeno un centesimo - rispose Pinocchio.
        - Male, burattino mio - replico l’ortolano. - Se tu non hai nemmeno un centesimo, io non ho nemmeno un dito di latte.
        - Pazienza! - disse Pinocchio, e fece l’atto di andarsene.
        - Aspetta un po’ - disse Giangio. - Fra te e me ci possiamo accomodare. Vuoi adattarti a girare il bindolo?
        - Che cos’e il bindolo?
        - Gli e quell’ordigno di legno, che serve a tirar su l’acqua dalla cisterna per annaffiare gli ortaggi.
        - Mi provero…
        - Dunque, tirami su cento secchie d’acqua, e io ti regalero in compenso un bicchiere di latte.
        - Sta bene.
        Giangio condusse il burattino nell’orto e gl’insegno la maniera di girare il bindolo. Pinocchio si pose subito al lavoro; ma prima di aver tirato su le cento secchie d’acqua, era tutto grondante di sudore dalla testa ai piedi. Una fatica a quel modo non l’aveva durata mai.
        - Finora questa fatica di girare il bindolo - disse l’ortolano - l’ho fatta fare al mio ciuchino: ma oggi quel povero animale e in fin di vita.
        - Mi menate a vederlo? - disse Pinocchio.
        - Volentieri.
        Appena che Pinocchio fu entrato nella stalla vide un bel ciuchino disteso sulla paglia, rifinito dalla fame e dal troppo lavoro. Quando l’ebbe guardato, disse dentro di se:
        - Eppure quel ciuchino lo conosco!
        E chinatosi fino a lui, gli domando in dialetto asinino:
        - Chi sei?
        A questa domanda, il ciuchino apri gli occhi, e rispose balbettando nel medesimo dialetto:
        - Sono Lu… ci… gno… lo…
        E dopo richiuse gli occhi e spiro.
        - Oh! povero Lucignolo! - disse Pinocchio a mezza voce: esi rasciugo una lacrima che gli colava giu per il viso.
        - Ti commuovi tanto per un asino che non ti costa nulla? - disse l’ortolano. - Che cosa dovrei far io che lo comprai a quattrini contanti?
        - Vi diro… era un mio amico!..
        - Tuo amico?
        - Un mio compagno di scuola!..
        - Come?! - urlo Giangio dando in una gran risata. - Come?! avevi dei somari per compagni di scuola?… Figuriamoci i begli studi che devi aver fatto!..
        Il burattino non rispose: ma prese il suo bicchiere di latte quasi caldo, e se ne torno alla capanna.
        E da quel giorno in poi, continuo piu di cinque mesi a levarsi ogni mattina, prima dell’alba, per andare a girare il bindolo, e guadagnare cosi quel bicchiere di latte, che faceva tanto bene alla salute del suo babbo. Ne si contento di questo: perche a tempo avanzato, imparo a fabbricare anche i canestri e i panieri di giunco: ecoi quattrini che ne ricavava, provvedeva con moltissimo giudizio a tutte le spese giornaliere. Fra le altre cose, costrui da se stesso un elegante carrettino per condurre a spasso il suo babbo nelle belle giornate, e per fargli prendere una boccata d’aria.
        Nelle veglie poi della sera, si esercitava a leggere e a scrivere. Aveva comprato nel vicino paese per pochi centesimi un grosso libro, e con quello faceva la sua lettura.
        Fatto sta, che con la sua buona volonta d’ingegnarsi, di lavorare, non solo era riuscito a mantenere il suo genitore sempre malaticcio, ma per di piu aveva potuto mettere da parte anche quaranta soldi per comprarsi un vestitino nuovo.
        Una mattina disse a suo padre:
        - Vado qui al mercato vicino, a comprarmi una giacchettina, un berrettino e un paio di scarpe.
        E uscito di casa, comincio a correre tutto allegro e contento. Quando a un tratto senti chiamarsi per nome: evoltandosi, vide una bella lumaca che sbucava fuori dalla siepe.
        - Non mi riconosci? - disse la Lumaca.
        - Mi pare e non mi pare…
        - Non ti ricordi di quella Lumaca, che stava per cameriera con la Fata dai capelli turchini? non ti rammenti di quella volta, quando scesi a farti lume e che tu rimanesti con un piede confitto nell’uscio di casa?
        - Mi rammento di tutto - grido Pinocchio. - Rispondimi subito, Lumachina bella: dove hai lasciato la mia buona Fata? che fa? mi ha perdonato? si ricorda sempre di me? mi vuol sempre bene? emolto lontana di qui? potrei andare a trovarla?
        A tutte queste domande la Lumaca rispose con la sua solita flemma.
        - Pinocchio mio! La povera Fata giace in un fondo di letto allo spedale!..
        - Allo spedale?…
        - Pur troppo. Colpita da mille disgrazie, si e gravemente ammalata, e non ha piu da comprarsi un boccon di pane.
        - Davvero?… Oh! che gran dolore che mi hai dato! Oh! povera Fatina! povera Fatina! Povera Fatina!.. Se avessi un milione, correrei a portarglielo… Ma io non ho che quaranta soldi… eccoli qui: andavo giusto a comprarmi un vestito nuovo. Prendili, Lumaca, e va’ a portarli subito alla mia buona Fata.
        - E il tuo vestito nuovo?…
        - Che m’importa del vestito nuovo? Venderei anche questi cenci che ho addosso, per poterla aiutare! Va’, Lumaca, e spicciati: efra due giorni ritorna qui, che spero di poterti dare qualche altro soldo. Finora ho lavorato per mantenere il mio babbo: da oggi in la, lavorero cinque ore di piu per mantenere anche la mia buona mamma. Addio, Lumaca, e fra due giorni ti aspetto.
        Quando Pinocchio torno a casa, il suo babbo gli domando:
        - E il vestito nuovo?
        - Non m’e stato possibile di trovarne uno che mi tornasse bene. Pazienza!.. Lo comprero un’altra volta.
        Quella sera Pinocchio, invece di vegliare fino alle dieci, veglio fino alla mezzanotte sonata: einvece di far otto canestri di giunco, ne fece sedici.
        Poi ando a letto e si addormento. E nel dormire, gli parve di vedere in sogno la Fata, tutta bella e sorridente, la quale, dopo avergli dato un bacio, gli disse cosi: “Bravo Pinocchio! In grazia del tuo buon cuore, io ti perdono tutte le monellerie che hai fatto fino a oggi. I ragazzi che assistono i propri genitori nelle loro miserie, meritano sempre gran lode, anche se non possono esser citati come modelli d’ubbidienza e di buona condotta. Metti giudizio per l’avvenire, e sarai felice”.
        A questo punto il sogno fini, e Pinocchio si sveglio.
        Ora immaginatevi voi quale fu la sua meraviglia quando si accorse che non era piu un burattino di legno: ma che era diventato, invece, un ragazzo come tutti gli altri. Dette un’occhiata all’intorno e invece delle solite pareti di paglia della capanna, vide una bella camerina ammobiliata con una semplicita quasi elegante. Saltando giu dal letto, trovo preparato un bel vestiario nuovo, un berretto nuovo e un paio di stivaletti di pelle.
        Appena si fu vestito, gli venne fatto naturalmente di mettere le mani nelle tasche e tiro fuori un piccolo portamonete d’avorio, sul quale erano scritte queste parole: “La Fata dai capelli turchini restituisce al suo caro Pinocchio i quaranta soldi e lo ringrazia tanto del suo buon cuore”. Aperto il portafoglio, invece dei 40 soldi di rame, vi luccicavano quaranta zecchini d’oro.
        Dopo ando a guardarsi allo specchio, e gli parve d’essere un altro. Non vide piu riflessa la solita immagine della marionetta di legno, ma vide l’immagine vispa e intelligente di un bel fanciullo coi capelli castagni, cogli occhi celesti e con un’aria allegra.
        In mezzo a tutte queste meraviglie, che si succedevano le une alle altre, Pinocchio non sapeva piu nemmeno lui se era desto davvero o se sognava sempre a occhi aperti.
        - E il mio babbo dov’e? - grido: ed entrato nella stanza accanto trovo il vecchio Geppetto sano, arzillo e di buon umore, come una volta, il quale, avendo ripreso subito la sua professione d’intagliatore, stava appunto disegnando una bellissima cornice ricca di fogliami, di fiori e di testine di diversi animali.
        - Levatemi una curiosita, babbino: ma come si spiega tutto questo cambiamento improvviso? - gli domando Pinocchio saltandogli al collo e coprendolo di baci.
        - Questo improvviso cambiamento in casa nostra e tutto merito tuo - disse Geppetto.
        - Perche merito mio?…
        - Perche quando i ragazzi, di cattivi diventano buoni, hanno la virtu di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all’interno delle loro famiglie.
        - E il vecchio Pinocchio di legno dove si sara nascosto?
        - Eccolo la - rispose Geppetto: egli accenno un grosso burattino appoggiato a una seggiola, col capo girato su una parte, e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo, da parere un miracolo se stava ritto.
        Pinocchio si volto a guardarlo; edisse dentro di se con grandissima compiacenza:
        - Com’ero buffo, quand’ero un burattino! ecome ora son contento di esser diventato un ragazzino perbene!..
        Итальянско-русский словарь
        A
        ABBACOm - абак, счет
        ABBAIARE - лаять
        ABBALLOTTARE - подбрасывать, трясти
        ABBASSARE - опускать
        ABBECEDARIOm - букварь
        ABBELLIRE - украшать
        ABBINDOLARE - запутывать, обманывать
        ABBOCCARE - хватать ртом
        ABILITAf - умение, способность
        ACCAREZZARE - ласкать, гладить
        ACCATTONEm - нищий, попрошайка
        ACCAVALLARSI - нагромождаться
        ACCECARE - ослепнуть
        ACCENNARE - подавать знак, кивать головой
        ACCIUGAf - анчоус
        ACCIUFFARSI - подраться, вцепиться друг другу в волосы
        ACCOSTARE - приближать
        ACCOSTARSI - приближаться
        ACCUSARE - обвинять
        ACQUISTOm - приобретение
        ADDOSSO - на себе, совсем близко
        AFFACCIARSI - показываться, выглядывать
        AFFANNOSO - тяжелый, затрудненный
        AFFATICARSI - утомляться, напряженно работать
        AFFERRARE - хватать, ловить
        AFFETTUOSO - ласковый
        AFFIBBIARE - застегивать на пряжку, наносить удары
        AFFILATO - отточенный, острый
        AFFLITTO - печальный
        AFFOGARE - задыхаться
        AFFOLLARE - устраивать давку
        AFFONDARE - погружать в воду
        AFFRONTOm - обида, оскорбление
        AGGHINDARE - изысканно одевать
        AGGIUSTARE - поправлять, улаживать
        AGGRANCHIATO - окоченелый
        AGGUANTARE - крепко схватить
        AGGUANTARSI - хвататься
        AGNELLINOm - овечка
        AIAf - гумно
        AIZZARE - науськивать
        ALAf - крыло
        ALABASTROm - алебастр
        ALITARE - дышать, слегка веять
        ALLAMPANATO - худой
        ALLORCHE - когда
        ALTRETTANTO - столько же, тоже
        AMBULANTE - бродячий
        AMICARE - приучать, сближать
        AMMAESTRARE - обучать
        AMMAZZARE - убивать
        AMMODO - осторожно
        AMMONIRE - предостерегать
        AMMUTOLIRE - терять дар речи
        ANGUILLAf - угорь
        ANNAFFIARE - поливать
        ANNASPARE - наматывать, жестикулировать
        ANSANTE - задыхающийся
        ANTIFONAf - попреки
        ANZI - напротив
        APEf - пчела
        APPAGARE - удовлетворять
        APPANNARSI - потускнеть
        APPARIZIONEf - появление
        APPASSITO - засохший, увядший
        APPICCARE - приклеивать, прикреплять
        APPICCIARE - скреплять, соединять
        APPOLLAIARSI - пристроиться
        APPOSTA - нарочно
        APPOSTARE - подстерегать
        APPROPRIARE - приспосабливать
        APPUNTATO - острый
        ARBOSCELLOm — деревце
        ARDITO - смелый
        ARNESEm - инструмент
        ARRAMPICARSI - карабкаться
        ARROSTOm - жаркое
        ARROTATO - наточенный
        ARRUFFARSI - растрепаться, ссориться
        ARRUFFIOm - путаница
        ARTIFICIALE - искусственный
        ARZILLO - бодрый
        ASCIAf - топор
        ASCIATAf - удар топором
        ASCIUTTO - сухой
        ASINELLOm - ослик
        ASINOm - осел
        ATTACCATURAf - соединение
        ATTENTARSI - осмеливаться
        ATTORCIGLIARE - скручивать
        AUGURIOm - предсказание
        AVORIOm - слоновая кость
        AVVEDERSI - замечать, догадываться
        AVVENTARSI - бросаться, кидаться
        AVVEZZARSI - привыкать
        AVVEZZO - привыкший
        AVVIARSI - отправляться в путь
        AVVITICCHIARSI - обвиваться
        AZZANNARE - кусать, хватать зубами
        AZZOPPIRE - охрометь
        B
        BABBOm - папа
        BAFFOm - ус
        BAGNARE - мочить, увлажнять
        BALBETTARE - запинаться, заикаться
        BALIAf - кормилица, власть
        BALOCCOm - игрушка
        BALUGINARE - мерцать
        BARAf - похоронные носилки
        BARACCONEm - балаган
        BARAONDAf - толкотня
        BARBAGIANNIm - дурень
        BARBEROm - берберский скакун
        BARCOLLARE - качаться, шататься
        BARRICARE - баррикадировать
        BASTIMENTOm - судно, корабль
        BASTONATAf - удар палкой
        BASTONEm - палка
        BATTENTEm - дверной молоток
        BATTIBECCOm - перепалка, перебранка
        BAZZAf - острый подбородок
        BAZZICARE - часто посещать
        BECCARE - клевать, схватить
        BECCHINOm - могильщик
        BECCOm - клюв
        BELARE - блеять
        BENEDETTO - желанный
        BENEFATTRICEf - благодетельница
        BENIGNITAf - благодушие
        BERCIARE - орать
        BERLICCHEm invar - дьявол
        BESTIOLOm - зверек
        BIANCHEGGIARE - белеться, белить
        BIASCICARE - медленно жевать
        BIGHELLONEm - бездельник
        BIGIO - серый
        BINDOLOm - мотовило
        BIRBAf - негодяй, мерзавец
        BIRICHINATAf - шалость, озорство
        BISBIGLIARE - шептать
        BISTICCIARE - ссориться, вздорить
        BIZZAf - вспышка гнева
        BIZZOSO - вспыльчивый
        BOCCONEm - кусок, глоток
        BOLLIRE - кипеть
        BORBOTTARE - ворчать, бормотать
        BOTTAf - удар
        BRACEf - жар, горящие угли
        BRANCOm - стадо
        BRANCOLARE - идти на ощупь
        BRIGANTEm - разбойник
        BRIZZOLATO - пестрый
        BROCCAf - кувшин
        BRONTOLARE - ворчать
        BRUCIATO - сгоревший
        BRULICARE - кишеть, копошиться
        BUBBOLOm - колокольчик
        BUCCIAf - кожура
        BUEm - тупица, невежда
        BUFFATAf - порыв ветра
        BUFFONEm — - шут
        BUGIARDOm - лжец
        BURLARE - подшутить
        BURATTINAIOm - кукольник
        BURATTINOm - марионетка
        BURRASCAf - буря, шторм
        BURBERO - угрюмый, ворчливый
        BUSCARE - искать, разыскивать
        BUSCARSI - добыть себе
        BUTTARSI - бросаться
        C
        CACIOm - сыр
        CALARE - опускать
        CALARSI - спускаться, опускаться
        CALCINAf - известка
        CALDANOm - жаровня
        CALCIOm - удар ногой, пинок
        CALUNNIAf - клевета
        CAGIONARE - причинять
        CAMELIAf - камелия
        CAMINETTOm - камин
        CAMPANELLOm - колокольчик
        CAMPARE - избавлять, спасать
        CANDITOm - цукат
        CANE-BARBONE - пудель
        CANESTROm - корзина, лукошко
        CANTERELLARE - напевать
        CANTINAf - погреб
        CANTUCCIOm - горбушка
        CANZONARE - насмехаться
        CANZONATURAf - насмешка
        CAPANNAf - хижина
        CAPITARE - появляться
        CAPITOLOm - глава (книги)
        CAPRETTOm - козленок
        CAPRICCIOm - каприз
        CARABINIEREm - карабинер
        CARBONAIOm - угольщик
        CARCERIEREm - тюремщик
        CAREZZEVOLE - ласковый
        CARICO - нагруженный
        CARITEVOLE - милосердный
        CARPONI - на четвереньках
        CARRETTOm - тележка
        CARRIERAf - карьер (аллюр лошади)
        CARROZZAf - карета
        CARTAPECORAf - пергамент
        CARTONCINOm - тонкий картон
        CASACCAf - куртка
        CASAMENTOm - большой дом
        CASIGLIANOm - сосед по дому
        CASOTTOm - будка
        CASSAf - барабан
        CASSETTAf - ящик
        CASTIGOm - наказание
        CATASTAf - штабель, куча
        CATENELLAf - цепочка
        CATINELLAf - тазик
        CAVALCATURAf - верховая лошадь
        CAVALLERIZZOm - цирковой наездник
        CAVALLONEm - статный конь
        CAVEZZAf - узда
        CAVOLFIOREm - цветная капуста
        CEDERE - отступать
        CEFFOm - морда
        CELESTE - небесный
        CERAf - воск
        CESPUGLIOm - кустарник
        CESSARE - кончаться, прекращаться
        CHETARE - успокаивать
        CHIACCHIERICCIOm - шумная болтовня
        CHIARAf - белок
        CHIAROREm - слабый свет
        CHIASSOm - шум, гам
        CHICCOm - зерно
        CIABATTAf - туфля без задника
        CIARLAf - сплетня
        CICCIAf - мясо, тело
        CIGLIONEm - насыпь
        CIGOLARE - скрипеть, трещать
        CIOCCAf - прядь
        CIONDOLONI - в висячем положении
        CIOTTOLOm - булыжник, галька
        CIRCOSTANTE - окружающий
        CIVETTAf - сова
        CIUCHINOm - ослик
        CIUCOm - осел
        COCCHIEREm - кучер
        COLLAf - клей
        COLLANAf - ожерелье
        COLLAREm - ошейник
        COLLERAf - гнев
        COLLOTTOLAf - затылок, загривок
        COLOMBAIAf - голубятня
        COLONNAF - колонна
        COLTELLACCIOm - большой нож
        COLTELLINOm - перочинный нож
        COMMOVENTE - волнующий
        COMPAREm - кум
        COMPATIRE - сочувствовать
        COMPASSIONEf - жалость, сострадание
        COMPASSIONEVOLE - достойный сострадания
        COMPITARE - читать по складам
        COMPLIMENTOSO - любезный
        COMPLOTTOm - заговор
        COMPORRE - составлять, класть
        COMUNALE - городской
        CONCAf - таз
        CONDITO - приправленный
        CONDURRE - водить, отводить
        CONFICCARE - вбивать
        CONFORTARE - утешать
        CONIGLIOm - кролик
        CONSOLAZIONEf - утешение
        CONSOLARE - утешать, поддерживать
        CONTENTARSI - довольствоваться
        CONTENTEZZAf - удовлетворенность, радость
        CONTORNOm - очертание, гарнир
        CONTRADDIRE - противоречить
        CONVERTIRSI - превращаться
        CORBELLOm - корзинка
        CORNICEf - рама
        CORREGGERE - исправлять
        CORVOm - ворон
        COSPICUO - заметный, явный
        COSTAGGIU - там внизу
        COSTOLAf - ребро
        CREANZAf - воспитанность
        CREMISI - кармазинный цвет
        CREPACUOREm - скорбь
        CRESTAf - гребень
        CRINIERAf - грива
        CROCCHIARE - хрустеть
        CROSTERELLOm - сухарик
        CRUSCAf - отруби
        CUCCAGNAf - изобилие
        CUCCIAf - собачья подстилка
        CUPO - глубокий
        D
        DACCAPO - снова
        DAVANZALEm - подоконник
        DEFUNTO - покойный
        DENUNZIARE - заявлять
        DERISORIO - насмешливый
        DESTO - бодрствующий
        DIFILATO - прямо, немедленно
        DIGERIRE - переваривать (пищу)
        DIGROSSARE - обтесывать
        DILUVIARE - лить как из ведра
        DIMENARE - махать, размахивать
        DIMOLTO - многочисленный
        DINANZI - впереди, спереди
        DIPINTO - разрисованный
        DIPOI - после того
        DISAGIOm - неудобство, затруднение
        DISCORRERE - разговаривать
        DISINVOLTURAf - непринужденность
        DISPERARSI - отчаиваться
        DISTENDERE - развертывать, расстилать
        DISTESO - растянутый
        DISTINTO - отличный, различный
        DIVINCOLARSI - извиваться
        DONDOLARE - качать, раскачивать
        DONDOLARSI - раскачиваться
        DUNQUE - итак
        E
        ECCELLENZAf - превосходительство
        ELEMOSINAf - милостыня
        EMBRICEm - плоская черепица
        EPPURE - однако
        EQUESTRE - конный
        ESITARE - колебаться, сомневаться
        ESTROm - стимул
        ESULTANZAf - ликование
        EVVIVA - да здравствует
        F
        FAGOTTOm - тюк, сверток
        FAINAf - куница
        FALCOm - сокол
        FALEGNAMEm - столяр
        FANTASTICARE - фантазировать
        FASTELLOm - связка, пук
        FAZZOLETTOm - платок
        FETTAf - ломоть, кусок
        FESSO - расколотый, разбитый
        FIAMMATAf - вспышка пламени
        FICCARSI - засовывать
        FIENOm - сено
        FIAMMIFEROm - спичка
        FIASCOm - неудача
        FIBBIAf - пряжка, застежка
        FICCARE - вбивать
        FIGLIOLOm - сынок
        FIGURARSI - представлять себе
        FILARE - просачиваться, тянуть
        FILOm - нитка
        FINEf - конец
        FIORITO - цветущий
        FLAGELLOm - бич
        FLUSSIONEf - воспаление
        FOCOLAREm - очаг
        FODERAf - подкладка
        FOGAf - пыл
        FOLTO - густой
        FORMICOLAf - муравей
        FORMICOLARE - кишеть
        FOSSOm - яма, канава
        FRACASSOm - шум, грохот
        FRADICIO - мокрый, сырой
        FRASCAf - ветка
        FRATELLANZAf - братство
        FRENARE - тормозить, замедлять
        FRODEf - обман
        FRONTESPIZIOm - титульный лист
        FROTTAf - гурьба
        FRUGARE - рыться
        FRUSCIOm - шелест
        FRUSTAf - кнут
        FRUSTATAf - удар кнутом
        FRUSTAGNOm - бумазея
        FULMINATO - пораженный молнией
        FUNEf - веревка
        FURFANTEm - негодяй
        FUSTOm - ствол
        G
        GALAf - праздник
        GALLEGGIARE - плавать на поверхности, всплывать
        GARAf - состязание
        GARBOm - вежливость
        GARZONEm - подмастерье
        GATTABUIAf - каталажка
        GAZZAf - сорока
        GELONEm - обмороженное место
        GERANIOm - герань
        GERMOGLIARE - прорастать
        GIACCHETTAf - жакет, куртка
        GIACERE - лежать
        GIUCCO - глупый
        GHIAIAf - гравий, щебень
        GHIOTTO - жадный
        GHIOTTONERIAf - обжорство
        GHIROm - соня, сурок
        GINOCCHIONI - на коленях
        GIORNALIERO - ежедневный
        GIOVARE - приносить пользу
        GIUBBAf - куртка
        GIUNCOm - камыш
        GIUDIZIOm - суждение
        GIUNTURAf - соединение
        GIURARE - клясться
        GOCCIOLAf - капля
        GONFIATO - надутый
        GONGOLARE - наслаждаться
        GONZO - глупый
        GORAf - оросительный канал
        GRADITO - приятный, желанный
        GRAFFARSI - уцепиться
        GRANCASSAf - большой барабан
        GRANCHIOm - краб
        GRANDINARE - падать (о граде)
        GRANTURCOm - кукуруза
        GRAPPOLOm - гроздь
        GRATTARSI - чесаться
        GRATTATAf - чесание
        GRATTATO - тертый
        GREPPIAf - кормушка
        GREPPOm - обрыв
        GRILLOm - сверчок
        GRINFIAf - коготь
        GRONDANTE - насквозь промокший
        GROPPAf - спина, круп
        GRULLOm - простофиля
        GUANCIALEm - подушка
        GUARITO - выздоровевший
        GUAZZAf - обильная утренняя роса
        GUISAf - лад, манер
        GUSCIOm - скорлупа, шелуха
        I
        ILLUSTRISSIMO - глубокоуважаемый
        IMBACUCCARE - кутать, закутывать
        IMBASCIATAf - известие
        IMBATTERSI - случайно встретиться
        IMBESTIALITO - разъяренный
        IMBROGLIARSI - запутываться
        IMBROGLIONEm - обманщик
        IMBURRARE - намазывать маслом
        IMPADRONIRSI - овладевать
        IMPAZIENTIRSI - терять терпение
        IMPEDIRE - мешать, препятствовать
        IMPEGNOm - обязательство, задача
        IMPERMALITO - обиженный
        IMPERTINENTE - дерзкий
        IMPERTINENZAf - дерзость
        IMPENSIERITO - встревоженный
        IMPETOm - порыв
        IMPETUOSO - бурный, стремительный
        IMPICCARE - вешать
        IMPIETOSIRE - вызывать жалость
        IMPIETOSIRSI - растрогаться
        INCANTATO - зачарованный
        INCHIOSTROm - чернила
        INCIAMPARE - спотыкаться, наталкиваться
        INCORAGGIARE - ободрять
        INDISPOSTO - нездоровый
        INDIZIOm - указание, признак
        INDOVINARE - угадывать
        INDUGIARE - медлить
        INDUSTRIOSO - искусный, умелый
        INFARINARE - посыпать мукой
        INFEROCIRSI - ожесточаться
        INEDUCATO - невоспитанный
        INGEGNARSI - стараться
        INGEGNOm - ум
        INFAME - гнусный
        INFERMO - больной
        INFILARE - нанизывать
        INIQUO - незаконный
        INSEGUIRE - гнаться
        INSOLENTE - нахальный
        INTAGLIARE - резать, вырезать
        INTENERIRSI - размягчаться
        INTERLOCUTOREm - собеседник
        INTIMARE - требовать
        INTONTIRE - ошеломлять
        INTRECCIARE - заплетать
        INVOLONTARIO - непроизвольный
        INZUPPARE - размачивать
        IRREQUIETO - беспокойный
        ISTRUIRE - учить, обучать
        L
        LAGGIU - там внизу
        LAMAf - заболоченное место
        LAMPEGGIARE - сверкать (о молнии)
        LAMPOm - молния
        LANGUIDEZZAf - вялость
        LASTRICOm - мостовая
        LAVAMANOm - умывальник
        LECCARSI - облизываться
        LEGNAIOLOm - плотник
        LENAf - дух, бодрость
        LESTO - скорый, быстрый
        LEVAf - рычаг
        LIBRAIOm - книжный шкаф
        LISCAf - рыбья косточка
        LISCIARE - полировать
        LIVIDO - мертвенно-бледный
        LIVREAf - ливрея
        LUCCIOLAf - светлячок
        LUCIGNOLOm - фитиль
        LUMACAf - улитка
        LUSSOm - роскошь
        LUSTRO - блестящий
        M
        MADREPERLAf - перламутр
        MAGARI - пожалуй
        MAGNIFICO - великолепный
        MALANDRINOm - разбойник
        MALATICCIO - болезненный
        MALINCONIAf - меланхолия
        MANCIATAf - горсть
        MANGIAPANEm - дармоед
        MANDORLATOm - миндальная нуга
        MANESCO - драчливый
        MANICOm - рукоятка
        MANTELLOm - плащ
        MARIUOLOm - мошенник
        MARMOTTAf - сурок
        MASCHERONEm - большая маска
        MASTICARE - жевать
        MASTINOm - мастино (порода сторожевых собак)
        MATTONEm - кирпич
        MEDESIMO - тот же
        MELLIFLUO - медоносный
        MENARE - водить, вести
        MERLOm - черный дрозд
        MIDOLLAf - хлебный мякиш
        MINACCIARE - угрожать
        MINACCIOSO - угрожающий
        MISERIAf - бедность, нужда
        MOBILIAf - мебель
        MOCCOLAIAf - нагар
        MODESTO - скромный
        MOINAf - ласка
        MOLESTARE - надоедать
        MONELLERIAf - шалость
        MONELLOm - шалун
        MONTARE - подниматься
        MONTONEm - баран
        MORIBONDO - умирающий
        MOSTRICIATTOLOm - уродец
        MOTOm - движение
        MUGGHIARE - мычать, реветь
        MUGGINEm - кефаль
        MUGOLARE - визжать
        MUFFITO - заплесневелый
        MURATOREm - каменщик
        MUSATAf - удар мордой
        MUTARE - менять, изменять
        N
        NASELLOm - хек
        NASTROm - лента
        NAUSEAf - тошнота
        NOCCIOLOm косточка, орешник
        NOCEm - орех
        NODOm - узел
        NONDIMENO - однако
        NOTTURNO - ночной
        O
        OBBEDIRE - выполнять
        OBBLIGOm - обязанность
        OCCHIATAf - взгляд
        OMACCIOm - грубый человек
        OMINOm - человечек
        OMONEm - крупный мужчина
        ONDATAf - большая волна
        ORAMAI - теперь, наконец-то
        ORBENE - итак
        ORDIGNO - сложный механизм
        ORTOLANOm - огородник
        OSTEm - хозяин таверны
        OTTONEm - латунь
        OZIOm - праздность
        P
        PADELLAf - сковорода
        PAESELLOm - деревушка
        PAGLIAf - солома
        PAGLIACCIOm - паяц, шут
        PALATOm - нёбо, чувство вкуса
        PALCOSCENICOm - сцена
        PALETTOm - колышек, засов
        PALIOm - знамя, бега
        PALLINAf - шарик
        PALPEGGIARE - легонько пощупывать
        PALPITAZIONEf - учащенное сердцебиение
        PANIEREm - корзина
        PANNOm - материя
        PANTANOm - болото
        PAONAZZO - темно-лиловый
        PAREGGIARE - подводить итоги, уравнивать
        PARIGLIAf - парная упряжка
        PARLANTINAf - болтливость
        PARRUCCAf - парик
        PATERNO - отеческий
        PATIRE - страдать
        PATTOm - договор
        PAVONEm - павлин
        PEDATAf - след ноги, пинок
        PELAMEm - шерсть
        PELLICCIAf - мех
        PENARE - страдать
        PENDERE - висеть, свисать
        PENETRARE - проникать
        PENNACCHIOm - дымок
        PENTIRSI - раскаиваться
        PENTOLAf - кастрюля
        PENZOLONI - свешиваясь
        PERDITEMPOm - напрасная трата времени
        PERPLESSO - нерешительный
        PERSECUTOREm - преследователь
        PERSUADERE - убеждать
        PESCATOREm - рыбак
        PESCECANEm - акула
        PESCIOLINOm - рыбка
        PETTINARSI - причесываться
        PIALLAf - рубанок
        PIALLARE - строгать
        PIAGNISTEOm - нытье
        PICCARE - колоть
        PICCHIARE - стучать, ударять
        PICCHIOm - дятел
        PICCINO - маленький
        PICCIONEm - голубь
        PIEm - подножие
        PIETOSO - жалостливый
        PIFFEROm - дудка
        PIGIARE - нажимать
        PILLACCHERAf - брызги грязи
        PINOm - сосна
        PIOVIGGINOSO - дождливый
        PIPISTRELLOm - летучая мышь
        PISSI-PISSIm invar - шепот, шушуканье
        PIUMATO - украшенный перьями
        PIZZICORINOm - щекотка
        PIZZICOTTOm - щипок
        PLATEAf - партер
        POLLAIOm - курятник
        POLLASTRAf - курочка
        POLVERINAf - порошок
        PORTICINAf - дверца
        POZZANGHERAf - грязная лужа
        PRECIPITOSO - стремительный
        PREDILETTO - любимый, избранный
        PREMURAf - забота, усердие
        PREPOTENTE - всесильный
        PRESENTIMENTOm - предчувствие
        PROIETTILEm - снаряд, пуля
        PROVVIDENZAf - провидение
        PRUDENTE - осторожный
        PRUNOm - терновник
        PULCINOm - цыпленок
        PULIMENTO - полировка
        PUNTAf - кончик
        Q
        QUASSU - здесь наверху
        QUATTRINOm - кваттрино (старинная мелкая монета)
        QUERCIAf - дуб
        QUINTEf pl - кулисы
        R
        RABBIOSAMENTE - яростно
        RACCAPEZZARSI - разбираться, понимать
        RACCATTARE - подбирать с земли
        RACCOMANDARSI - доверяться, умолять помочь
        RACCORCIARE - укорачивать
        RAGAZZACCIOm - уличный мальчишка
        RAGIONAMENTOm - рассуждение
        RAGLIARE - реветь (по-ослиному)
        RAGLIOm - ослиный рев
        RALLEGRARSI - радоваться
        RAMMARICARSI - жаловаться
        RAMARROm - ящерица зеленая
        RAMMENTARE - вспоминать
        RAMOm - ветка
        RANTOLOSO - хриплый
        RASCIUGARSI - высушиться
        RASOm - атл?с
        RASOIOm - бритва
        RASSEGNARSI - смиряться
        RASSERENARE - успокаивать
        RATTRAPPITO - окоченелый
        REGGERSI - держаться
        REMOm - весло
        RENAf - песок
        RENIf pl - поясница
        RETEf - сеть
        RIAVERSI - приходить в себя
        RIBADIRE - заклепывать
        RIBALTAf - авансцена
        RIBELLARSI - восставать
        RIBELLE - мятежный
        RICASCARE - снова падать
        RICCIOLOm - локон, стружка
        RICOLMO - полный, переполненный
        RICOMPENSAf - вознаграждение
        RICOMPENSARE - награждать
        RICOMPRARE - перекупать
        RICONOSCENZAf - благодарность
        RICONSEGNARE - возвращать
        RICUSARE - отказываться
        RIFINITO - изнуренный
        RIFUGIOm - убежище
        RIGAGNOLOm - ручеек
        RIGATO - полосатый
        RIGIRARE - поворачивать, кружить
        RILUCENTE - блестящий, сверкающий
        RINCORRERSI - догонять друг друга
        RINGHIOSO - рычащий
        RIPIEGARSI - сгибаться
        RIPOSTIGLIOm - кладовка, чулан
        RIPRENDERE - снова брать, оживать
        RIPULIRE - очищать
        RISENTITO - обидчивый
        RISPARMIARE - беречь
        RISPUTARE - плевать
        RISOLINOm - смешок
        RITAGLIARE - вырезать
        RITENERE - сдерживать, останавливать
        RITTO - вертикальный, стоя
        RIVAf - берег
        RIVENDITOREm - перепродавец, продавец старья
        RIVERENZAf - уважение, почтение
        RIVOLTARSI - оборачиваться
        RIZZARE - поднимать
        ROSOLARE - поджаривать
        ROSOLIOm - сладкая наливка
        ROSSEGGIARE - краснеть
        ROVESCIARE - опрокидывать
        ROVINATO - разрушенный
        RUSSARE - храпеть
        RUZZARE - резвиться
        S
        SACCHETTOm - мешочек
        SAETTAf - молния
        SALCIOm - ива
        SALTATOREm - прыгун
        SAPORITO - вкусный
        SBADIGLIARE - зевать
        SBATACCHIARE - швырять
        SBIGOTTIMENTOm - испуг
        SBUCARE - высовываться
        SBUCCIARE - снимать кожуру
        SCAGLIARE - бросать, кидать
        SCALPELLOm - зубило, долото
        SCAMPARE - спасать
        SCANSARE - избегать, уклоняться
        SCAPPELLOTTOm - подзатыльник
        SCARABOCCHIOm - чернильная клякса
        SCARAVENTARE - швырять
        SCAVALCARE - выбивать из седла
        SCEMARE - уменьшать, сокращать
        SCHEGGIAf - кусочек
        SCHERMAf - фехтование, полемика
        SCHIAFFOm - пощечина
        SCHIOCCARE - щелкать, хлопать
        SCHIZZARE - брызгать
        SCHIZZIm pl - брызги
        SCHIZZINOSO - придирчивый
        SCIABOLAf - сабля
        SCIAGURATO - несчастный
        SCIMMIAf - обезьяна
        SCIOCCHERIAf - глупость
        SCIOCCO - глупый
        SCIOLTO - ловкий
        SCIUPARE - упускать
        SCOIATTOLOm - белка
        SCODATO - бесхвостый
        SCOGLIERAf - гряда скал
        SCOGLIOm - скала
        SCOLLARE - отклеивать, делать вырез
        SCOMPIGLIOm - беспорядок, сумятица
        SCONCLUSIONATO - бессвязный
        SCOPERCHIARE - снимать крышку
        SCOPPIOm - взрыв
        SCORDATO - расстроенный
        SCORSOIO - скользящий
        SCORTICARE - сдирать шкуру
        SCORZAf - кора
        SCOSSONEm - внезапный толчок
        SCROLLONEm - встряска
        SCUDERIAf - конюшня
        SDIGIUNARSI - поесть натощак
        SDRAIATO - растянувшийся
        SDRUCCIOLARE - скользить
        SGABELLOm - табуретка
        SGAMBETTARE - сбивать с ног
        SGAMBETTOm - подножка
        SGOCCIOLOm - капанье
        SGRIDARE - бранить
        SGUAIATO - грубый
        SGUAZZARE - плескаться, барахтаться
        SGUSCIARE - лущить, ускользать
        SECCHIAf - ведро
        SEDUZIONEf - соблазн
        SEGARE - пилить
        SEGATURAf - пиление
        SEGNALEm - знак, признак
        SERBARE - сохранять
        SFOLGORANTE - сверкающий
        SGRANARE - ощипывать, молотить
        SGRANOCCHIARE - грызть
        SGUAIATAGGINEf - грубость
        SGUAIATO - грубый
        SFODERARE - снимать подкладку
        SICCHE - таким образом
        SIEPEf - изгородь
        SINGHIOZZARE - рыдать
        SIPARIOm - занавес
        SMANIAf - беспокойство
        SMARGIASSOm - хвастун
        SMARRITO - потерянный
        SMORFIAf - жеманство
        SOCCHIUSO - прикрытый
        SODDISFAZIONEf - удовлетворение
        SOFFERMARSI - приостанавливаться
        SOFFOCATO - задушенный
        SOGGEZIONEf - подчинение
        SOGGIUNGERE - прибавлять
        SOGLIOLAf - камбала
        SOLENNITAf - торжественность
        SOLLETICOm - щекотка
        SOLLIEVOm - утешение
        SOMAROm - осел
        SOMMESSO - смирный
        SONARE - звонить
        SONNELLINOm - дремота
        SONORO - звонкий
        SOPRANOMEm - прозвище
        SORSATAf - глоток
        SOTTERRARE - закапывать
        SPALANCARE - распахивать
        SPALLUCCIATAf - пожимание плечами
        SPASIMOm - острая боль
        SPASSOm - развлечение
        SPAVENTOSO - ужасный
        SPAZZATURAf - подметание
        SPELACCHIATO - облезлый
        SPELLARE - сдирать шкуру
        SPELLARSI - оцарапаться, содрать себе кожу
        SPERDERSI - броситься врассыпную
        SPEZZARE - ломать на куски
        SPIANATAf - разглаживание
        SPICCARE - отделять, отрывать
        SPICCHIOm - ломтик
        SPICCIARSI - спешно заканчивать
        SPIGAf - колос
        SPINTONEm - сильный толчок
        SPIRARE - умирать
        SPLENDOREm - сияние
        SPOGLIARE - раздевать
        SPOLLAIARSI - поправлять перья
        SPOLVERARE - смахивать пыль, размельчать, посыпать
        SPROPOSITATO - вздорный
        SPUNTARSI - притупляться
        SPUNTINOm - закуска
        SPUNZONEm - толстый заостренный конец
        SPUTARE - плевать
        SQUALLIDO - жалкий, убогий
        SQUISITO - изысканный
        STAGIONATO - зрелый
        STAGNOm - пруд, олово
        STALLAf - хлев, конюшня
        STANGAf - дышло
        STARNUTIRE - чихать
        STECCHITO - худой
        STIMAf - оценка
        STINCOm - голень
        STIRARE - растягивать
        STIVALETTOm - сапожок
        STIZZITO - рассерженный
        STORCERE - кривить
        STRAPAZZARE - небрежно относиться
        STRAPAZZONEm - неряха, разгильдяй
        STRAPPARSI - рвать на себе
        STRAZIANTE - мучительный
        STRIDERE - скрипеть, трещать
        STRIGLIAf - скребница
        STRIGLIARE - чистить скребницей
        STRILLARE - орать
        STROPICCIARSI - потирать себе
        STRUGGERSI - таять, огорчаться
        STROFINARSI - тереться
        STROPICCIARE - тереть, растирать
        STUCCOm - гипс, штукатурка
        STUFAf - печь
        STUZZICARE - ковырять, раздражать
        SUDATO - вспотевший
        SUDICIO - грязный
        SUPERBIAf - высокомерие
        SUPPLICHEVOLE - умоляющий
        SUPPLIZIOm - наказание
        SVELTO - проворный
        SVENIRSI - терять сознание
        SVOGLIATO - ленивый
        T
        TACCHINOm - индюк
        TAFANARE - жалить, искать
        TAGLIENTE - режущий, острый
        TAGLIOLAf - капкан
        TAMBUROm - барабан
        TAPPARE - затыкать
        TASTARE - щупать
        TASTONE - ощупью
        TEATRINOm - игрушечный театр
        TEGAMINOm - сковорода
        TELAf - ткань, занавес
        TEMPACCIOm - непогода
        TEMPIAf - висок
        TENEREZZAf - нежность
        TENTENNARE - колебаться, шататься
        TERRENO - земной
        TESTARDO - упрямый
        TESTINAf - головка
        TONARE - греметь
        TONFOm - шумное падение
        TONNOm - тунец
        TORLOm - желток
        TORSOLOm - огрызок
        TOSATO - стриженый
        TOZZO - приземистый
        TRABALLONEm - шатание
        TRABOCCHETTOm - ловушка
        TRAFELATO - запыхавшийся
        TRAMONTANAf - северный ветер
        TRAPPOLARE - ловить в западню
        TRASFIGURATO - измененный
        TRATTARSI - обращаться друг с другом
        TRAVAGLIATO - измученный
        TRAVERSO - поперечный
        TRAVICELLOm - тонкая балка
        TREMITOm - дрожь
        TRESCONEm - деревенский танец
        TRIGLIAf - султанка (вид рыбы)
        TRIONFOm - триумф
        TRIPPAf - требуха
        TRITATO - размельченный
        TRONCOm - ствол
        TROTTOm - рысистый бег
        TRUCIOLOm - стружка
        TUONOm - гром
        TURCHINO - темно-синий
        U
        UBBIDIENTE - послушный
        UGGIAf - скука
        UFO - на халяву
        UGGIOLARE - скулить
        UGGIOSO - скучный
        UMILIANTE - унизительный
        UNTUOSO - жирный, сальный
        URTOm - удар
        USCIOm - дверь, выход
        V
        VAGABONDOm - бродяга
        VASSOIOm - поднос
        VECCIAf - горошек
        VELAf - парус
        VELLUTOm - бархат
        VENTACCIOm - сильный ветер
        VENTURAf - судьба
        VETTAf - верхушка
        VICINATO - соседство, поблизости
        VIGNETOm - виноградник
        VILE - трусливый
        VIOLENZAf - насилие
        VIOTTOLAf - узкая улица, тропинка
        VIRTUf - добродетель
        VISPO - резвый
        VIZIOm - порок
        VOLENTIERI - охотно
        Z
        ZAMPAf - лапа
        ZANNAf - клык
        ZINZINOm - кусочек, глоточек
        ZITTO - молчаливый
        ZOCCOLOm - сабо
        ZOPPICARE - хромать
        ZUCCATAf - удар головой
        notes
        Примечания

        1
        C’ERA UNA VOLTA - жил да был
        2
        NON SO COME ANDASSE - не знаю, как так вышло
        3
        SE NON CHE = SENNONCHE
        4
        PER VIA - из-за
        5
        A TEMPO - вовремя
        6
        DETTO FATTO - сказано - сделано
        7
        DARE UN’OCCHIATA - взглянуть / поглядеть
        8
        SI VEDE CHE QUELLA VOCINA ME LA SONO FIGURATA IO - очевидно, он мне просто показался
        9
        SI MESSE IN ASCOLTO - начал / стал слушать
        10
        M’E PIOVUTA NEL CERVELLO UN’IDEA - мне пришла в голову одна мысль
        11
        DISSE FRA SE E SE - сказал он сам себе
        12
        COLL’ANIMO RISOLUTO - с решительным видом
        13
        FAREMO I NOSTRI CONTI - мы с тобой рассчитаемся / я стобой поквитаюсь
        14
        FAR CAPANNELLO - столпиться
        15
        CHI NE DICEVA UNA, CHI UN’ALTRA - кто говорил одно, кто говорил другое
        16
        LI PER LI - сразу / сейчас же
        17
        TALE E QUALE - ни дать ни взять
        18
        VALE A DIRE - то есть / значит
        19
        CE N’E CHE UNO SOLO - из них только одно
        20
        MI VADA A GENIO - мне нравится
        21
        INTANTO COMINCIO A FARSI NOTTE - тем временем наступила ночь
        22
        PIU CHE MAI - более чем когда-либо / еще больше
        23
        PER L’APPUNTO - как раз
        24
        PER BENE - добропорядочный
        25
        SUL FAR DEL GIORNO - рано утром
        26
        BUON PRO TI FACCIA - на здоровье
        27
        PUO FAR COMODO - может пригодиться
        28
        PAZIENZA! - ничего не поделаешь
        29
        IN UN SOFFIO - в один миг
        30
        DA OGGI IN POI - с сегодняшнего дня
        31
        IN MANICHE DI CAMICIA - в одной рубашке
        32
        A VOLO - с полуслова
        33
        A OGNI MODO - во всяком случае / так или иначе
        34
        E MOLTO CHE - давно ли
        35
        ERA SULLE SPINE - был как на иголках
        36
        STAVA LI LI - был совсем готов
        37
        SU DUE PIEDI - мигом / немедленно
        38
        DA UN MOMENTO ALL’ALTRO - вот-вот / того и гляди
        39
        SI MANDAVA A MALE - разразиться / расточать
        40
        NUMI DEL FIRMAMENTO! - о, небеса
        41
        FACENDO CAPOLINO - выглядывая
        42
        IN MEZZO A - в окружении
        43
        PER LO MENO FANNO FINTA - по крайней мере притворяются
        44
        FELICITA! - будьте здоровы
        45
        DEL RESTO - впрочем
        46
        CADDE BOCCONI - упал ничком
        47
        CON UN FIL DI VOCE - еле слышно
        48
        IN DISPARTE - в сторону
        49
        A UNO A UNO - по одному
        50
        FUORI DI SE - вне себя
        51
        LA LA - еле-еле
        52
        MA PER NON DARLO A VEDERE - но чтобы не подать виду
        53
        FARVI VENIRE L’ACQUOLINA IN BOCCA - вызвать у вас аппетит
        54
        IN QUEL MENTRE - в этот момент
        55
        DAR RETTA - прислушиваться
        56
        VIENE I BORDONI - волосы дыбом
        57
        TU DAI UN CALCIO ALLA FORTUNA - ты упускаешь случай / отказываешься от своего счастья
        58
        SUL FAR DELLA SERA - под вечер
        59
        ALTRO CHE - только
        60
        GALLETTI DI PRIMO CANTO - молодые петушки
        61
        STIACCEREMO UN SONNELLINO - вздремнем
        62
        STRIZZO L’OCCHIO - подмигнул
        63
        ALLO SPUNTARE DEL GIORNO - на восходе солнца
        64
        NON CI SI VEDEVA DA QUI A LI - абсолютно ничего не было видно
        65
        DAI RETTA A ME - прислушайся к моим словам
        66
        NOI ALTRI - мы
        67
        MENO MALE CHE - хорошо еще, что
        68
        NEANCHE PER SOGNO. - ничего подобного
        69
        IN PUNTA DI PIEDI - на цыпочках
        70
        STACCARE DI NETTO - оттяпать
        71
        DARSI PER VINTO - сдаваться / пасовать
        72
        SBARARE IL PASSO - преградить путь
        73
        LASCIA FARE - позволь
        74
        IN QUEL MENTRE - тем временем
        75
        PARI PARI - ровнехонько
        76
        DI LI A POCO - вскоре
        77
        PRESE IN COLLO - взяла на руки
        78
        A MIO CREDERE - по моему мнению
        79
        DA UN PEZZO - давно
        80
        DA’ RETTA A ME - послушай меня
        81
        DI MALA VOGLIA -неохотно
        82
        DA NOIA - мешает / надоедает
        83
        SCOPPIO DI PIANTO - рыдание
        84
        DI LI A POCHI MINUTI - спустя несколько минут
        85
        GLI ANDO - так случилось
        86
        BENE VI VOGLIO - я вас люблю
        87
        NON VEDO L’ORA DI - жду не дождусь
        88
        A UN CERTO PUNTO - в какой-то миг
        89
        DI MOMENTO IN MOMENTO - с минуты на минуту
        90
        DARE UNA SCROLLATINA DI CAPO - качать / кивать головой
        91
        SEI COSI DOLCE DI SALE - ты такой глупый
        92
        METTERE INSIEME - нажить / заработать
        93
        PRESO ALLORA DALLA DISPERAZIONE - в отчаянии / охваченный отчаянием
        94
        PER FILO E PER SEGNO - во всех подробностях
        95
        RIMASE DI PRINCISBECCO - остолбенел
        96
        A SCANSO DI - во избежание
        97
        LUNGO LA STRADA - по дороге
        98
        NON SE NE DAVA PER INTESO - не обращал внимания
        99
        RICORDARTENE PER UN PEZZO - долго будешь его помнить
        100
        FARE UNO SFOGO - излить душу
        101
        A CONDIZIONE - при условии / с уговором
        102
        REGGERE IL SACCO - быть сообщником
        103
        PRESE L’AIRE - разбежался
        104
        SUL FAR DELLA SERA - под вечер
        105
        MANGIO A STRIPPAPELLE - наелся до отвала
        106
        ALLA SVELTA - наскоро
        107
        CACCIO UN URLO - испустил вопль
        108
        A GALLA - на поверхности
        109
        A MANCINA - слева
        110
        A PATTO CHE - с условием, чтобы
        111
        E STUFO - ему надоело
        112
        A MUSO DURO - решительно
        113
        VOLEVANO UN BEN DELL’ANIMA - полюбили
        114
        DI TANTO IN TANTO - иногда
        115
        FARE UNA BRUTTA FIGURA - опозорить / произвести плохое впечатление
        116
        FAR IL GALLETTO - петушиться
        117
        FAR CIVETTA - пригнуться
        118
        A FIOR DI - на поверхность
        119
        AVESSE PREDICATO AL VENTO - говорил впустую.
        120
        POVERO DIAVOLO - горемыка
        121
        REGGERSI A GALLA - держаться на плаву / на поверхности
        122
        MANCO MALE, CHE - к счастью / хорошо еще, что
        123
        ALLA RINFUSA - беспорядочно / навалом / вперемешку
        124
        PASSA VIA! - кыш!
        125
        FACENDO LO GNORRI - прикидываясь дурачком
        126
        A FURIA DI - с помощью
        127
        A CAVALCIONI - верхом
        128
        A SECCO - неожиданно / внезапно
        129
        DI NETTO - полностью / целиком
        130
        TIENILO A MENTE - запомни это
        131
        MOGI MOGI - унылые
        132
        PIENO STIPATO - битком набитый
        133
        A MALAPENA - с трудом, едва
        134
        L’ALBERO MAESTRO - грот-мачта

 
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